22/06/2025 di Fabio Piemonte

La Rowling apre un fondo anti-Gender per difendere le donne dalla lobby Lgbtq

In forza di un’intuizione della celebre autrice di Harry Potter, nel Regno Unito è appena nato il J. K. Rowling Women’s Fund, un fondo per sostenere le spese legali a titolo gratuito per tutelare i diritti delle donne minacciati dallo strapotere delle lobby Lgbtq+ e dalla cultura transfemminista e woke dominante. Insomma, quanti nel Regno Unito «lottano per preservare i diritti delle donne basati sul sesso», sui luoghi di lavoro, nella vita pubblica e negli «spazi protetti per le donne» hanno da oggi la possibilità di essere supportati nelle spese legali da un fondo che fa capo direttamente alla scrittrice britannica. J.K. Rowling, infatti, ha un patrimonio stimato tra 1 e 1,2 miliardi di dollari, frutto del successo straordinario della saga di Harry Potter, che ha venduto oltre 600 milioni di copie di libri in tutto il mondo. Oltre ai diritti editoriali, la sua ricchezza deriva dagli adattamenti cinematografici, dalle produzioni teatrali, dai parchi a tema e da un vasto merchandising. Il solo marchio del mago di Hogwarts, infatti, ha generato complessivamente oltre 25 miliardi di dollari, rendendola una delle autrici più ricche e influenti della storia contemporanea.

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Il J. K. Rowling Women’s Fund

L’istituzione di tale fondo arriva dopo che la scrittrice ha elargito una donazione a For Women Scotland (FWS), un gruppo critico nei confronti dell’ideologia di genere, che ha contribuito a finanziare la causa legale sulla definizione di “donna” e “sesso” contenuta nell’Equality Act del 2010. Una causa giunta fino alla Corte Suprema inglese che, con una sentenza dalla portata storica, il 16 aprile 2025, ha definito quale donna colei che è biologicamente tale. Nello specifico il J. K. Rowling Women’s Fund - come riportato dal sito web della stessa scrittrice - intende finanziare persone e organizzazioni che debbano «affrontare processi legali a causa delle loro convinzioni espresse»; che siano «costretti a conformarsi a politiche di inclusione irragionevoli riguardanti spazi riservati a un solo sesso»; che abbiano presentato ricorsi legali contro una legislazione che «cancella le libertà o le tutele a cui hanno diritto le donne» o che non possano permettersi di «intraprendere azioni legali per difendersi». Insomma obiettivo, tempistiche e motivi dell’azione legale da intraprendere devono essere esplicitati in modo chiaro. Tra i requisiti di ammissibilità al finanziamento sono inoltre necessari la residenza nel Regno Unito o in Irlanda e un’illustrazione esaustiva delle discriminazioni subite per aver espresso pubblicamente la tesi, tra l’altro suffragata dall’evidenza scientifica, dell’immutabilità del sesso sul piano biologico.

Gli attacchi della Lobby LGBTQ

Al di là di tale iniziativa è opportuno ricordare che da anni la Rowling si è espressa pubblicamente contro l’ideologia di genere ed è stata per questo bersaglio polemico privilegiato di attacchi da parte delle lobby Lgbtq, che hanno invitato a boicottarne i libri. In prima linea nella tutela dei diritti delle donne, la stessa autrice ha contribuito nel 2022 all’apertura del Beira’s Place, un centro antiviolenza e antistupro sulle donne a Edimburgo. Rowling ha inoltre, di recente, usato parole nette e inequivocabili nel commentare con un post su X la vicenda raccapricciante della sospensione di un bambino dall’asilo nido nel Regno Unito con l’accusa di omotransfobia: «Questa è follia totalitaria. Se pensi che i bambini piccoli debbano essere puniti per essere in grado di riconoscere il sesso, sei un pericoloso fanatico che non dovrebbe stare da nessuna parte vicino ai bambini o in una posizione di autorità su di loro».

Un incoraggiamento a combattere l’ideologia di genere

Il fondo ideato dalla Rowling costituisce un incoraggiamento importante per i cittadini che osano criticare e opporsi all’ideologia gender: pur costituendo la maggioranza in Uk come negli Usa e in Italia, le persone di buon senso sono costantemente silenziate e discriminate dai custodi dell’ortodossia mainstream, che detengono il potere mediatico e pretendono di insegnare persino le parole da utilizzare quando si parla o si scrive (come asterischi, schwa e altre “inclusive” invenzioni ideologiche). Anche per questo, in tanti preferiscono o sono costretti spesso a tacere; per paura di essere dileggiati pubblicamente in processi mediatici imbastiti ad arte dai paladini dell’ideologia di genere, o peggio, per timore di impelagarsi in cause legali particolarmente onerose. 

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