22/12/2023 di Giuliano Guzzo

Roma, arriva la mozione contro il gender a scuola

Una mozione per fermare l’indottrinamento gender per i bambini di Roma. È questo il fine di una articolata Mozione depositata, in Campidoglio, da Fabrizio Santori della Lega Salvini Premier. Si tratta di un documento decisamente rilevante perché non parte da una possibilità o da una eventualità remota bensì, purtroppo, da un pericolo concreto e reale. «Con nota Prot. N. QM/2023/94907 del 20/10/2023 del Dipartimento Scuola, Lavoro e Formazione Professionale – Direzione Programmazione, Regolamentazione e Gestione dei Servizi Educativi e Scolastici», si legge infatti nel testo, si è appreso che «l’Amministrazione Capitolina avrebbe trasmesso ai Direttori dei Municipi, ai Direttori delle Direzioni Socio-Educative, ai Funzionari dei Servizi Educativi e Scolastici, nonché ai Gruppi Educativi e ai Colleghi Docenti, il nuovo Piano di Aggiornamento relativo al triennio 2023/2026, definito sulla bade dell’indirizzo politico delineato dall’Assessora alla Scuola, Claudia Pratelli, e recante il seguente oggetto: “Il nido e la scuola dell’infanzia per contrastare le diseguaglianze e costruire opportunità per tutte e per tutti” – Anno educativo scolastico».

Rispetto a tale piano, Santori evidenzia come esso contenga un richiamo ahinoi inequivocabile: l’impegno a «decostruire gli stereotipi di genere ed educare alle emozioni e alle relazioni». Parole, queste, che per chi abbia una dimestichezza anche vaga con i temi del gender, hanno una evidente portata ideologica. E che aprono le porte a molteplici rischi. Per questo, l’esponente leghista ha presentato il suo documento, il cui primo e principale fine è quello di chiedere all’Amministrazione di «eliminare dai piani formativi degli asili e dei nidi sopra citati corsi miranti a favorire l’ideologia gender e ad inculcarla nei bambini dagli zero ai sei anni di età, poiché si ritiene assolutamente inaccettabile e pericolosa una tale ingerenza dell’Amministrazione nei piani formativi scolastici sui temi così delicati e “divisivi”, specialmente se rivolta ad alunni così piccoli come per l’appunto i bambini dei nidi e delle scuole dell’infanzia, al fine di orientare subdolamente le loro piccole menti ed “aprire” per così dire all’universo Lgbtqia+».

Ora, sapendo quanto la Giunta Gualtieri e Roberto Gualtieri stesso – come più volte ha scritto Pro Vita & Famiglia – siano proni all’agenda arcobaleno fin dalle prime fasi del loro insediamento alla guida della Capitale, c’è da temere che la Mozione di Santori abbia scarse, se non minime, possibilità di successo. Tuttavia, non è che i documenti politici vengono scritti e depositati solo quando hanno possibilità massime di approvazione. Anzi, essi possono avere anche un valore di testimonianza e di denuncia. E si dà il caso che il documento di Santori da questo punto di vista sia esemplare ed urgente, nel senso che segnala l’urgenza di preservare un principio: il primato educativo delle famiglie.  Un principio, giova ricordarlo, che al terzo comma articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo è scolpito molto chiaramente, nella misura in cui si legge che «i genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli».

Ne discende come, viceversa, tutte quelle volte che lo Stato o l’apparato statale – sia pure con finalità apparentemente nobili, come potrebbero suonare quelle del contrasto alla violenza e all’educazione al rispetto – si prendono la briga di scavalcare le famiglie nel loro compito educativo, ecco, qualcosa non va. E non va a maggior ragione in casi in cui, come quelli ben denunciati da Santori, si stabilisce che determinate finalità (come quella, appunto di «decostruire gli stereotipi di genere ed educare alle emozioni e alle relazioni») non possano che essere sacrosante. Ma chi l’ha detto? La Giunta Gualtieri? Elly Schlein? L’Arcigay? Il Roma Pride? Sarebbe interessante appurarlo, data la granitica e solenne certezza con cui si è soliti presentare questa iniziativa perfino per bimbi dagli zero ai sei anni come irrinunciabili. Mentre invece irrinunciabili non sono affatto, anzi. Tutt’altro.

 

 

 

 

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