16/03/2021 di Luca Marcolivio

Manifesti su Rai blasfema e pro-gender. Meluzzi: «Così dover pagare il canone è uno scandalo»

Lo scandalo dell’ultimo Festival di Sanremo non è soltanto una questione di vilipendio alla religione cattolica o di propaganda gender ma anche di democrazia. Secondo lo psichiatra e criminologo Alessandro Meluzzi, ormai il sentire del popolo è completamente calpestato ma, al tempo stesso, il popolo è assolutamente omologato e inconsapevole delle offese che subisce. Intervistato da Pro Vita & Famiglia, Meluzzi esprime apprezzamento per la recente petizione della onlus e sui manifesti contro la Rai apparsi ieri in tutta Roma. E si domanda: per quale motivo, a essere sbeffeggiata è sempre e solo la fede cattolica e non altre religioni?

 

Professor Meluzzi, che idea si è fatto di quanto è avvenuto a Sanremo?

«L’unico risvolto veramente vergognoso di questa vicenda è il canone RAI. Che ci siano dei buffoni che si esibiscano in quella sorta di postribolo delle parole e dei simboli, è una cosa che fa parte del mondo distopico in cui viviamo. Per me, uno si può anche far riprendere con le piume sul deretano, non mi permetterei di esprimermi sull’argomento. La cosa che trovo veramente scandalosa, invece, è che si debba pagare il canone per tutto questo».

Proprio in risposta all’esibizione blasfema di Sanremo, Pro Vita & Famiglia ha lanciato una petizione, in cui si impegna la dirigenza RAI a non trasmettere più contenuti simili…

«Sono d’accordo, mi sembra quasi un atto dovuto rispetto alla logica del buon senso. Solo mi permetterei di specificare: “Spettacoli blasfemi per la religione cristiana”. Mi sembra una precisazione importante. Non mi sembra, infatti, si sia mai rappresentato nulla di offensivo nei confronti della religione islamica, né di quella ebraica. Le pare che sulla tv pubblica si siano mai permessi di sbeffeggiare la Menorah o il profeta Maometto? Sono sicuro, comunque, che, se avessero provato a farlo contro queste due religioni, sarebbero scattate delle sanzioni immediate terribili, mentre sul cristianesimo si può vomitare liberamente. Non capisco perché questa “franchigia” venga mantenuta per la religione professata dalla maggioranza degli italiani».

A Sanremo, tuttavia, non è andata in scena solo la blasfemia ma, per l’ennesima volta, la propaganda gender ha trovato una formidabile cassa di risonanza…

«La propaganda gender ormai è entrata in modo talmente potente nella cabina di comando della nostra società, che non si può neanche più attribuire alla Rai questa colpa. Il problema è che se il dito indica la luna, solo lo sciocco guarda il dito. Bisognerebbe quindi porsi delle domande di carattere filosofico, politico, teologico ed educativo: perché questo tipo di ideologia ha preso il potere nella nostra società?».

La Rai e Sanremo, quindi, sono lo specchio di un popolo?

«La tv pubblica riflette semplicemente l’establishment. Non riflette il popolo ma i salotti e le élite che governano il mondo: gender da una parte, “infopandemia” dall’altra sono due parole chiave di questo governo del mondo».

Se le élite non rappresentano più il popolo, però, vuol dire che inizia ad esserci un deficit di democrazia…

«Altro che deficit, siamo ormai all’assenza totale di democrazia: nemmeno si vota più… Quanto al popolo, lo vedo ormai omologato, fatto di tante “pecore”: più che di popolo sarebbe idoneo parlare di gregge».

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