23/01/2024 di Giuliano Guzzo

Gender. Il questionario ambiguo per ragazzi, accade nel parmense

Uno degli ormai numerosi metodi attraverso i quali la cultura gender e fluida va diffondendosi nelle giovani generazioni è quello scolastico, che va dalle lezioni di sedicenti “esperti” alla somministrazione di questionari contenenti quesiti a prima vista innocui ma, riletti con attenzione, quanto meno ambigui. Certo, il nostro Paese è in generale ancora lontano da certe derive internazionali - anche se non sono mancati casi addirittura di questionari “a luci rosse”, per così dire, in certi istituti della penisola. Anche là dove non si arriva a situazioni così preoccupanti, comunque, è sempre bene mantener la guardia alta.

A questo proposito, si segnala quanto sta avvenendo in provincia di Parma, precisamente a Sorbolo Mezzani, dove il Comune - in collaborazione con SG Plus Ghiretti & Partners, studio di consulenza specializzato sulle tematiche sportive - in queste settimane ha intrapreso un percorso di analisi dei bisogni territoriali connessi al mondo sportivo. Il Comune presenta questa iniziativa segnalando che il suo scopo è quello di «interpretare gli scenari futuri e le possibili road map da seguire per promuovere sul territorio l’attività fisica attraverso le giuste politiche sportive, partendo dai bisogni espressi da chi lo sport lo vive in prima persona».

Fin qui, chiaramente, nulla da eccepire, ci mancherebbe. Il punto è che quando si prende in visione tale questionario – sia per com’è formulato per le scuole elementari, sia nella versione per gli allievi delle scuole medie -, ecco, ci si imbatte in almeno un paio di aspetti singolari che è difficile non cogliere come abbastanza problematici. Iniziando col questionario nella versione (cartacea) destinata alle scuole elementari, alla quarta domanda, nella prima facciata, ci si imbatte nella dicitura «genitore 1 e genitore 2» in luogo di «padre e madre»; per carità, non si tratta di una novità assoluta, essendo qualcosa di già visto molte altre volte, ma non per questo, come Pro Vita & Famiglia ha già evidenziato, merita d’essere preso sotto gamba né visto come positivo.

Meno usuale ma non per questo da sottovalutare è quanto appare, sempre con riferimento all’iniziativa di Sorbolo Mezzani, nel questionario per gli allievi delle scuole medie, visionabile e disponibile on line. In questo caso, l’aspetto critico compare già alla prima domanda, quando si chiede a chi lo compila «Sei», dando queste tre opzioni: «Maschio», «Femmina» e «Preferisco non dirlo». Ora, chiaramente questa triplice possibilità di risposta può benissimo essere pensata – in particolare la terza – per mantenere il questionario ancora più anonimo di quanto già non lo sia.

Anzi, ci si augura di cuore che così sia. Il fatto è che nella misura in cui si mettono tra parentesi o ai margini, peraltro nel contesto d’una medesima iniziativa, prima «padre e madre» e poi anche l’identità sessuale – dando la possibilità di non dichiararla, quasi fosse un tratto marginale segretissimo della persona e non totalizzante ed evidente com’è -, ecco, si rischia di non fare un buon servizio alla collettività.

Con questo, si badi, non si vuol celebrare alcun processo all’Amministrazione di Sorbolo Mezzani, ci mancherebbe, né insinuare che in quel comune vi sia chissà quale dilagare della cultura gender: non è così, fortunatamente. Tuttavia, ecco il senso della nostra segnalazione: con le parole bisogna prestare sempre attenzione. Molta attenzione, anzi. Perché, come dicevamo in apertura, spesso e volentieri è proprio attraverso la modifica del linguaggio che determinate ideologie prendono piede; e quando lo si nota, a volte, rischia di essere ormai troppo tardi.

 

 

 

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