13/10/2022 di Jacopo Coghe

Censure, attacchi e vandalismi: ecco cosa sta succedendo alla nostra campagna contro il gender nelle scuole

Roma, Milano, Torino e le rispettive province, ma anche Bologna, Cesena, Pavia, Imola, Pontedera in provincia di Pisa, e tante altre città in tutto il territorio nazionale. Sono state interessate dalla nostra campagna di affissioni contro il gender nelle scuole, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla libertà educativa dei genitori, per proteggere l’educazione dei bambini e, appunto, per denunciare le derive della teoria gender in particolare nella scuola italiana, ma anche del mondo dei cartoni animati e delle trasmissioni per bambini.

Sempre più spesso, infatti, associazioni LGBTQI+ entrano nelle scuole di ogni ordine grado con corsi improntati all’ideologia gender senza che i genitori siano stati preventivamente informati, così come sempre più spesso queste tematiche vengono inserite nei contenuti per i più piccoli. Una campagna di denuncia, la nostra, che però non è piaciuta al pensiero unico dominante e a tutta quella politica che ormai da anni, lo sappiamo, difende e porta avanti le istanze gender, le istanze di una sessualità fluida e di una biologia che non ha più, secondo loro, dei limiti.

Nelle città che abbiamo citato, infatti, i nostri manifesti sono stati in modo vergognoso e antidemocratico attaccati, sia in modo non ufficiale - quindi con atti di imbrattamenti e vandalismo - e sia, il che è ancora più grave, in modo istituzionale dalla politica stessa che ha messo in atto una vera e propria macchina della censura nei nostri confronti, calpestando ogni diritto alla libertà di pensiero e di espressione chiedendo è ottenendone la rimozione. La sinistra, infatti, ancora una volta si è fatta voce del pensiero unico, ergendosi a portabandiera del pensiero corretto, l’unico “giusto” da dover per forza abbracciare. Pena l’essere etichettati come omofobi, discriminatori, violenti e sessisti. Nulla di più falso! 

FIRMA QUI PER CHIEDERE UN MINISTRO A FAVORE DELLA LIBERTA' EDUCATIVA!

Inoltre, come se non bastasse, nel mare magnum delle fake news, è stato portato avanti il concetto che le nostre affissioni violerebbero una norma del nuovo Codice della Strada, che disciplina appunto la legittimità dei messaggi veicolati tramite affissioni stradali. Anche qui, una fake news totale e per ben due motivi. Innanzitutto, infatti - come detto -  i nostri manifesti sono del tutto legittimi, riportano il messaggio “Basta confondere l’identità sessuale dei bambini. #StopGender” e per questo non sono in alcun modo sessisti, né violenti, né discriminatori e dunque non possono rientrare in quella norma che appunto prevede di eliminare e di non divulgare i messaggi che invece sessisti e discriminatori lo sono davvero. In secondo luogo, la norma chiamata in causa è del tutto inapplicabile, poiché mancano i decreti attuativi ministeriali previsti dalla stessa e mai emanati. Pertanto, tali disposizioni non sono invocabili nemmeno in astratto per censurare il messaggio di Pro Vita & Famiglia, che - è bene ribadirlo - comunque non è in alcun modo lesivo della libertà altrui.

Lesivo della libertà è semmai il mantra ripetuto dalle amministrazioni comunali - o dalle associazioni femministe ed arcobaleno - che vogliono tapparci la bocca e censurare il nostro messaggio o che, in alcuni casi, lo hanno vergognosamente fatto. Come a Roma, Milano, Torino e Pontedera, in provincia di Pisa, dove la censura politica è arrivata in modo illegale, le affissioni sono state rimosse, a seguito di vergognose pressioni giunte da alcuni rappresentanti politici - nello specifico proprio a Torino, Milano e Roma - circa la “natura del messaggio veicolato”.

Oppure, quando la censura non è ancora riuscita a distruggere i manifesti, i vari sindaci o politici di turno si sono stracciati le vesti, invocandola. In particolare - ed è ancora in corso - l’assurda e infondata polemica portata avanti dal sindaco di Bologna Matteo Lepore e dal vicesindaco Emily Clancy. Quest’ultima, in modo vergognoso, non ha espresso la minima solidarietà dopo gli atti vandalici di chi ha strappato le affissioni e ha inoltre parteggiato per gli oppositori, dichiarandosi apertamente a favore della rimozione. A farle da eco il suo stesso sindaco, Lepore, che ha palesemente affermato di voler essere “intollerante” nei nostri confronti e, non pago, ha minacciato sanzioni (fondate sul nulla, come gli diranno presto i suoi legali) e promesso di mettere mano al regolamento comunale sulle affissioni stradali col dichiarato scopo di impedire a Pro Vita & Famiglia di replicare questa ed altre campagne in futuro.

FIRMA QUI PER CHIEDERE UN MINISTRO A FAVORE DELLA LIBERTA' EDUCATIVA!

Delibere anti-Pro Vita & Famiglia che sono allo studio in altre città governate dalla sinistra come Cesena, Imola e Santa Marinella, in provincia di Roma. Le accuse sono le solite, trite e ritrite: messaggi sessisti, discriminatori, offensivi e così via. La realtà, invece, è ben altra ma altrettanto grave: nelle città amministrate dal Partito Democratico non è tollerata l’espressione pubblica di idee, messaggi ed opinioni che non siano “politicamente corrette” o diverse dal pensiero “Lgbt-friendly”. Tali amministratori fondano (e perdono) le loro campagne elettorali sull’antifascismo, mentre in casa loro praticano la più rude e violenta censura politica che proprio dai tempi del fascismo non si vedeva in Italia.

Così come fa chi - dove invece la sinistra non governa - non può censurare politicamente i nostri manifesti ma si indigna e protesta tramite la stampa o i social, gridando allo scandalo: come è successo a Treviso o Pavia. In quest’ultimo caso, gli amministratori locali, pur ammettendo la loro contrarietà e distanza rispetto ai nostri messaggi, hanno riconosciuto la “libertà di pensiero” da dover tutelare e hanno quindi rifiutato la proposta di rimozione dei manifesti. 

Infine, come se non bastasse, c’è anche chi - come alcune associazioni arcobaleno e consiglieri comunali a Modena, Piacenza e Cesena - afferma che la teoria gender sarebbe una colossale invenzione di noi pro life. Dichiarazioni di una gravità inaudita perché spianano la strada proprio a quei progetti rivolti a società e bambini e che vogliono l’appiattimento più totale della società, passando per l’indifferentismo sessuale. Sinceramente vorremmo tanto dare ragione a chi dice che i progetti gender nelle scuole non esistono, ma purtroppo la realtà è ben diversa e una delle tante eclatanti prove è il nostro lungo dossier. Troppo spesso, infatti, nelle scuole di ogni ordine e grado i bambini vengono indottrinati a teorie antiscientifiche che vogliono l’esistenza di infiniti generi o della sessualità fluida, in barba ai due sessi biologici di “maschio” e “femmina”. Progetti ideologici che entrano nelle scuole sotto la maschera della lotta agli stereotipi o dell’educazione all’affettività, ma che poi propongono tematiche inadatte ai bambini e tenendo all’oscuro le famiglie, violando il diritto alla libertà educativa dei genitori. 

FIRMA QUI PER CHIEDERE UN MINISTRO A FAVORE DELLA LIBERTA' EDUCATIVA!

Nonostante, quindi, le azioni antidemocratiche di amministrazioni, politici e associazioni pro-Lgbt, la buona notizia è che tutti i nostri detrattori sono sulla difensiva, perché la gente comune ha iniziato ad aprire gli occhi. Padri e madri di famiglia non vogliono che si entri nelle scuole a indottrinare i loro figli su “identità di genere fluida e creativa” e altre sciocchezze antiscientifiche.

Le minacce e le false accuse dei collettivi femministi e arcobaleno non smussano, dunque, la nostra determinazione: continueremo a difendere i nostri figli e nipoti. Continueremo a tutelare la loro corretta educazione e crescita. Continueremo a proteggere il diritto alla libertà educativa di milioni di genitori italiani.

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.