22/03/2023 di Gloria Callarelli

Utero in affitto, Borselli categorica: «I figli non sono merce da banco»

Tiene banco in queste ore la questione dell’utero in affitto: un tema che sta facendo dibattere la politica e anche l’opinione pubblica, aprendo ad un confronto che ci si augura in futuro possa avere un punto fermo importante. Sulla questione è intervenuta anche l’opinionista, giornalista e conduttrice Hoara Borselli che ha gentilmente concesso un’intervista ai nostri microfoni.

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Si parla molto di utero in affitto in queste ore. Lei che ne pensa?

«Io ho sempre ritenuto la pratica dell’utero in affitto un abominio. Non è altro che una sorta di mercificazione del corpo della donna, donna che viene ridotta niente più che in schiavitù. Molto spesso, nella maggior parte dei casi, viene sfruttata la sua condizione di miseria per mettere a disposizione il suo utero che non è una scatola, non è un contenitore, non è una culla. L’utero è parte di una donna e all’interno di esso viene concepito un figlio con il quale si instaura un rapporto viscerale per nove mesi: pensare di strappare poi questo bambino alla donna è un atto di una violenza inaudita».

Nonostante questa violenza, oggi pare essere diventato in alcuni luoghi del mondo anche normalità…

«Oggi ci sono fiere sull’utero in affitto, ci sono i dépliant, ci sono le varie possibilità di scelta, ci sono vari piani, il gold, il silver, il piano vip in base a quello che si vuole acquistare e alla possibilità economica che si ha…si può arrivare anche a poter sceglierne la fisionomia quasi…se lo si vuole maschio, femmina, se si vuole di pelle chiara o con un determinato tipo di colore di occhi. Tutto questo…l’idea che si possa comprare un bambino e farselo a propria immagine e somiglianza è antinaturale».

Che ne pensa della possibilità di ritenere questa pratica reato universale?

«Sono favorevole alla presa di posizione di chi ritiene questa pratica un reato universale, oggi sappiamo che è reato solo in Italia, e vorrei che non se ne parlasse più. Troppo spesso non si considera lo stato psicologico di devastazione che si crea alla donna sfruttata per portare in grembo un figlio solo per soddisfare l’esigenza e la volontà di persone che lo vogliono acquistare. Tra l’altro…Ovviamente solo chi ha i soldi potrà ricorrere a questa pratica, chi non ha i soldi non lo farà. Sappiamo esserci tantissimi bambini adottabili: la battaglia vera di buon senso è quella di far sì che si possano accelerare le pratiche per le adozioni. Non andarsi a comprare i bambini a piacimento. I figli non sono merce da banco».

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