02/11/2022 di Fabrizio Cannone

La propaganda Lgbt arriva anche negli alberghi

L’uguaglianza tra esseri umani è un concetto tanto bello quanto, a volte, frainteso e usato male. Se un insegnante ha una spiccata preferenza per un alunno, e una viva ostilità verso un altro, certamente non è un buon docente. Perché sta trattando i suoi alunni in modo diseguale.

Ma è anche vero che se un docente mettesse sistematicamente a tutta la classe lo stesso voto, per evitare “disuguaglianze” di giudizio, questo professore non sbaglierebbe di meno, sfavorendo l’impegno, lo studio e l‘imprescindibile merito personale dell’alunno.

Questo esempio facile può applicarsi a tanti ambiti della società, minacciati oggi da una falsa idea di uguaglianza. Secondo la quale il cittadino illuminato dovrebbe preferire alcuni cittadini (ipoteticamente discriminati) e sfavorirne altri (ipoteticamente avvantaggiati) per creare così una artefatta parità.

Ed è questo che sembra fare il noto sito di viaggi e prenotazioni online degli alberghi, Booking, che appunto si rivolge al mondo del turismo, con la pretesa di “rendere i viaggi più inclusivi per la comunità LGBTQ+”. Il tutto col progetto dal nome “Proud Hospitality”, col chiaro riferimento all’ “orgoglio” arcobaleno.

Il programma che ispira queste operazioni, tra il commerciale, l’ideologico e il propagandistico, si propone di “rimuovere le barriere che devono affrontare i viaggiatori LGBTQ+”. Quali? Gli alberghi e gli attori del turismo sono invitati ad impegnarsi per “mettere in pratica questi concetti”, anche partecipando a training e corsi di formazione (!), e così rendere la propria struttura “più accogliente e Proud Certified”.

In tal senso sono esposti 3 punti chiave che l’albergatore gay-friendly dovrebbe eseguire. 1: “Assicurati che almeno un membro del tuo staff completi la formazione Proud Hospitality e diventi il rappresentante Proud Certified della tua struttura”; 2: “Impegnati a mettere in pratica ciò che impari e a trovare modi per aiutare il tuo staff a offrire un'esperienza inclusiva”; 3: “Rendi disponibile il Travel Proud Customer Toolkit a tutti i membri del team che hanno contatti con i clienti presso la tua struttura, per supportarli nel rispondere alle domande degli ospiti LGBTQ+”.

“Essere Proud Certified - conclude il sito - significa assicurarsi che tutti ricevano un caloroso benvenuto”.

Dietro l’apparenza di non-discriminazione è proprio la discriminazione che si cela. La sicurezza, il rispetto e il buon trattamento del cliente devono – anzi, dovrebbero, il condizionale è d’obbligo - riguardare tutti gli alberghi e tutti i cittadini, a prescindere dalle tendenze più intime. Come insegna la Costituzione all’articolo 3. Voler distinguere tra alberghi più gay friendly e meno gay friendly, comporta una discriminazione inaccettabile, che va denunciata come tale. Una discriminazione, infatti, non solo verso le strutture che non adottano formalmente tali “dettami”, ma anche nei confronti di tutti gli altri clienti non Lgbt. Per loro non esistono gli alberghi “etero-friendly” ?

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