09/07/2025 di Redazione

Adesso anche l’ONU lancia l’allarme sulla transizione di genere per minori: «È violenza»

Reem Alsalem, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro donne e ragazze, ha pubblicato lo scorso 25 giugno un Rapporto sul tema “Violenza sessuale contro donne e ragazze: nuove frontiere e problematiche emergenti”, dove fa emergere anche e soprattutto i gravi danni e rischi che ci sono per i bambini quando esposti a transizione di genere. Si tratta di un documento ufficiale delle Nazioni Unite che segna una svolta perché - anche se Reem Alsalem non è nuova con le sue denunce contro chi vuole eliminare le evidenze biologiche sul genere - si tratta pur sempre di una importantissima figura istituzionale che, a nome dell’Onu, denuncia apertamente le conseguenze fisiche, psicologiche e sociali della transizione nei minori, e l’ideologia che la promuove come forma di violenza.

Cancellazione del sesso biologico

Nei paragrafi 13-15 del documento, la Relatrice punta il dito contro quella che definisce una spinta concertata a livello internazionale per sganciare il significato di “uomo” e “donna” dalla realtà biologica e scientifica. In particolare, Alsalem contesta l’uso sempre più diffuso di termini come “birthing persons” (persone che partoriscono); “menstruaters” (persone con mestruazioni) o “vagina havers” (persone con la vagina) al posto di “donne”, definendo questi termini della neolingua come «disumanizzanti e ideologici». Secondo la Relatrice, inoltre, questi nuovi linguaggi e politiche di inclusione di maschi biologici negli spazi riservati alle donne stanno portando alla cancellazione legale e sociale della categoria femminile, con gravi ricadute anche sulla protezione delle bambine, delle adolescenti e delle donne.

I danni della transizione nei minori

Il passaggio più forte arriva al paragrafo 22. Qui, Alsalem denuncia esplicitamente gli effetti dannosi, a lungo termine e spesso irreversibili, degli interventi medici e sociali di transizione di genere sui minori, con un focus particolare su bambine e ragazze con disturbi dello spettro autistico. Vengono elencate le conseguenze fisiche e psichiche documentate: infertilità, menopausa precoce, disfunzioni sessuali, perdita della capacità di allattare, peggioramento della salute mentale. La Relatrice sottolinea che tali procedure violano il diritto del bambino alla sicurezza, alla salute e al rispetto del principio del miglior interesse del minore, aggiungendo che nessun bambino è in grado di prestare un consenso realmente informato per tali drastiche scelte.

Le lesbiche e la censura

Nei paragrafi 33-35, Alsalem affronta un altro effetto dell’ideologia di genere: la soppressione della terminologia di “lesbica”. Questa operazione culturale, afferma, rappresenta una forma di violenza contro le donne che hanno tendenze omosessuali, vengono sempre più spesso letteralmente spinte ad accettare maschi che si identificano come “donne lesbiche” come potenziali partner, subendo pressioni ideologiche. Inoltre, la Relatrice segnala un fenomeno inquietante: l’aumento delle transizioni di genere tra adolescenti omosessuali, conseguenza di una sorta di fuga dall’orientamento sessuale stesso. Subito dopo, nei paragrafi 36-37, Alsalem documenta le campagne di intimidazione, censura e delegittimazione nei confronti di donne, attiviste e professioniste, che osano difendere l’importanza del sesso biologico nella definizione dell’identità. Pensiamo infatti all’ormai tristemente famosa persecuzione che ha come vittima l’autrice di Harry Potter J.K. Rowling. Chi si oppone a questa ideologia viene sistematicamente bollato come “transfobico”, “fanatico”, “odiatore” o perfino “nazista”.

L’appello: vietare le transizioni di genere

Nella sezione conclusiva del Rapporto, al paragrafo 62, lettera c, la Relatrice ONU lancia infine una raccomandazione chiara e inequivocabile: vietare la transizione legale, sociale e medica nei bambini che dichiarano di soffrire di disforia di genere. La motivazione è netta: i minori devono essere tutelati dal rischio di subire pratiche sperimentali, irreversibili e dannose e devono essere protetti da ogni forma di violenza fisica e mentale. La transizione, imposta o sollecitata, nei confronti di bambini e adolescenti, è per Alsalem una vera e propria violazione dei diritti umani fondamentali, non un atto di inclusione né tantomeno di libertà.

Questo Rapporto, dunque, conferma quanto Pro Vita & Famiglia Onlus denuncia da anni: la transizione di genere nei minori non è una cura, ma una forma di violenza istituzionalizzata, mascherata da “diritto” e da “identità”, come tra l’altro ha spiegato nel suo tour italiano la detransitioner Luka Hein, che ha portato la sua testimonianza sulle drammatiche conseguenze che ha avuto sulla sua persona - e sul suo corpo - l’aver dato retta all’approccio affermativo. Le parole della Relatrice dell’Onu rafforzano dunque la battaglia culturale, sociale e politica di Pro Vita & Famiglia onlus per difendere i bambini da una deriva ideologica che ha già fatto troppi danni. E lo vediamo anche nel nostro Paese se pensiamo, tanto per fare alcuni esempi, al caso dell’Ospedale Careggi di Firenze, ai tantissimi progetti gender nelle scuole, e all’introduzione della carriera alias. Tutti casi di un sistema che rischia di sacrificare i più piccoli sull’altare dell’ideologia gender.

 

 

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