27/06/2025 di Fabio Piemonte

Sui temi valoriali l’Emilia-Romagna si conferma terra di censura

In Emilia-Romagna, per l’ennesima volta, sono state censurate le campagne di Pro Vita & Famiglia e imbrattati diversi manifesti, riferiti tra l’altro a diversi temi. La Regione, amministrata in larga parte dal centrosinistra anche a livello comunale, si conferma dunque una terra di censura, dove la libertà di esprimere pubblicamente il proprio pensiero è fortemente limitata e boicottata, quando non s’inscriva nel solco del “politicamente corretto”.Vietato dunque dissentire dal pensiero unico, in particolare in materia di gender e aborto

Il diniego ai manifesti su gender e pillola abortiva

Recentemente, infatti, Rimini, Bologna e Parma hanno censurato per motivi meramente ideologici le affissioni di manifesti della onlus per chiedere una legge nazionale sulla libertà educativa dei genitori nell’ambito della campagna “Mio Figlio No - Scuole Libere dal Gender”. «I comuni hanno motivato la decisione sulla base di un presunto coinvolgimento diretto di minori e perché lesivi della dignità delle persone», spiegano i promotori locali dell’iniziativa, Simone Ortolani e Francesco Perboni, quest’ultimo referente territoriale della onlus per l’Emilia-Romagna, rilevando nel contempo come non sia stato mostrato alcun volto reale dei bambini, in quanto quelli esposti sono stati tutti generati con l’IA, e ribadendo che l’obiettivo della campagna di sensibilizzazione è quello di «rendere noti all’opinione pubblica casi realmente accaduti nelle scuole italiane»

Sempre con motivazioni false e tendenziose a Riccione il sindaco di centrosinistra Daniela Angelini ha proibito l’affissione dei manifesti sulla pillola Ru486. Nonostante la modifica al contenuto (l’espressione “danni psicologici” è stata sostituita con “effetti collaterali”) i manifesti sono stati ugualmente accusati, falsamente, di veicolare «informazioni allarmistiche e fuorvianti». Secondo il parere del sindaco la Campagna alimenterebbe «dubbi infondati e paure ingiustificate tra le donne, creando confusione». In sostanza, le affissioni non rispetterebbero i principi di veridicità, rispetto della dignità delle persone e dell’interesse pubblico. Tutto falso, poiché tale Campagna va proprio nella direzione di informare correttamente le donne, con verità ed evidenze scientifiche, e le invita a riflettere sui possibili danni e rischi della pillola abortiva. E in effetti, a ulteriore dimostrazione dell’infondatezza del divieto del sindaco di Riccione, in altri 20 comuni emiliano-romagnoli gli stessi manifesti sono stati regolarmente affissi, anche se in particolare a Bologna sono stati in poche ore oggetti di imbrattamenti da parte di ignoti, che con una vernice rosa hanno reso illeggibile il messaggio e anche il QR Code che rimandava al link di un articolo di approfondimento sulla medesima pillola abortiva.

La solidarietà dei politici di centrodestra

Tuttavia non sono mancate parole di solidarietà e supporto nei confronti di Pro Vita & Famiglia da parte di diversi politici, tra i quali il consigliere regionale Nicola Marcello, di Fratelli d’Italia, e i consiglieri comunali di Rimini Marco Frisoni, di Forza Italia, e Andrea Pari, della Lega. «Considerato che la Regione Emilia-Romagna ha il compito di vigilare sul rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, anche quando le decisioni sono prese da singoli enti locali è fondamentale, anche su temi delicati come l’identità di genere, l’educazione e la famiglia, garantire il confronto, il dialogo e la possibilità di esprimere opinioni diverse, senza censura. I messaggi della campagna di Pro Vita, pur potendo suscitare dibattito, non possono essere vietati per motivi ideologici», ha affermato il consigliere regionale Marcello nel corso di un’interrogazione in Giunta. Anche perché si tratta, ha concluso il consigliere, «di difendere il diritto di ogni cittadino e associazione a esprimere le proprie idee, anche su temi sensibili, purché nel rispetto della legge e senza incitamento all’odio, come nel caso della campagna di Pro Vita».

«Le ambizioni dichiarate di promuovere inclusione e apertura si scontrano duramente con la realtà dei fatti», gli ha fatto eco il consigliere riminese Marco Frisoni, denunciando il diniego all’affissione nel comune «che ha gettato un’ombra inquietante sulle vere intenzioni di un’amministrazione che, pur predicando partecipazione e dialogo, sembra praticare una censura selettiva».

«Ci sono stati altri manifesti, in passato - ha invece dichiarato l’altro consigliere riminese, Andrea Pari - che avrebbero potuto essere oggetto di discussione, ma non questi. Sicuramente quello del gender è un tema caldo, ma le motivazioni che abbiamo sentito non sono sufficienti a giustificare un diniego. La pluralità di pensiero va garantita». Secondo l’esponente della Lega, inoltre, non stupisce che «la maggioranza e la giunta siano in disaccordo con il pensiero sotteso ai manifesti, dato che solo pochi mesi fa hanno approvato un ordine del giorno su educazione affettiva e sessuale nelle scuole in cui si faceva riferimento all’identità di genere quale valore essenziale».

Insomma, «non è la prima volta che i “democratici” si comportano così, censurando tutto ciò che non è conforme al loro pensiero unico», come ha chiosato anche l’ex consigliere regionale Matteo Montevecchi. «Lo fanno - ha dichiarato - perché hanno paura della verità, dell’evidenza, della realtà, di tutto ciò che collide con la loro visione visceralmente ideologica e relativista».

Il paradosso democratico, non solo in E.-Romagna

Da questa vicenda emerge, in conclusione, l’ideologico ‘paradosso democratico’, che si può constatare un po’ dappertutto (alcuni nostri manifesti sono stati censurati anche a Bergamo e Brescia, in Lombardia), ma che nelle ultime settimane si è fatto sentire con ancora più forza soprattutto nella “rossa” e “democratica” Emilia-Romagna.

 

 

 

 

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.