Ok all’aborto fino al 9° mese, che quindi non sarà più punibile in nessuna fase e per nessun motivo. E’ la, purtroppo, storica e drammatica novità che arriva da Inghilterra e Galles, che hanno infatti depenalizzato l’interruzione di gravidanza approvando un primo emendamento alla legge vigente in materia di aborto con 379 voti favorevoli e 137 contrari.
Il voto della Camera dei Comuni
Nel corso della libera votazione parlamentare, quando ai politici non era stato ancora intimato di votare in base alle linee di partito, c’è stata un’approvazione generale con 379 voti a favore e 137 contrari alla proposta di porre fine alle azioni penali contro le madri che interrompono la gravidanza in qualsiasi circostanza, anche se i medici che le aiutano ad abortire dopo le 24 settimane restano comunque perseguibili penalmente. Il cosiddetto “diritto” all’interruzione della gravidanza, infatti, era già garantito dall’Abortion Act del 1967 che fissava a 24 settimane il limite entro cui intervenire e con il benestare di due medici. Prima del voto di martedì scorso, le donne che sceglievano di abortire dopo il limite delle 24 settimane in assenza di rischi per la loro salute fisica o mentale o di gravi malformazioni del feto correvano il rischio di incriminazioni in base ad una norma di epoca vittoriana, l’Offences Against the Person Act del 1861.
C’è ancora una flebile speranza?
C’è però ancora qualche spiraglio seppur flebile che tale proposta, già passata - come detto - alla Camera dei Comuni, possa essere modificata o addirittura respinta da parte da quella dei Lord. «La legge attuale è stata utilizzata per indagare su 100 donne negli ultimi cinque anni, tra cui alcune che avevano partorito prematuramente o che erano state costrette ad abortire da partner violenti. Ognuno di questi casi è una farsa resa possibile dalla nostra obsoleta legge sull’aborto. Questa non è giustizia, è crudeltà e deve finire», ha dichiarato in parlamento Tonia Antoniazzi, membro del partito laburista che ha proposto l’emendamento. «Se questa diventasse legge, i bambini completamente sviluppati e giunti al termine della gravidanza potrebbero essere abortiti da una donna senza conseguenze», ha replicato duramente Rebecca Paul, giovane parlamentare del partito conservatore.
I casi precedenti
Nel Regno Unito la prima legge in materia risale al 1861, quando il parlamento considerò l’interruzione volontaria di una gravidanza un vero e proprio crimine senza eccezioni. Con una seconda legge del 1967 fu consentito l’aborto in determinate circostanze. Stando ai dati del Royal College of Obstetricians and Gynaecologists, tra il 1861 e il 2022 tre donne in Gran Bretagna sono state condannate per aborti illegali, mentre sei donne sarebbero state incriminate dalla polizia, di cui una incarcerata. Recentemente, lo scorso maggio, Nicola Packer è stata assolta dopo aver assunto un farmaco abortivo prescrittole quando era incinta di circa 26 settimane, ben oltre il limite legale di 10 settimane per l’assunzione di tali farmaci a casa. Durante il processo la stessa ha dichiarato di non essersi resa conto di essere incinta da così tanto tempo.
Una società che arresta chi prega e uccide chi sta per nascere
«La Gran Bretagna è diventato un Paese in cui si può essere arrestati per aver pregato in silenzio, mentalmente, vicino a una clinica per l’aborto, mentre all’interno della clinica avviene questa forma di infanticidio, protetta dalla legge», è stato il commento, sui social, del portavoce di Pro Vita & Famiglia Jacopo Coghe. Ha infatti evidenziato la tragica deriva della cultura abortista contemporanea, la quale se da un lato arriva a impedire persino la libertà di pregare di privati cittadini, dall’altro spinge per l’uccisione di un innocente indifeso, come se fosse un diritto inalienabile delle donne. Eppure la scienza, in particolare l’embriologia, parla chiaro: dalle 24 settimane l’ecografo mostra un bambino di cui si conosce già con sicurezza se sia maschio o femmina; che succhia il pollice manifestando sin dalla sua prima culla una preferenza per la mano destra o quella sinistra; che vede e impara gradualmente a riconoscere voci e suoni dei suoi familiari e che sogna ancor prima di nascere. Un piccolo grande prodigio che, nella sua unicità, prosegue il suo sviluppo coordinato e continuo. Pertanto la sua soppressione, anche se legalizzata, è ancor più in questa fase un ignobile infanticidio che impedisce brutalmente, in nome di una pseudo autodeterminazione della madre, al figlio in grembo di venire alla luce.