26/06/2021 di Luca Marcolivio

Manifestazione Torino. Montaruli (FdI): «Inammissibile il rischio del carcere con il ddl Zan»

Tra i parlamentari piemontesi che sono stati presenti oggi a Torino, alla manifestazione #RestiamoLiberi, c’è Augusta Montaruli. La trentasettenne deputata di Fratelli d’Italia è in prima linea contro il ddl Zan e auspica che l’evento imminente possa dare un segnale anche alla giunta Appendino, particolarmente sbilanciata sull’ideologia arcobaleno. Intervistata da Pro Vita & Famiglia, l’onorevole Montaruli conferma la posizione sua e del suo partito: nessuna legge contro l’omotransfobia, al massimo un inasprimento delle pene, a patto che non si introducano nuove fattispecie di reato, meno che mai il reato d’opinione.

 

Onorevole Montaruli, a piazza Castello non una semplice manifestazione contro un progetto di legge. Quali principi si vogliono affermare e difendere?

«Si va a difendere il sacrosanto diritto alla libertà di pensiero, che va garantito anche rispetto a temi come la libertà sessuale. Intendo dire che la libertà sessuale deve tenere conto delle conseguenze che comporta. Ci sono in ballo importanti tematiche, quali l’omogenitorialità o l’utero in affitto: queste due cose, al momento, sono entrambe illegittime, eppure, una volta approvato il ddl Zan, contrastarle, potrebbe significare incorrere in un’indagine penale. Ovviamente questo è inammissibile, ne va della tenuta democratica e del pluralismo. Sono fortemente contraria a un testo di legge, che, in primo luogo, sopprime la libertà di pensiero in nome di un diritto legittimo – quello di vivere liberamente la propria sessualità – che però incontra un limite laddove iniziano i diritti dei minori. Sono proprio i minori che il ddl Zan “tira per la giacchetta”. L’articolo 7 del ddl, introducendo l’ideologia lgbt nelle scuole, compromette e condiziona i minori ma soprattutto la libertà di scelta formativa delle famiglie su questi temi».

Dopo la nota della Santa Sede sulla violazione dei principi del Concordato, che piega potrà prendere il dibattito?

«Dicendo che viviamo in uno stato laico, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha detto una banalità. In ogni caso, quella della Chiesa non è un’ingerenza ma una difesa di coloro i quali, essendo cattolici, vogliono continuare a credere nella famiglia naturale e in tutto ciò che ne consegue. Mi auguro che la nota possa dare un ulteriore supporto alla riflessione. Certamente è un atto diplomatico, in virtù del quale il presidente del Consiglio dovrebbe sforzarsi di dare una spiegazione più esaustiva, rispetto a quella, molto stringata e direi anche ovvia, che ha dato mercoledì scorso al Senato. Alla luce di questo, trovo che la risposta dell’onorevole Zan e dei sostenitori del suo ddl sia ancora una volta sintomo di un estremismo ideologico, che proclama: “O votiamo il ddl così com’è o niente…”. C’è un clima di estremizzazione, quando, al contrario, dovremmo trovare un senso di equilibrio che, evidentemente, né Zan e i suoi sostenitori mostrano».

Per Fratelli d’Italia, il ddl Zan, allo stato attuale dei lavori in Senato, è inaccettabile. Ritiene comunque ci siano i margini per una legge diversa, rispettosa delle libertà di tutti?

«Il ddl Zan è inaccettabile, innanzitutto, perché è scritto “con i piedi”. Fin dal primo articolo, ad esempio, afferma di tutelare la “sessualità autoliberata”, ponendo però problemi giuridici che non vengono affrontati. Dall’articolo 2, poi, scaturisce molta confusione, anche perché continuo a sentire persone che pensano si tratti di un inasprimento delle pene. L’articolo 2, in realtà, inserisce una nuova fattispecie del Codice penale, nel ventaglio di ipotesi di reato previste dalla Legge Mancino. Mentre sulla religione e sull’odio razzista non si pongono grossi dilemmi, per quanto riguarda la sessualità, emergono serie questioni etiche, su cui, in Italia siamo estremamente divisi. Si introduce, quindi, una nuova fattispecie di reato, lasciando, però, la definizione dell’atto discriminatorio ai giudici, che, in tal modo, possono interpretarlo come credono, in assenza di una specificazione nella legge. Già oggi, in Italia, gli atti discriminatori nei confronti degli orientamenti sessuali vengono puniti ed è giusto che sia così. Si può anche discutere di un inasprimento delle pene ma questo può avvenire attraverso le aggravanti, non con l’introduzione di nuove fattispecie di reato. Tanto è vero che, in tutti i casi di cronaca dove si segnalano delle discriminazioni contro gli omosessuali, le persone che si rendono colpevoli di quei reati, finiscono già adesso nelle aule giudiziarie. Penso al caso di quella ragazza allontanata dalla famiglia perché omosessuale. Quella famiglia è ora sotto indagine e sta affrontando un procedimento penale. Tutto questo senza che la legge Zan sia in vigore. Nuove fattispecie rischiano solo di creare confusione, compromettendo la libertà di pensiero e istituendo reati di opinione su un tema che è fortemente divisivo e che, soprattutto, chiama in causa i diritti dei minori che non possono esprimersi su questa legge».

A Torino, la giunta Appendino si è contraddistinta per vari provvedimenti nel segno dell’ideologia gender. La manifestazione di sabato prossimo intende dare un segnale al sindaco e alla sua amministrazione?

«Fin dal suo debutto, la giunta Appendino ha prodotto numerosi atti legati alle tematiche lgbt. Io stessa, non molto tempo fa, ho contestato la registrazione delle coppie omogenitoriali, un fatto assolutamente illegale, illegittimo e contro l’ordine pubblico, che un sindaco, ancora oggi, non può fare. Torino non è un laboratorio di idee, di contenuti e di confronto, al contrario, si sta rivelando un laboratorio per un’ideologia che ha delle ripercussioni estremiste. Su questo tema, peraltro, è intervenuta la Corte Costituzionale, dicendo chiaramente che bisogna prima legiferare. Mi meraviglia, però, che nessuno rilevi questo risvolto: la Consulta afferma che questa legiferazione dovrebbe servire a garantire che la nostra prima preoccupazione siano i diritti ai minori e non i capricci degli adulti. Torino, quindi, in questo momento, è una città in preda all’ideologia grillina che interviene su questi temi solo per cercare un consenso perduto, senza dare un contributo concreto alla lotta contro le discriminazioni. Queste ultime vanno, sì, combattute ma non certo con provvedimenti-spot illegittimi come quello che la giunta ha messo in atto».

 




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