05/11/2018

Un figlio down è semplicemente un figlio, ossia un dono

Al giorno d’oggi quando una coppia scopre di aspettare un figlio il primo pensiero è quello di interpellare la scienza medica per verificare l’effettiva gravidanza e lo stato di salute di mamma e bambino. E, nel fare questo, la coppia ben presto si scontra (entro i primi tre mesi) con una sorta di “terrorismo psicologico” per cui vengono proposti esami per indagare la possibilità che il bambino sia affetto o meno da malattie genetiche o da malformazioni.

Tra queste, una delle questioni che viene indagata è il “rischio” della trisomia 21, comunemente nota come Sindrome di Down anche se il reale scopritore di questa alterazione genetica è il medico cattolico e pro life Jerome Lejeune. Di fronte a un’affermazione di questo tipo, l’attrice canadese Caterina Scorsone, già protagonista di Grey’s Anatomy (interpreta Amelia Sheperd) e mamma di una bimba con la sindrome di down di quasi due anni, ribatte con decisione: «I genitori non hanno un “rischio” ogni 700 di avere un bambino con sindrome di Down. I genitori hanno “un’opportunità” su 700 di avere un bambino portatore di sindrome di Down, oltre al 50% di possibilità di avere una femmina e il 50% di avere un maschio».

 La sua vita con la piccola Paloma Michaela è infatti una gioia, non una maledizione: ed è importante ribadirlo in un contesto sociale dove l’obiettivo unico pare essere quello di creare un mondo “down free (come è già in Islanda.  E comunque nel mondo l’80% dei bimbi con questa malattia viene abortito), decidendo eugeneticamente a priori quali vite sono degne di nascere e quali invece devono essere uccise.

A fare eco all’attrice c’è anche Michele Harmon, autrice del libro The Most Beautiful Face on Earth e, soprattutto, mamma di Ciarra. La piccola ha oggi cinque anni ed è una vera e propria esplosione di vita, perfettamente integrata nel suo contesto e al passo con lo sviluppo dei suoi coetanei.

Scrive la donna su Live Action: «[...] questa bambina, che mi hanno detto sarebbe stato indegna di vivere, un peso enorme, ha sfidato ogni previsione. È in una classe di scuola materna tradizionale, dove sta benissimo, e sta facendo la maggior parte delle cose come qualsiasi altro bambino della sua età. Lettere e parole sembrano essere la sua forza. Ha così tanti amici che a volte ci stanchiamo di portarla a incontri e feste... Tutte le preoccupazioni che avevo rispetto al fatto che bambini si sarebbero allontanati da lei si sono rivelate esattamente l’opposto. È come una calamita...».

Quindi la mamma della piccola fa un’affermazione assolutamente aliena dal pensare comune, e che fa riflettere: «Ciarra è la migliore insegnante che io avrei mai potuto immaginare di avere». Infatti, con quella spontaneità che è tipica dell’infanzia ma che risulta essere ancora più marcata nelle persone con trisomia 21, Ciarra si relaziona con tutti in maniera positiva e porta sempre gioia. «È la cosa più vicina a un angelo che vedrò mai», chiosa Michele.

Le testimonianze di gioia, di vita delle persone portatrici di sindrome di Down e dei loro familiari potrebbero moltiplicarsi: basta fare un giro sul nostro sito o sul web per rendersene conto.

Teresa Moro

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