Alcuni camion-vela con i nostri manifesti realizzati nell’ambito della campagna “Mio Figlio No - Scuole Libere dal Gender” per chiedere al Parlamento una legge sulla libertà educativa della famiglia stanno girando in questi giorni per la città di Brescia.
«E’ la nostra risposta al vergognoso divieto giunto, a metà maggio, proprio dal Comune di Brescia ad affiggere gli stessi manifesti negli appositi spazi pubblici della città dedicati alle affissioni», spiega Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus. «Oggi rispondiamo così a quella censura preventiva assolutamente ideologica, messa in atto con motivazioni false, pretestuose e prive di ogni fondamento, poiché si parlava di mancanza “di finalità sociali” e addirittura che il nostro messaggio sarebbe lesivo della comunità Lgbtq+, falsificherebbe la realtà e andrebbe contro il diritto di autodeterminazione dell’orientamento sessuale».
«Inoltre - prosegue Coghe - ribadiamo all’amministrazione di centrosinistra guidata dal sindaco Laura Castelletti che i nostri manifesti recano un messaggio assolutamente vero, innocuo e che non lede nessun diritto, semmai vuole tutelare quelli di genitori e bambini. Sono infatti centinaia le denunce, in tutta Italia, su iniziative e progetti gender che spiegano davvero a bambini e adolescenti come cambiare sesso, che si possono usare bagni e spogliatoi neutri, che si può “nascere nel corpo sbagliato”, che non esiste il binarismo biologico uomo-donna ma infiniti generi e addirittura che si può ricorrere alla pericolosa Carriera Alias in virtù di una fantomatica e anti-scientifica “autodeterminazione” del proprio genere».
I camion-vela di Brescia, il cui messaggio tramite affissioni è stato già diffuso in numerose città italiane, raffigurano le immagini, generate con l’AI, di bambini e adolescenti accompagnate da messaggi riferiti a casi realmente avvenuti e denunciati da genitori alla Onlus: “Oggi a scuola un attivista Lgbt ha spiegato come cambiare sesso - Giulio, 13 anni; “Oggi a scuola ci hanno letto una favola in cui la principessa era un uomo - Anna, 8 anni”; “La mia scuola ha permesso anche ai maschi di usare i bagni delle femmine - Matilde, 16 anni”.