04/10/2022 di Luca Marcolivio

Manifesti censurati. L’intervista alla consigliera di Piacenza che ha difeso la libertà d’espressione

Le campagne di Pro Vita & Famiglia continuano a risultare scomode per certi gruppi ideologici e per una certa parte politica. Al consiglio comunale di Piacenza, c’è chi vorrebbe far rimuovere i manifesti della nostra onlus, che deplorano l’indottrinamento gender dei minori.

A prendere l’iniziativa sono stati Matteo Anelli e Boris Infantino, i due consiglieri della lista civica Piacenza Coraggiosa che, in un’interpellanza urgente rivolta al sindaco Katia Tarasconi, bollano i messaggi della campagna come carichi di «toni allarmistici» e «lesivi del rispetto delle libertà individuali e dei diritti civili e politici». Pertanto, i manifesti contro l’ideologia gender, secondo Anelli e Infantino, «violano la legge» e andrebbero rimossi. Come se non bastasse, inoltre, proprio per etichettare come «violenti, discriminatori e sessisti» i manifesti viene citata una norma inserita nel Codice della strada nel 2020. Tuttavia, tale norma è attualmente del tutto inapplicabile, poiché mancano i decreti attuativi ministeriali previsti dalla stessa e mai emanati. Pertanto, tali disposizioni non sono invocabili nemmeno in astratto per censurare il messaggio di Pro Vita & Famiglia che comunque - è bene ricordarlo - non sono in alcun modo riferibili a tale norma proprio perché del tutto innocui e non offensivi.

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I due politici locali non si soffermano minimamente sull’opportunità o meno di trasmettere un certo tipo di insegnamento a bambini anche molto piccoli, concentrandosi unicamente sulla presunta aggressione contro «il rispetto di tutte le differenze, compresa ovviamente quella sessuale». Anelli e Infantino invocano infine il rispetto dell’articolo 23 comma 4 bis del Codice della Strada, che vieta «sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche».

Sulla controversia, Pro Vita & Famiglia ha raccolto il commento di Sara Soresi (Fratelli d’Italia), la prima tra i consiglieri d’opposizione a manifestare il suo dissenso nei confronti dell’interpellanza di Anelli e Infantino.

Avvocato Soresi, per quale motivo i consiglieri di Piacenza Coraggiosa considerano discriminatori i manifesti di Pro Vita & Famiglia?

«Questa è una bella domanda, anch’io me la sono posta! Da quanto ho capito, i consiglieri di Piacenza Coraggiosa ritengono sia illegale, perché offensivo nei confronti delle persone omosessuali».

Lei però sostiene il contrario…

«Io sono convinta che i manifesti non violino assolutamente la legge. L’articolo 23 del Codice della Strada l’ho letto e non ho trovato alcuna riga che mi faccia pensare sia stato violato. Evidentemente la “legge” (se così la possiamo chiamare) che i consiglieri ritengono calpestata è quell’insieme di ideologie e di stereotipi, che loro vorrebbero imporre a tutti, bambini compresi. È proprio questo che stanno tentando di fare: imbavagliare chi non la pensa come loro».

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Alla luce di questo, sarà possibile bloccare questa interpellanza?

«Noi battaglieremo sicuramente a livello locale per evitare che i manifesti vengano tolti. Ovviamente, poi, la decisione definitiva compete all’amministrazione comunale piacentina, attualmente guidata dal Partito Democratico assieme alla lista civica Piacenza Coraggiosa. Non so se l’interpellanza andrà in porto, né se sarà applicata ma ricordo che, a Milano, in un caso simile, i manifesti furono tolti; quindi, temo possa succedere anche da noi».

Se ormai regolarmente, la permanenza dei manifesti di Pro Vita & Famiglia deve essere condizionata dal colore politico del Comune dove si svolge la campagna, la certezza della legge dove sta?

«Sono assolutamente d’accordo. Ritengo, infatti, che l’associazione Pro Vita & Famiglia debba muoversi sul piano legale. Nessuna normativa è stata violata e i manifesti sono assolutamente leciti».

Quella del gruppo consiliare Piacenza Coraggiosa è quindi soltanto una battaglia ideologica?

«Sì, mi sembra francamente molto evidente. Leggendo il testo della loro interpellanza e le deduzioni a cui sono arrivati, mi sembra proprio che si tratti di una battaglia puramente ideologica, per cui, se non la pensi come loro, se non accogli il loro perbenismo e i loro stereotipi, cercheranno di imbavagliarti».

Personalmente cosa ne pensa delle immagini del manifesto di Pro Vita & Famiglia?

«Trovo sia un’immagine forte ma, al tempo stesso, è un’immagine che mi sento di condividere. Poche settimane prima avevo fatto un intervento sull’ingresso del Comune di Piacenza nella rete Re.a.dy: è una mossa che non condivido e che ritengo pericolosa. Non sono d’accordo sull’impartire determinati insegnamenti a bambini così piccoli. Ho letto i programmi dei Comuni che fanno parte di questa rete e ho trovato punti che non mi trovano per nulla d’accordo, come, ad esempio, la formazione di educatori per l’insegnamento dell’identità di genere addirittura nella fascia 0-6 anni. Io ho un bambino di due anni e una bambina di sei: se le insegnassero questi concetti, la confonderebbero terribilmente, quindi, non sono favorevole a questo tipo di iniziativa».

Con il nuovo governo nazionale, l’ideologia gender avrà vita meno facile?

«È andato a cadere il ddl Zan e già di per sé mi sembra una buona cosa. Presumendo che il governo sarà guidato da Giorgia Meloni, credo proprio queste politiche non saranno più portate avanti».

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