06/02/2023 di Giuliano Guzzo

Sanremo. Ecco chi è Rosa Chemical, il testimonial dell’agenda gender fluid

Il Festival di Sanremo inizia domani, ma c'è una polemica che lo ha già preceduto. È quella innescata da Manuel Franco Rocati, in arte Rosa Chemical, cantante che si esibirà all’Ariston il cui look ricorda molto quello di Achille Lauro e che ha pensato bene di annunciarsi, nei giorni scorsi, rilasciando una intervista a Vanity Fair nel corso della quale ha esposto la sua concezione degli affetti e delle relazioni; da viversi senza limiti né vincoli. E c’è da chiedergli dato che, specifica la giornalista che l’ha intervistato, «su OnlyFans, un sito di intrattenimento per adulti […] Rosa Chemical fa contenuti porno».

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Con simili premesse non stupirà sapere che secondo Rosa – questo il nome in cui più egli si identifica («i miei amici mi chiamano Manu, ma io sono Rosa, mi piace, ormai è parte di me») – bisogna smetterla di immaginare una unione come solo tra due persone. «Ma se vi dicessi che si può amare più persone contemporaneamente?», si è chiesto parlando appunto con Vanity Fair e subito aggiungendo che quelle degli “amori multipli” «sono possibilità che io stesso vivo. Ho una fidanzata, è una relazione aperta. Se non la vedo per due giorni è possibile che io abbia fatto sesso con altre quattro persone. E lei lo sa e fa lo stesso. Oggi, nel 2023, come posso essere il meglio per la persona che ho davanti? Non sono così egoista».

Questa piccola apologia dell’«amore libero» non è tutto. Rosa Chemical ha in serbo per i telespettatori dell’evento anche un inno al gender fluid, scritto nero su bianco nel testo del suo brano, Made in Italy, che contiene, appunto, passaggi assai espliciti rispetto sia agli “amori multipli” sia al potersi sentire “sentire di sesso diverso”, in barba ai dettami morali cristiani: «Sono perverso e non mi giudichi/Se metterò il rossetto in ufficio lunedì/Da due passiamo a tre/Più siamo e meglio è […] Sono un bravo cristiano/Ma non sono cristiano».

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Tutto questo non ha lasciato con le mani in mano chi – anche in politica – non si è arreso al pensiero unico dominante. Ne è un esempio la reazione della deputata di Fratelli d'Italia Maddalena Morgante, che ha espresso il suo disappunto intervenendo alla Camera. «Desta sconcerto la notizia riportata dai media che Manuel Franco Rocati, in arte Rosa Chemical, in gara al prossimo festival di Sanremo porterà, come lui stesso ha affermato, e chiedo scusa per i termini che sto per usare, il sesso, l'amore poligamo e i porno su Onlyfans», ha lamentato l’onorevole del partito di Giorgia Meloni.

Secondo Morgante, le cui parole sono state riprese dall’Ansa, «la 'rivoluzione fluida' era già da tempo al teatro Ariston, ma trasformare il festival di Sanremo, appuntamento che ogni anno tiene incollato allo schermo famiglie e bambini ed è emblema della tv tradizionale convenzionale, nell'appuntamento più gender fluid di sempre è del tutto inopportuno». Sono considerazioni di indubbio buon senso, quelle della deputata. Anche perché sulla intenzione da parte di Rosa Chemical di destare scandalo non ci sono dubbi. E non solo, si fa per dire, per la sua intervista a Vanity Fair e per il testo della sua canzone, ma anche per dei precedenti non esattamente rassicuranti.

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Basti pensare a quanto riportato poco tempo addietro sul sito di Pro vita & famiglia, a proposito di un’iniziativa di questo cantante che, lo scorso novembre, fece in centro a Milano un maxi cartellone con frasi a suo dire provocatorie. «”Non è normale” rappresenta il nuovo me al 100%», aveva spiegato in quella occasione, ed è per questo che per la pubblicazione» del nuovo album «ho deciso di fare qualcosa che non era mai stato fatto prima da un artista in Italia. Ho dipinto il mio billboard con frasi che oggi non sono ancora accettate, per cui ci sono pregiudizi. Indovinate un po’? Non ho potuto scrivere tutto quello che volevo: nel 2022 a quanto pare una donna non può ancora masturbarsy senza essere vista come una p***ana. Vivete sempre la vostra normalità e non lasciatevi condizionare da nessuno». Olè.

Chissà che ne pensa di tutto questo il buon Amadeus. Lo scorso anno, si ricorderà, ebbe a dichiarare - «da cattolico» - di non sentirsi turbato dalle performance al limite del blasfemo di Achille Lauro. Beato lui, e chissà che anche a breve non debba prodursi in nuove minimizzazioni di esibizioni che, prima che di sensibilità etiche o religiose, si fanno beffe del buon gusto, questo sconosciuto.

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