03/07/2023 di Giuliano Guzzo

Emilia-Romagna. Ordine Psicologi tiene corso sul gender e attacca frontalmente Pro Vita & Famiglia

Se c’è una categoria professionale che pare saldamente sbilanciata in favore del progressismo, questa è senza dubbio quella degli psicologi. Un’indagine effettuata qualche anno fa su 800 psicologi aveva rilevato come appena il 6% di essi si dica pienamente conservatore. Una minoranza ridottissima. Tutto questo, ha denunciato Peter T. Coleman, docente di psicologia Columbia University, «solleva preoccupazioni sulle nostre capacità come ambito di lavorare in modo costruttivo, empatico e terapeutico con ampi segmenti della popolazione». Sacrosanto. Eppure tale sbilanciamento, a distanza di anni, pare essere lontano dall’essere sanato, anzi. Risulta rafforzato, come mostrano riscontri anche italiani.

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 Recentemente, l’Ordine degli psicologi della Lombardia – lo stesso che, peraltro, aveva metto sotto indagine (salvo poi doverlo prosciogliere) Giancarlo Ricci, reo d’aver affermato l’importanza di padre e madre per la crescita dei figli -, ha aderito al Milano Pride, e sono in programma o sono stati da poco tenuti nuovi corsi in salsa gender per gli psicologi del Belpaese. Tra questi, merita un richiamo l’iniziativa  a cura dell’Ordine degli psicologi dell’Emilia Romagna dal titolo Identità di genere e orientamento sessuale: aspetti psico-sociali nei vari contesti di vita.

Si tratta di un ciclo di tre incontri che intende – almeno questo recita il sito - «offrire una panoramica aggiornata e basata sui dati scientifici in merito alle differenze di identità di genere e di orientamento sessuale». Ora, chi legge «una panoramica aggiornata e basata sui dati scientifici» si aspetta, giustamente, un corso di altissimo profilo, super partes ed equidistante. Peccato che purtroppo pare così non sia. Infatti, se si vanno a spulciare i contenuti di questi tre incontri – aventi a tema famiglia e scuola, scuola e lavoro ed equità ed inclusione – l’equidistanza non sembra affatto essere stata garantita. Lo si capisce non solo dal tenore pro gender dei corsi, ma pure dal fatto che l’iniziativa è stata curata in collaborazione con il Cassero, che è il comitato provinciale Arcigay di Bologna.

Lo stesso Cassero, per capirci, era finito al centro delle cronache per eventi blasfemi, qualche anno fa, dove c’erano tre uomini travestiti da Gesù che mimavano pratiche sessuali con una grossa croce. Non è finita. Tornando al materiale distribuito nel corso per psicologi, per quanto riguarda l’ambito scuola si sono fatti espliciti riferimenti all’associazione Pro Vita & Famiglia, mostrando alcune documentazioni della stessa onlus ed etichettandola come «movimenti anti gender», che sarebbe caratterizzata dalla «paura della teoria gender». Ora, a parte che nessuno, tanto meno Pro Vita & Famiglia, ha «paura della teoria gender» - semmai, ma è un altro discorso, vi sono preoccupazioni per gli indottrinamenti a scuola, ma sono preoccupazioni oggi sollevate perfino da intellettuali femministe e lesbiche come la filosofa inglese Kathleen Stock -, davanti a tutto ciò sorge spontaneo un dubbio.

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Può davvero dirsi «una panoramica aggiornata e basata sui dati scientifici» sull’identità di genere e sull’orientamento sessuale una iniziativa che veda la collaborazione del Cassero e che sia così orientata da attaccare un’associazione che la pensa diversamente? Secondo l’Ordine degli psicologi dell’Emilia Romagna, a quanto pare, sì. Ci sia però permesso di esprimere qualche dubbio sulla portata dell’effettiva scientificità di incontri dove vengano veicolati contenuti come quelli poc’anzi richiamati e realizzati in collaborazioni con realtà che promuovono le loro istanze, certo, ma che con la serietà della ricerca scientifica, ecco, non hanno tanto a che vedere. Per usare un eufemismo, s’intende.

 

 

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