06/02/2024 di Luca Marcolivio

Oggi inizia Sanremo. Ci attende l’ennesima kermesse arcobaleno?

È arrivata, anche quest’anno, la fatidica data del debutto di Sanremo. Il 74esimo Festival della Canzone Italiana apre i battenti questa sera. Si tratta della quinta edizione con Amadeus direttore artistico e conduttore: una gestione apparentemente rassicurante sul piano della comunicazione, quella dell’anchorman romagnolo.

Molto meno sul piano dei contenuti, se si pensa ai polveroni degli anni passati (leggi qui, qui e qui) che, in più di un’occasione, suscitarono anche comunicati ufficiali e petizioni da parte di Pro Vita & Famiglia proprio per denunciarne nefandezze, ideologie e addirittura blasfemie.

Quest’anno la vigilia sanremese è apparsa relativamente sobria e meno carica di polemiche del solito. È lecito aspettarsi, dunque, un Festival alleggerito dai contenuti provocatori e blasfemi e dagli ormai prevedibili ammiccamenti arcobaleno, che ormai si susseguono da circa un decennio? La prudenza è d’obbligo.

Il cast di Sanremo 2024 prevede sicuramente artisti di pregio (ci riferiamo all’aspetto strettamente canoro): si va da veterani come Loredana Bertè, i Ricchi e Poveri o Fiorella Mannoia a cantanti emersi nell’ultimo lustro come Annalisa o Diodato, passando per artisti della “generazione di mezzo” come Francesco Renga, Nek o i Negramaro. Almeno un paio di cantanti in gara, tuttavia, suscitano qualche apprensione. È il caso dell’ormai noto Rosa Chemical che, già durante l’edizione 2023, si cimentò nell’ennesima apologia della fluidità. Quest’anno l’artista torinese non sarà in gara ma comunque si esibirà durante la seconda serata del Festival, in collegamento da piazza Colombo: resta da capire in che tipo di performance si cimenterà Rose Chemical. Difficile pensare ad un’improvvisa “conversione” alla sobrietà ad appena un anno da un esordio che suscitò subito parecchio scalpore, con il mimo di un orgasmo insieme a Fedez.

Figurano, invece, tra gli artisti in gara, i La Sad, trio debuttante di stile post-punk, che si esibirà con un brano dal titolo che è tutto un programma: Autodistruttivo. Il testo gioca anche un po’ con il nome del gruppo, che richiama indubbiamente la malinconia (dall’inglese “sad” = triste) ma non è escluso possa esserci un richiamo al Marchese de Sade e alle sue inquietanti pratiche. «Questa è la storia di un’altra vita sprecata / Di un figlio triste appena scappato di casa / Lui è cresciuto in fretta dopo un’infanzia bruciata».

Le liriche dei La Sad indulgono nell’accenno a una madre aggressiva e a un padre violento e ad altre espressioni nichiliste: «Affogo in una lacrima perché il mio destino è autodistruttivo»; «Con una mano mi abbracci e con l’altra mi ammazzi»; «E prendo a pugni lo specchio / io non ci riesco a cambiare chi vedo riflesso / Il tuo cuore è di plastica e starti vicino è autodistruttivo». Un bel “salto di qualità” per quello che, un tempo, era il Festival dei buoni sentimenti…

Sul palco dell’Ariston si esibiranno anche cantanti non esageratamente trasgressivi, né nello stile, né nei contenuti ma dalle dichiarazioni spesso inclini al politicamente corretto. Alla sua terza partecipazione a Sanremo (tutte e tre vinte, la prima nella categoria giovani, le altre due nella categoria Big), fa capolino infatti Mahmood, che fece molto parlare di sé e suscitò una certa curiosità morbosa, quando dichiarò che non avrebbe mai fatto outing in merito al proprio orientamento sessuale. Rimane il fatto che l’artista milanese è un noto frequentatore dei Pride ed è stato un dichiarato sostenitore del ddl Zan.

Da parte sua, Emma Marrone dichiarò tempo fa di aver conservato il proprio tessuto ovarico, lamentando a più riprese  – da un punto di vista forse più politico – l’impossibilità per una donna italiana single di non poter accedere alla fecondazione artificiale.

Come spesso avviene, quindi, soprattutto in quest’epoca, molti personaggi del mondo della musica e dello spettacolo, al di là dei loro contenuti artistici, aderiscono con entusiasmo ai cambiamenti antropologici in corso e, anche in questo, esercitano il loro ascendente su tanti giovani. Un palco per molti versi ancora “nazionalpopolare” come quello di Sanremo non può che facilitare questo processo di indottrinamento più o meno consapevole.

Ultimo ma non ultimo motivo per non restare troppo tranquilli: lo spot del brand di make-up Pupa, che, facendo la parodia della celebre scena finale de Il laureato, proporrà l’ennesima celebrazione dell’amore lesbico.

Alla luce di tutti gli elementi finora elencati, di certo non potrà essere un Sanremo “di rottura”, né assisteremo ad alcuna “inversione ad U” rispetto ai messaggi delle ultime 5-6 edizioni. Il massimo che si potrà sperare è che rispetto al recente passato i danni educativi siano più contenuti.

 

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