19/01/2020

La fidanzata di Custodero: «Giovanni avrebbe chiesto l’eutanasia»

Nei giorni passati, abbiamo parlato più volte di Giovanni Custodero, il calciatore 27enne del Fasano, colpito da un doloroso sarcoma osseo. La sofferenza è stata grande: prima il giovane è stato sottoposto, oltre che a numerose sedute di chemio e radioterapia, all’amputazione di una gamba ed a cinque interventi, poi ha dovuto affrontare l’estensione del tumore a femori, clavicola sinistra e cranio.

Dopo le ultime feste natalizie, trascorse con i suoi cari, Giovanni ha comunicato la decisione di voler essere sedato: il dolore si era fatto troppo difficile da portare avanti. Come avevamo spiegato in quell’occasione, «la sedazione profonda non porta […] alla morte del paziente», come nel caso dell’eutanasia, «ma è un mezzo a cui alcuni ricorrono per abolire la percezione del dolore facendo addormentare la persona fino all'eventuale perdita di coscienza, senza che però il malato perda la capacità di respirare autonomamente».

Dopo alcuni giorni, la notte fra 11 e 12 gennaio, il calciatore si è spento. In un articolo di Open, leggiamo la dichiarazione della fidanzata: «Ha deciso di comunicare a tutte le persone più care lo stato della sua malattia e la volontà di morire. Se fosse stata legale, Giovanni avrebbe chiesto l’eutanasia». Raccontava: «Il giorno in cui è morto, nel dormiveglia, mi ha abbracciata con una forza pazzesca, pensavo che i miei capelli lo soffocassero. Poi piano piano mi ha lasciata e ho capito che non c’era più».

Con profondo rispetto e vicinanza, noi di Pro Vita & Famiglia esprimiamo il nostro più sincero cordoglio ai cari del giovane. Comprendiamo come una così grande sofferenza possa portare a pensare di voler morire; eppure, proprio questa storia dal tragico epilogo ci dà modo di ricordare quanto preziosi siano gli ultimi istanti di ciascuno di noi.

Seppur dopo aver sofferto, Giovanni è stato circondato dall’amore dei suoi cari, degli amici e della fidanzata fino all’ultimo, condividendo con essi ogni momento e, infine, si è spento, confortato dalla loro presenza ed aiutato dai sedativi che hanno alleviato il dolore negli ultimi giorni.

Non possiamo sapere da prima come saranno gli ultimi momenti della nostra vita e, se la morte venisse anticipata dall’eutanasia, non lo sapremmo mai. Eppure, ogni nostro attimo è unico e dal valore inestimabile. Perché, anche quando la sofferenza è grande, un dolore, se condiviso, non resta più soltanto dolore, diventa amore.

 

di Luca Scalise

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