03/06/2025 di Giuliano Guzzo

Giugno, il mese strumentalizzato dai Pride. Ecco cosa ci aspetta

Ogni anno, purtroppo, la stessa storia: il mese di giugno ridotto a un lungo, interminabile gay pride, a parata di ideologia e volgarità, di nudità ed ostentazioni che ben poco – anzi nulla – hanno a che vedere con la sacrosanta tutela dei diritti di ogni persona, a prescindere dal proprio orientamento sessuale.

Perché proprio giugno

Il fatto che questo mese sia stato scelto come pride permanente, va detto, non è casuale, ma affonda nel sue radici in quanto accade il 28 giugno 1969 allo Stonewall Inn, noto locale notturno di Greenwich Village, un sobborgo di New York, dove si verificò un evento destinato a passare alla storia, ovvero una guerriglia tra i frequentanti di quel locale, che si ribellarono, e le forze di polizia, che erano solite passare per dei raid contro la violazione della legge dello stato di New York che, all'epoca, impediva di presentarsi in pubblico con un «unnatural attire» (vale a dire un aspetto non consono a ciò che la natura prevedeva per quell’individuo).  Sempre a giugno, il 25 del 1978, ci fu a San Francisco il primo San Francisco Gay Freedom Pride Parade.

La forza mediatica dei Pride

Da allora ad oggi di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, eppure il mondo arcobaleno – che ora può vantare dalla propria, a livello internazionale, una fortissima visibilità mediatica, organismi a sua tutela, perfino leggi ed hoc -, continua a dare spettacolo, per così dire, nel mese di giugno. Così, in quasi ogni città italiana, si vedranno sfilate di matrice Lgbt. Per la verità, il tutto ha avuto inizio già a maggio a Crema e Piacenza (il 24) per poi proseguire a Padova, Alessandria, Caserta, Enna, Savona, Torino e Cremona. Anzi, ad essere precisi, i primi vagiti di questo pride permanente si sono avuti già il 5 aprile a Sanremo, il 26 dello stesso mese a Roma alla Dyke March – Prima marcia lesbica italiana – e il 4 maggio con il Trans* Pride Milano; insomma, neppure i 30 giorni di giugno sembrano non essere sufficienti a contenere questo carrozzone arcobaleno che, a forza di sigle e consonanti nuove, è sempre più vasto.

Gender, alias, adozioni e non solo: le richieste dei Pride

Ad ogni modo, passiamo a quelle che sono forse le più importanti manifestazioni del mese di giugno arcobalenizzato. La prima di queste, fissata per il 14 giugno, è l’ormai celebre Roma Pride, manifestazione che - sotto lo slogan provocatorio «fuorilegge» – intende denunciare le politiche del governo Meloni, accusate di marginalizzare la comunità Lgbtqia+. Non facendosi mancare nulla, il manifesto politico chiede – oltre che il consueto «matrimonio egualitario e il riconoscimento alla nascita dell3 figli3 nate all’interno delle coppie omogenitoriali» - l'abolizione delle terapie di conversione, l'introduzione della carriera alias nelle scuole e nei luoghi di lavoro senza necessità di certificazione medica, e il riconoscimento delle identità di genere autodeterminate; si evidenzia una forte critica al binarismo di genere e si richiede una legge contro le discriminazioni basate sull'identità di genere. Insomma, un manifesto politico assai esigente. Non scherza neppure il programma del Liguria Pride, fissato anch’esso il 14 giugno, con tanto di sistemazione negli spazi dei Giardini Luzzati nel cuore del centro storico di Genova. La manifestazione, con il tema «inestirpabili», richiama infatti i valori della Resistenza, sottolineando la resilienza della comunità arcobaleno di fronte a tentativi di repressione. Il coordinamento dell’evento rivendica la creazione di una società opposta al sistema patriarcale e - si legge - “fascista”, attraverso l'autodeterminazione e la visibilità delle identità queer e transfemministe.  Degno di nota è anche il SudTirol Pride, che si terrà il 28 di giugno a Bolzano. Il Pride dell'Alto Adige si propone quale spazio di dialogo e messa in discussione delle “norme sociali imposte”. 

Anche quest’anno insulti e blasfemie?

Ora, come si diceva in apertura, la sacrosanta tutela dei diritti di ogni persona, a prescindere dal proprio orientamento sessuale, non è tema in discussione. Peccato però che i pride – che oltre ad offendere, con le note provocazioni, la sensibilità dei cittadini e delle famiglie, spesso sconfina anche nell’oltraggio e nel vilipendio religioso (a danno, ça va sans dire, della Chiesa cattolica), - con tale sacrosanta tutela abbiano poco a che vedere, traducendosi in cortei ideologici e che non si accontentano dei cosiddetti nuovi diritti, ma seguitano a chiederne, anzi a fabbricarne sempre di nuovi, anche e soprattutto a discapito dei minori.



 

 

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