La transizione (impropriamente chiamata “cambio” del sesso) è quel percorso costituito da trattamenti ormonali e interventi chirurgici, che consente a chi lo desidera di assumere le sembianze del sesso opposto.
Non sembra essere proprio una passeggiata di salute, visto ciò che comporta: «castrazione chimica, sterilizzazione permanente di molti di loro, cure ormonali “che li mettono anche a rischio di malattie cardiache, ictus, diabete, cancri”», spiegavamo in un articolo, citando la dottoressa Michelle Cretella.
Ebbene, in un talk show, la comica Ellen DeGeneres, come leggiamo su LifeSite News, avrebbe commentato positivamente la decisione di quei genitori che danno il proprio assenso alla transizione dei loro figli, definendola “solidale”. Ma pare che non si sia limitata a questo. Avrebbe detto anche: «So che è sciocco dirlo, perché, sai, chi non ama i propri figli incondizionatamente? Ma credo che molte persone non lo facciano».
Insomma, posto così il discorso appare evidente che vi sarebbero due categorie di genitori: quella che acconsente alla transizione dei loro figli (e magari la incoraggia anche), e quindi li amerebbe incondizionatamente, e quella che verrebbe meno a questo amore incondizionato proprio perché in disaccordo.
Ma ci rendiamo conto che stiamo parlando di trattamenti ormonali e interventi chirurgici potenzialmente rischiosi e che hanno un notevole impatto sulla vita di una persona? Lasciare in mano a un bambino o ad un adolescente una decisione del genere sarebbe amarlo incondizionatamente?
Per non parlare del fatto che, come ricordava la dottoressa Cretella, «la stragrande maggioranza dei bambini con disforia di genere la perde al subentrare della pubertà». Consideriamo anche le numerosissime testimonianze (spesso censurate dai media) di chi si è pentito della transizione ed afferma: «Non voglio che altri bambini soffrano come me».
Per concludere, un’ultima riflessione: se essere semplicemente in disaccordo con la transizione è “discriminazione” (cosa non vera), perché non sarebbe “discriminazione” anche dire che alcuni genitori non amano incondizionatamente i loro figli? O, qualunque cosa si possa dire, i “discriminati” sono sempre gli stessi?