03/05/2023 di Giuliano Guzzo

UE. Nuovo, pericoloso, passo in avanti della Convenzione di Istanbul che spinge l'agenda Lgbt

Appare purtroppo sempre più vicina l’adozione, da parte dell’Unione europea, della Convenzione di Istanbul. Lo fa pensare quanto avvenuto in questi giorni, per l’esattezza lo scorso 25 aprile, quando le commissioni congiunte Libe e Femm (per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni e per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere) hanno votato in favore all'adesione europea, da parte del Consiglio d’Europa, di questa Convenzione, con specifico riferimento a due decisioni di ratifica di tale documento sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica: da un lato sulla cooperazione giudiziaria in materia penale, dall’altro sull'asilo e sul non-respingimento. Ora la palla, nel giro – si stima – di una settimana passerà al vaglio dell’assemblea plenaria del Parlamento Europeo.

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Rispetto a questa seconda e probabilmente ultima fase le criticità paiono numerose. Esse riguardano anzitutto il fatto che una ratifica dell’Ue alla Convenzione non tiene adeguatamente conto le posizioni dei singoli Stati, che potrebbero pertanto sentirsi, ove non lo avessero fatto, spinti ad aderire a tale documento. In seconda battuta, ci sono poi profili problematici relativi al contenuto stesso di tale Convenzione.

Come i lettori di Pro Vita & Famiglia ricorderanno, infatti, parliamo di un testo che, in modo diretto, spinge l’agenda Lgbt e gender nelle questioni politiche comunitarie. Un documento dove ricorre l’impiego frequentissimo del termine «genere»; dove «genere» non è affatto usato come sostitutivo di «sesso», bensì con un suo significato autonomo e sfuggente; dove si fanno discutibili richiami all’«orientamento sessuale» e all’«identità di genere» - la stessa contenuta e veicolata dal bocciato ddl Zan (art.1, comma 1, lettera d);  dove si parla di «azioni necessarie» da «includere nei programmi scolastici» dopo aver tirato in ballo sempre l’«identità di genere», il che rafforza il sospetto che si stia parlando di un indottrinamento scolastico forzato di matrice gender. E non è finita.

Benché nella Convenzione di Istanbul, ad onore del vero, non parli in alcun modo di aborto, la relazione intermedia del Parlamento sulla Convenzione – già adottata dalla plenaria il 15 febbraio 2023 - afferma come negare l'accesso all’aborto sicuro e legale costituirebbe nientemeno che una forma di «violenza contro le donne e le ragazze». Non serve pertanto aggiungere molto, a questo punto, per comprendere sia la portata ideologica di un documento a parole contro la violenza sulle donne ma nei fatti assai ideologico, sia i rischi che determinerebbe una sua definitiva adozione da parte di un Parlamento europeo che intende gli stessi contenuti della Convenzione in modo ancor più ideologico.

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Cosa accadrà, dunque, nel voto dell’assemblea plenaria del Parlamento Europeo, istituzione che peraltro, a proposito di cattive notizie, ha deciso di ospitare – in questi giorni - una mostra blasfema e anticristiana, proprio su tematiche Lgbt? Quanto avvenuto nelle commissioni, lo si ripete, non lascia purtroppo ben sperare. Però, come si suol dire, c’è un però: ed è quello che riguarda il comportamento che avranno gli europarlamentari che – almeno a parole – si sono sempre dichiarati moderati e non progressisti oltre a quelli che, non a parole ma concretamente, hanno firmato il manifesto valoriale di Pro Vita & Famiglia, proposto loro in occasione delle ultime elezioni europee del 2019. Proprio per questo non solo Pro Vita & Famiglia, ma tutto il mondo pro life e pro family italiano si aspetta da questi onorevoli coerenza e serietà.

Ragion per cui si auspica da costoro - alla luce di quanto fin qui detto – non già una semplice astensione, bensì un chiaro voto contrario ad ogni passaggio che potesse determinare, in sede parlamentare, il definitivo placet comunitario ad un documento, lo si è visto, estremamente problematico e dalle forti, anzi inaccettabili, connotazioni ideologiche.

Non si può e non si deve utilizzare un argomento serissimo e prioritario quale è la lotta alla violenza contro le donne come cavallo di Troia per veicolare ben altri concetti e valori, ostili alla famiglia, alle stesse donne e alla libertà di educazione. Come ha sempre fatto - con correttezza, ma anche con franchezza - Pro Vita & Famiglia non mancherà di vigilare affinché chi si è preso con il mondo pro life e pro family certi impegni li onori sul serio. La posta in gioco è davvero troppo importante.

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