15/11/2022 di Luca Marcolivio

Papa Francesco agli insegnanti: «Colonizzazioni ideologiche distruggono personalità»

Il discorso è stato rivolto ai docenti cattolici ma la questione è più che mai universale, laica e aconfessionale. L’udienza concessa sabato scorso da papa Francesco ai rappresentanti dell’Unione Mondiale degli Insegnanti Cattolici (UMEC) è stata l’occasione per rilanciare il principio della libertà educativa e mantenere alta la guardia sulle colonizzazioni ideologiche.

Gli insegnanti cattolici, ha sottolineato il Santo Padre, hanno vissuto i loro «momenti di dubbio e scoraggiamento», perseverando, tuttavia, anche in «questi periodi di burrasca». In un momento di «cambio d’epoca», che si traduce anche in un «cambio generazionale», gli insegnanti cattolici sono investiti di una grande responsabilità e, soprattutto, di una «nuova missione».

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«La presenza di educatori cristiani nel mondo della scuola è di vitale importanza», ha proseguito il Pontefice, ricordando che ognuno di loro «è chiamato ad essere nello stesso tempo pienamente umano e pienamente cristiano».

Da un lato, è importante che un educatore cristiano non viva «fuori dal mondo» ma, al contrario, sia «radicato nel presente, nel suo tempo, nella sua cultura. È importante che la sua personalità sia ricca, aperta, capace di stabilire relazioni sincere con gli studenti, di capire le loro esigenze più profonde, le loro domande, le loro paure, i loro sogni», senza «impoverire le loro aspirazioni».

Ogni insegnante è posto nelle condizioni di «lasciare un segno, nel bene e nel male, nella vita di bambini, adolescenti e giovani, che sono loro affidati per lungo tempo». Inoltre, un insegnante ha l’«opportunità» di introdurre i propri allievi «nei sentieri del mondo e della vita, accompagnando la loro mente ad aprirsi al vero, al bello, al bene».

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Non lavorando con «oggetti» ma con «soggetti», gli insegnanti devono evitare di «essere rigidi», poiché «la rigidità distrugge l’educazione». Servono, invece, doti di «empatia» e di «comunicazione», efficaci a «trasmettere la gioia della conoscenza e il desiderio di verità, adottando linguaggi e forme culturali adatti ai giovani di oggi».

Al tempo stesso, però, i docenti di oggi devono stare «attenti alle colonizzazioni ideologiche»: molte volte, nei suoi quasi dieci anni di pontificato, il Papa ha utilizzato questa espressione, in particolare con riferimento alla teoria del gender. Vanno distinte, ha spiegato, la «cultura del momento» e la «lingua del momento» dalle «colonizzazioni ideologiche» che «distruggono la personalità umana e quando entrano nell’educazione fanno delle stragi».

A questo scopo, Francesco ha esortato i rappresentanti dell’UMEC a farsi portavoce del Patto Globale sull’Educazione. Tale iniziativa, lanciata alcuni anni fa, ha ricevuto l’adesione di molte istituzioni educative e punta a «unire gli sforzi in un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna».

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Bergoglio, quindi, confida nell’impegno degli insegnanti dell’UMEC nel diffondere tale progetto, al fine di «mettere al centro la persona nella sua dignità, la sua bellezza, e le famiglie quali soggetti educativi primari». Una sfida che richiede «un grande lavoro e una missione importante» nel «mondo della scuola», ha quindi concluso il Papa.

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