06/11/2020

Una lesbica che vuol togliere la L da LGBT

Abbiamo già sentito parlare della presenza di spaccature nel modo Lgbt, su temi come l’identità di genere o l’utero in affitto. In un articolo di Postlight Mercury leggiamo la testimonianza della femminista Angela Wild, attivista lesbica e co-fondatrice di Get The L Out, che vorrebbe togliere la L di “lesbiche” dalla sigla “LGBT”.

L’attivista racconta di aver subito attacchi dopo aver promosso la visibilità lesbica durante la marcia del Pride di Londra: «Non avevamo idea che saremmo stati attaccati dai funzionari delle organizzazioni GBT e dalla maggior parte della stampa britannica», denunciando di essere state «chiamate "bigotte transfobiche", "odiose" e "naziste" che dovrebbero essere "trascinate fuori dalle nostre tette cadenti"» e di aver subito la «pubblicazione dei nostri dati personali sui social media».

A ciò si accompagnerebbero anche «minacce di stupro e morte», secondo l’attivista, che riconosce come unica “colpa” l’aver «semplicemente osato rivendicare il diritto di definire cosa sia una lesbica», ossia – spiega - «una donna - nel senso biologico del termine - attratta esclusivamente emotivamente e sessualmente dalle donne».

Così, Get The L Out avrebbe pubblicato una ricerca sulla «pressione sessuale e la violenza sessuale subita dalle lesbiche per mano di quelle che definiamo 'donne trans'. […] Le lesbiche che hanno risposto al nostro sondaggio hanno anche riferito di aver subito violenze sessuali da donne trans che vanno dal grooming online, violenza domestica […], molestie sessuali, aggressioni sessuali (anche nei bagni delle donne), coercizione e stupro».

Infine, la Wild sostiene che le lesbiche sarebbero soggette ad accuse anche quando esprimono opinioni contrarie all’ideologia gender. Ma essere contrarie all’ideologia gender o alla divisione dei bagni a seconda del sesso biologico non è una discriminazione o una mancanza di rispetto, è una pura adesione alla realtà ed una doverosa misura di sicurezza.

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