04/09/2020

FLASH - Gender, "Mi sentivo come una bambina"

Di seguito, riportiamo il testo - che abbiamo letto su La Nuova Bussola Quotidiana - della testimonianza di Leo, un bambino transgender che si fa chiamare Cloe.

«Mi chiamo Cloe, ho 8 anni e sono un bambino transgender. Fin da bambina sentivo che la mia testa e il mio corpo non erano in ordine Mi sono resa conto a tre anni che volevo essere una ragazza…A quattro anni avevo già detto ai miei genitori che volevo operarmi e che volevo morire. Sembravo fuori posto e mi sentivo male. All’età di 6 anni e mezzo ne parlai a mia madre mentre andavo a scuola e da allora i miei genitori mi hanno aiutato a conoscermi e a sentirmi meglio. Prima i miei vestiti, poi la mia mente, poi la mia famiglia. Sono andata a parlare con Vicenta, la mia amica psicologa, che mi ha aiutato a capire che quando sono nata i miei genitali non erano quello che sentivo e volevo. Mi sentivo come una bambina. Così ho imparato ad essere una ragazza ed ero molto felice. Non ero più Leo. Finalmente ho potuto esprimermi come ero, CLOE. Quel giorno ho iniziato la mia nuova vita ho cambiato la mia scuola. Da allora il mio percorso è quello che pensavo. I miei genitori mi hanno fatto capire che tutti gli errori possono essere corretti, i miei richiederanno più tempo, ma li correggeremo con pazienza e insieme. Per il momento sono Cloe e sono felice». 

Invece no, nessuno di noi è un "errore", nessuno "nasce sbagliato". Può capitare che un bambino non si riconosca nel proprio corpo e che questo, comprensibilmente, gli causi una notevole sofferenza. E' su quella sofferenza, dunque, che bisogna intervenire, offrendo sostegno al piccolo, aiutandolo a non vedere quel proprio corpo come "sbagliato", ma a riconoscerne la dignità e la preziosità, invece di assecondare il rifiuto di quel corpo, inducendo il bambino a compiere passi (come trattamenti ormonali prima e chirurgici poi) rischiosi e da cui non sempre si può tornare indietro.
Nonostante in tanti li vogliano censurare, vi invitiamo a leggere le testimonianze di chi dal cosiddetto (e - ripetiamo - apparente) "cambio" di sesso è rimasto profondamente ferito e deluso.

 

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