I nostri manifesti per la campagna “Mio Figlio No - Scuole libere dal Gender” per difendere la libertà educativa delle famiglie erano stati approvati dallo Iap, l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria, secondo quanto espressamente comunicato da Abaco, la società che si occupa delle affissioni pubbliche a Bergamo. E’ dunque totalmente falso quanto dichiarato dal Comune di Bergamo, ovvero che ci sarebbe stato un errore da parte dell’agenzia che ha di fatto affisso i manifesti poi coperti dall’amministrazione comunale poiché ritenuti “non autorizzati”.
L’unica incongruenza sarebbe, semmai, nelle tempistiche di affissione, in un primo momento ipotizzate da Abaco come “a fine giugno”, ma poi realizzate già in questi giorni. Questo però non giustifica la censura né la mancanza di chiarezza e trasparenza gravissime da parte del Comune di Bergamo, a cui ora chiediamo spiegazioni e di affiggere nuovamente i nostri manifesti. Ancora più grave, inoltre, è la macchina del fango portata avanti in queste ore da Partito Democratico, Arcigay e Non una di Meno che si sono coalizzati per attaccare e denigrare il messaggio, legittimo e innocuo, delle nostre affissioni. Una furia ideologica e politica per screditarci e tentare di tapparci la bocca.
I messaggi delle nostre affissioni, infatti, non hanno assolutamente nulla di violento né tantomeno di discriminatorio o omofobo, ma riportano la realtà di ciò che accade nelle scuole italiane di ogni ordine e grado e rientrano in una Campagna nazionale per tutelare la libertà educativa dei genitori. Forse PD, Arcigay e Non una di Meno sono contrari a garantire il diritto al primato educativo delle famiglie? Forse chi ci attacca vuole impedire alle mamme e ai papà di bambini e adolescenti di avere voce in capitolo nell’educazione dei loro figli? E forse vogliono avere campo libero per entrare nelle aule scolastiche e propagandare la fluidità sessuale, la transizione di genere per i minori, i bagni neutri, la carriera alias e altri assunti anti-scientifici come, purtroppo, ci hanno abituato in questi anni decine e decine di progetti gender e a chiare tinte Lgbtqia+.
Continueremo, senza sosta, a portare avanti il nostro messaggio e le nostre opinioni per difendere la libertà educativa e la crescita dei bambini, nonostante le altrettanto vergognose e ideologiche richieste di Non una di Meno di estrometterci dal Consiglio delle donne di Bergamo. Ed è per questo che ci aspettiamo che la vicenda si risolva con le scuse di chi ci ha attaccato e che i nostri manifesti possano tornare a essere visibili tra le strade di Bergamo.
Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, sulla copertura dei manifesti dell’associazione a Bergamo, recanti le immagini generate con l’AI di bambini e adolescenti con uno zaino sulle spalle e i messaggi: “Oggi a scuola un attivista Lgbt ha spiegato come cambiare sesso - Giulio, 13 anni”/“Oggi a scuola ci hanno letto una favola in cui la principessa era un uomo - Anna, 8 anni”/“La mia scuola ha permesso anche ai maschi di usare i bagni delle femmine - Matilde, 16 anni”, promossi dalla onlus per chiedere una legge che impedisca lo svolgimento di qualsiasi progetto sulla fluidità di genere in aula, il consenso informato preventivo dei genitori su ogni attività sensibile, la possibilità per le famiglie di poter esonerare i propri figli dai corsi gender e lo Stop alla presenza degli attivisti LGBTQ+ nelle scuole.
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