09/06/2025 di Redazione

Dittatura gender nel cuore dell’Europa: attivisti arrestati per aver detto che i bambini non nascono nel corpo sbagliato

Nel cuore dell’Unione Europea, nella capitale delle istituzioni che ogni giorno si riempiono la bocca di “diritti” e “democrazia”, due attivisti pacifici sono stati arrestati semplicemente per aver espresso la loro opinione, diversa da quella mainstream che vogliono inculcarci come “maggioritaria”. Si tratta di Chris Elston, meglio conosciuto come sui social Billboard Chris, e Lois McLatchie, rappresentante dell’organizzazione cristiana ADF International, i quali sono stati fermati dalla polizia di Bruxelles per aver indossato un cartello con una frase tanto semplice quanto vera: “I bambini non nascono mai nel corpo sbagliato”.

La loro “colpa”? Aver osato parlare in pubblico della pericolosità della transizione di genere nei minori. Arrestati in pieno centro, nella zona della Borsa, accerchiati da un gruppo di agitatori di sinistra, non sono stati i violenti ad essere fermati, ma proprio le due vittime. Invece di difenderli da una folla minacciosa, gli agenti hanno chiesto loro di rimuovere i cartelli. Al loro rifiuto, sono scattati gli arresti.

Spogliati, trattenuti, zittiti

McLatchie ha raccontato che lei e Chris avevano chiamato la polizia proprio perché si sentivano in pericolo, minacciati dal gruppo che li circondava. Ma le forze dell’ordine hanno preferito prendere di mira i pacifici attivisti anziché il branco aggressivo. Dopo l’arresto, sono stati condotti in centrale e sottoposti addirittura a perquisizione corporale. Nessun reato, nessuna accusa, nessuna lettura dei diritti, nonostante le leggi belghe – in particolare la normativa Salduz – lo impongano chiaramente. Alla fine sono stati rilasciati dopo svariate ore, senza accuse formali, ma i cartelli sono stati confiscati – forse distrutti – e la violazione dei loro diritti resta gravissima. Elston ha denunciato pubblicamente l’episodio come “censura di Stato” e “un abuso d’autorità”, affermando che sporgerà denuncia per la palese violazione della libertà di espressione.

Un campanello d’allarme per tutti

Billboard Chris e Lois McLatchie erano a Bruxelles anche per parlare con alcuni europarlamentari dei pericoli legati ai bloccanti della pubertà e quanto gli è accaduto ha scosso anche quanti hanno appreso la notizia negli Stati Uniti. Secondo il Daily Wire, inafatti, il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato di stare “esaminando la questione”, ribadendo il proprio sostegno alla libertà di espressione pacifica. Durissimo anche il commento di Paul Coleman, direttore esecutivo di ADF International: «Le autorità belghe non solo non hanno difeso il diritto fondamentale alla libertà di parola, ma hanno usato il potere dello Stato contro due cittadini pacifici, assecondando una folla violenta. È lo stesso autoritarismo che denunciamo altrove e che oggi vediamo nel cuore dell’Europa». Coleman ha poi aggiunto: «Non staremo a guardare mentre si criminalizzano persone che, pacificamente, parlano della sicurezza e del benessere dei bambini». E non è il primo caso: ADF era già intervenuta legalmente contro il sindaco di Bruxelles per aver tentato di fermare illegalmente una conferenza del movimento National Conservatism. Infine, la cosa ancora più inquietante è che la censura non è nuova tra i meandri di Bruxelles, Strasburgo e in generale dell’Unione Europea. I nostri lettori, infatti, purtroppo ricorderanno quanto accaduto a metà maggio scorso, quando anche Pro Vita & Famiglia è stata vittima di una gravissima forma di censura istituzionale. Al nostro portavoce Jacopo Coghe fu infatti impedito di intervenire durante un’audizione ufficiale della Commissione LIBE del Parlamento europeo, insieme agli altri interventi proposti da Fratelli d’Italia (ECR), ovvero quelli di Tommaso Cerno, direttore de Il Tempo e di Paola Ferazzoli, presidente dell’associazione Giornaliste Italiane, anch’essi esclusi. Una decisione politica e discriminatoria, che ha escluso deliberatamente una parte significativa della società civile, dell’associazionismo e del giornalismo dal dibattito pubblico su temi fondamentali come la libertà di espressione, la tutela dei minori e il rispetto della famiglia naturale. La conferma - ahinoi - che in Europa chi osa esprimere un’opinione diversa viene messo a tacere. 

Dov’è finita l’Europa delle libertà?

Si tratta di tanti, piccoli e grandi, segnali inquietanti. Praticamente il messaggio è chiaro: chiunque osi contraddire la narrazione dominante sull’identità di genere rischia di essere perseguitato, censurato, zittito. L’Europa, che si autoproclama baluardo di diritti e pluralismo, mostra invece il volto autoritario del pensiero unico. I cittadini devono svegliarsi: se oggi arrestano chi dice che i bambini non nascono nel corpo sbagliato, domani potrebbe toccare a chi difende la maternità, la famiglia naturale o la vita nascente. O forse sta già accadendo. Il tempo della neutralità è finito. La libertà di espressione, soprattutto quando serve a difendere i più piccoli, va protetta con coraggio. Chi tace o si gira dall’altra parte è complice di questa deriva.

 

 

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