Un vero e proprio comizio politico, quello portato avanti da Fedez durante il concerto del primo maggio, tramesso dalla Rai, in cui il cantante ha sostenuto, ancora una volta, il ddl Zan, attaccando vari esponenti della politica, nonché il vicepresidente di Pro Vita & Famiglia, Jacopo Coghe, definendolo con disprezzo «ultracattolico e amicon di Pillon». Ne abbiamo parlato con la giornalista e scrittrice Enrica Perucchietti e abbiamo raccolto il suo commento in merito.
Cosa ne pensa del monologo di Fedez e del suo farsi paladino dei “diritti” LGBT?
«Per l’ennesima volta è stato utilizzato un palcoscenico, in cui, tra l’altro, in questo caso, si sarebbe dovuto parlare di diritti dei lavoratori, per fare propaganda su un’altra tematica che temo non sia stata approfondita. Temo che tutti gli influencer e i vip che, in questa settimana, in questi mesi, si stanno stracciando le vesti per promuovere il ddl Zan, non lo abbiano o letto o compreso, tant’è che le parole che utilizzano per sponsorizzarlo rimangono molto su un piano empatico ed emotivo, come se il ddl Zan servisse solo per portare una qualche parità di diritti degli omosessuali, mentre invece non è quello, non vengono invece, sfiorate le ambiguità e le pericolosità del testo di legge».
Fedez ha sferrato attacchi mirati a molti personaggi della politica e non, anche con argomentazioni per nulla attinenti al ddl Zan, come la notizia che il Vaticano avrebbe finanziato una casa farmaceutica che produce la pillola del giorno dopo.
«Questa è la dimostrazione che si sta facendo propaganda perché si mescolano delle frasi e degli slogan che possono essere efficaci, che possono fare presa, sui più giovani, per attaccare, per esempio come fatto con Jacopo Coghe, e per far passare un messaggio univoco che, tuttavia, è vuoto. È pura comunicazione emotiva. Ho letto il monologo, ma non c’era nulla di fatto, non c’era sostanza, perché il ddl Zan non parla di quello che dice Fedez, per questo si fa sempre più fondato il mio sospetto che questi personaggi o non abbiano letto il ddl o addirittura non l’abbiano compreso»