02/07/2025 di Redazione

La nuova presidente del CIO: «Proteggere le donne nello sport è una priorità»

Alla sua prima conferenza stampa da presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), Kirsty Coventry ha lanciato un messaggio chiaro e deciso: la categoria femminile va protetta, soprattutto di fronte alla crescente presenza di atleti biologicamente maschi nelle competizioni riservate alle donne. «Capiamo che ci saranno differenze a seconda degli sport – ha dichiarato Coventry – ma è stato molto chiaro per tutti i membri del CIO che dobbiamo proteggere la categoria femminile, innanzitutto per garantire equità».

Il coinvolgimento delle Federazioni

L’ex nuotatrice olimpica e ministra dello Sport in Zimbabwe, prima donna e prima persona africana alla guida del CIO, ha parlato con determinazione di un “approccio scientifico” da adottare su una questione sempre più delicata e divisiva: quella dell’inclusione degli atleti transgender nelle competizioni femminili. «Serve un lavoro condiviso con le federazioni internazionali – ha proseguito – che in molti casi hanno già fatto importanti passi avanti. Dobbiamo lavorare con dati scientifici, esperienze concrete e soluzioni su misura, perché ogni sport ha le sue peculiarità».Coventry ha citato come possibile punto di riferimento il modello già adottato dalla World Athletics, che limita l’accesso alle gare femminili agli atleti che non hanno attraversato la pubertà maschile. Una linea che sta trovando sempre più sostenitori nel mondo sportivo. «C’è stata un’unanimità quasi assoluta nel sostenere che il CIO debba giocare un ruolo guida, riunendo tutti gli attori coinvolti per cercare un consenso ampio e condiviso», ha aggiunto.

Nessuna sanzione “retroattiva”

La presidente ha però chiarito che non ci saranno modifiche retroattive ai risultati delle gare già disputate, anche se alcune decisioni passate hanno sollevato non poche polemiche, come il caso della pugile Imane Khelif - con livelli troppo alti di testosterone - che ha vinto la medaglia d’oro tra le donne alle Olimpiadi di Parigi 2024. «Non cambieremo nulla retroattivamente. La nostra attenzione è rivolta al futuro. Dobbiamo imparare dal passato per migliorare le regole di domani». ha detto Coventry.

Il Rapporto Onu

Le parole della presidente arrivano pochi mesi dopo la pubblicazione di un rapporto delle Nazioni Unite dal titolo “Violenza contro donne e ragazze nello sport”, secondo cui quasi 900 atlete biologiche hanno perso la possibilità di salire sul podio, superate da concorrenti transgender o comunque biologicamente uomini. Il documento evidenzia che oltre 600 donne non hanno ottenuto medaglie in più di 400 competizioni in 29 discipline sportive, per un totale di 890 medaglie sfumate, a causa dell’ingresso di atleti maschi nelle categorie femminili.

Una lista di ingiustizie che non si può ignorare

Le parole di Kirsty Coventry giungono in un momento in cui l’opinione pubblica e molti atleti chiedono giustizia. E gli esempi concreti non sono pochi. Tra i casi più noti figura quello già citato della pugile Imane Khelif, atleta con altissimi livelli di testosterone che ha gareggiato – e vinto – nel pugilato femminile alle Olimpiadi di Parigi 2024, sollevando indignazione tra molte colleghe. L’International Boxing Association (Associazione Internazionale di Pugilato – IBA) ha chiesto al CIO di togliere la medaglia d’oro a Khelif e di porgere scuse ufficiali alle atlete donne. Anche in Italia non mancano episodi controversi: la velocista Valentina Petrillo, atleta maschio biologico, ha gareggiato in diverse competizioni paralimpiche femminili, conquistando titoli e lasciando indietro atlete biologicamente donne. E negli Stati Uniti è diventata simbolica - e amara - la vicenda di Lia Thomas, nuotatrice transgender che, dopo anni di gare nel settore maschile senza risultati di rilievo, ha iniziato a vincere nelle categorie femminili, arrivando a conquistare il titolo NCAA e sollevando proteste da parte delle colleghe, alcune delle quali hanno denunciato anche gravi episodi di disagio e discriminazione. Questi episodi non sono eccezioni, ma la prova evidente che l’equità nello sport femminile è oggi a rischio e le parole di Kirsty Coventry rappresentano un primo passo importante, ma occorre vigilare affinché non restino solo dichiarazioni: le donne vanno protette sempre, anche nello sport.

 

 

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