02/03/2023 di Jacopo Coghe

Aborto, gender, utero in affitto. Ora le parole di Meloni si trasformino in azione

Donne, aborto, gender, ma anche bullismo, violenza domestica e superamento delle divisioni tra uomini e donne. E’ un’intervista a tutto tondo - ma concentrata, ovviamente, sul mondo femminile - quella che Giorgia Meloni ha concesso in esclusiva alla direttrice del settimanale Grazia, Silvia Grilli. Un dialogo serrato tra la giornalista e il primo Presidente del Consiglio donna, che ha messo in luce - o meglio, confermato - le posizioni del premier nel condannare l’ideologia gender e l’utero in affitto ed esprimere la propria vicinanza - e mai un giudizio - per chi vive il dramma dell’aborto.

Proprio sul tema dell’interruzione di gravidanza Meloni si rivolge ipoteticamente a sua madre incinta (la quale, davvero, aveva pensato di abortire). Se mai avesse davvero intrapreso concretamente quel percorso, il premier le avrebbe detto «di darsi una possibilità, che non è sola, che lo Stato le darà gli strumenti necessari per non negare a se stessa la gioia di crescere suo figlio, di metterlo al mondo nelle migliori condizioni possibili».

Come abbiamo recentemente denunciato nella campagna per l’8 marzo, proprio la possibilità di non abortire non è pienamente garantita in Italia. E’ oggi infatti inquietante registrare che per alcuni l’aborto è una scelta socialmente preferibile rispetto all'accoglienza di un figlio. L’aborto è spesso proposto come l’unica e più facile soluzione a una gravidanza difficile o fragile, poiché il bambino nel grembo materno è considerato un “problema” da superare, da eliminare. Ecco: lo Stato chiamato in causa da Giorgia Meloni deve giustamente fare di più per stare accanto alle donne e fare in modo che nessuna donna decida di abortire perché in condizioni di disagio economico o sociale. 

C’è poi la questione gender. La Meloni anche su questo punto è stata chiara e inequivocabile nelle risposte: «le donne sono le prime vittime dell’ideologia gender». Il premier ha infatti condannato il presunto «diritto unilaterale di proclamarsi donna oppure uomo, al di là di qualsiasi percorso chirurgico, farmacologico e anche amministrativo».

Non solo le donne, ma anche i bambini sono vittime dell’ideologia gender, promossa nelle scuole da associazioni e attivisti  LGBTQIA+: pensiamo ai progetti gender o all’illegale Carriera Alias che viene proposta in molti istituti scolastici e per la quale abbiamo diffidato oltre 150 scuole in tutta Italia. Si tratta di istanze pericolose e dannose perché rischiano di instaurare nella mente di giovani e bambini la convinzione che si possa nascere in un corpo sbagliato e per questo cambiare genere in qualsiasi momento. Tutto ciò porta a conseguenze drammatiche e spesso irreversibili, come dimostrano decine di storie dei cosiddetti “de-transitioner”, ragazzi che hanno completato la transizione di genere e si sono poi pentiti, ma che in molti casi non possono più tornare indietro.

Il gender, poi, entra anche nell’ambito familiare e genitoriale. «Non conosco nessuno che rinuncerebbe a uno dei propri genitori», ha detto Meloni. I bambini, per il premier, hanno diritto ad avere il massimo e questo massimo è rappresentato da «una mamma e un papà». Una realtà, purtroppo, non così scontata e messa sempre più spesso in pericolo da coloro che vorrebbero legittimare e aprire alla genitorialità per coppie omosessuali è alla legalizzazione dell’utero in affitto.

E proprio su quella che la direttrice di Grazia chiama “gravidanza per altri” (foglia di fico per mascherare la vera natura di questa pratica), il premier si è dimostrato - e di questo ne siamo ben contenti - ancora più netto e perentorio. L’utero in affitto «è la schiavitù del terzo millennio» ha spiegato Meloni, ricordando che non è un suo pensiero personale ma è «la legge italiana a dire che questa pratica non è lecita». Per Giorgia Meloni, infatti, è impensabile «considerare conquista di civiltà» il «commercializzare il corpo femminile e trasformare la maternità in un business». In Italia, lo abbiamo detto, l’utero in affitto è già illegale, ma purtroppo molte coppie che si avvalgono di questa pratica all’estero cercano di far registrare i propri figli in Italia. Ecco perché Pro Vita & Famiglia è in prima linea, da anni, nel chiedere lo stop alle trascrizioni anagrafiche che vogliono legittimare due “padri” o due “madri” per un bambino e, soprattutto, nel chiedere che l’utero in affitto diventi, una volta per tutte, reato universale. Un obiettivo che, speriamo, riuscirà a raggiungere proprio l’attuale Governo guidato da Giorgia Meloni.

Frasi e parole - queste del premier nella sua intervista a Grazia - che ci soddisfano, ma allo stesso tempo caricano lo stesso Governo e la stessa Meloni delle responsabilità di mantenere le promesse attraverso una chiara azione legislativa. Siamo infatti grati al Presidente del Consiglio per le sue dichiarazioni, saremo per questo ancor più vigili, chiedendo a Governo e Parlamento di portare avanti sempre più concretamente politiche a favore della Vita, della Famiglia e della Libertà Educativa.

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.