09/04/2018

Sopravvissuta all’aborto ora riconciliata con la madre

L’aborto è un diritto delle donne? Chiediamolo a Claire Culwell. Sua mamma, racconta un articolo di LifeNews, verteva in gravi condizioni di povertà ed aveva soli tredici anni quando rimase incinta di Claire. Appena lo seppe la nonna, a cinque mesi di gravidanza, la portò immediatamente in una clinica per “rimuovere il problema” con l’aborto chirurgico.

Ma le cose non andarono in modo del tutto “lineare”. Su consiglio di un amico, la madre di Claire andò un mese dopo a fare un controllo e scoprì di essere ancora incinta, con il sacco amniotico rotto. Il gemello di Claire era stato abortito, ma lei era sopravvissuta e nacque, prematura, due settimane dopo, passando i suoi primi due mesi di vita extruterina in ospedale.

Cresciuta presso una coppia che l’ha adottata, ha potuto, in seguito, conoscere sua madre e farsi raccontare la storia della sua nascita. Si sono riconciliate ed ora non nutre nessun rancore verso la madre, anzi, è convinta che, grazie alla sua testimonianza, potrà aiutare molte donne a riflettere sull’aborto con un’ottica nuova.

In una intervista rilasciata a Donegal Now, ha affermato: «Sono un sopravvissuta all’aborto. La mia vita è una testimonianza che esistono meravigliose alternative all’aborto, come l’adozione, nel mio caso», ricordando che «Un bambino [...] indesiderato merita ancora la vita, anche un bambino con disabilità».

L’aborto, infatti, oltre ad avere conseguenze devastanti sulla donna, uccide una vita umana ed anche su Claire, sopravvissuta, ha lasciato il segno. Nata pesando solo tre libbre, con fianchi dislocati e piedi torti, ha dovuto indossare un busto e porre dei calchi sui piedi. «L’aborto mi colpisce ancora oggi». Se l’aborto è un diritto della donna (come afferma Gianna Jessen, anch’essa sopravvissuta ad un aborto), dov’erano i suoi diritti?

Ora, in vista del referendum sull’aborto in Irlanda, ha deciso di recarvisi per «incoraggiare le donne a cercare alternative all’aborto» perché, afferma «non vorrei mai che una donna passasse attraverso il dolore che la mia madre biologica ha attraversato, semplicemente perché non sapeva di avere altra scelta».

E noi alla libertà delle donne ci teniamo o le spingiamo, con l’inganno, fra i traumi post-aborto?

Redazione


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