28/03/2023 di Luca Marcolivio

Utero in affitto reato universale. Ricci Sargentini: «È quello che le femministe radicali hanno sempre voluto»

La contrarietà di Monica Ricci Sargentini all’utero in affitto è ben nota anche ai nostri lettori. Coerentemente con la sua visione femminista, la giornalista del Corriere della Sera appoggia convintamente il disegno di legge di cui è appena iniziata la discussione in Parlamento, che dovrebbe rendere questa pratica reato universale (così come anche la stessa Pro Vita & Famiglia chiede con una petizione popolare). Al tempo stesso, però, intervistata ai nostri microfoni, Sargentini si dice preoccupata della piega che sta prendendo il dibattito intorno all’argomento, con menzogne diffuse su tutti i media, anche sulla Tv di Stato.

Monica Ricci Sargentini, questa proposta di legge sull’utero in affitto reato universale, a suo avviso, rappresenta un punto di svolta o c’è il rischio che rimanga lettera morta?

«Secondo me è una novità positiva ed è quello che le femministe radicali di tutto il mondo, riunite nella Women’s Declaration International, si erano sempre augurate, al punto che è stata anche fatta una petizione all’Onu per rendere l’utero in affitto reato universale esattamente come le mutilazioni genitali femminili. Penso questo provvedimento sarà efficace, è chiaramente un forte deterrente: oggi le coppie sia eterosessuali che omosessuali vanno all’estero, praticano la maternità surrogata, tornano in Italia con il bambino in braccio e poi dicono che non bisogna discriminare il minore, che il bambino va trascritto, ecc. Se invece vengono previsti multa e carcere per i trasgressori, credo che le persone ci penseranno due volte prima di fare un passo del genere. Anche le agenzie di surrogacy che continuano a venire in Italia in cerca di clienti, avranno una vita più difficile. Sicuramente sarà un passo avanti e spero che in Parlamento ci sia una netta maggioranza in grado di approvare questo disegno di legge: anche a sinistra e nel terzo polo vi sono molte realtà contrarie all’utero in affitto, dai cattolici democratici a Stefano Bonaccini, da Mara Carfagna a Carlo Calenda e Matteo Renzi».

Anche fuori dal Parlamento, il dibattito sull’utero sembra tornato prepotentemente alla ribalta: come valuta gli ultimi sviluppi nell’opinione pubblica?

«Sono veramente allibita dalla quantità di idiozie che vengono raccontate in tv e sui giornali, a partire dal fatto che questi bambini, figli di due madri o di due padri, non avrebbero diritti e addirittura non potrebbero andare né dal pediatra – come ha sostenuto Concita De Gregorio – né a scuola. Ciò ovviamente non sta né in cielo, né in terra: si tratta di bambini regolarmente registrati all’anagrafe, hanno solo un genitore ma ovviamente hanno accesso alla sanità e alla scuola come ogni altro loro coetaneo. Non riesco a capire, dunque, come si possano dire falsità del genere senza mai sentire le voci di quelle e quelli che combattono la pratica. Sono impressionata dal fatto che la Rai possa diffondere queste notizie: per rispondere a tutto questo, su Change.org è uscita una petizione per chiedere alla tv di Stato “meno fake news sulle famiglie omogenitoriali e sui diritti dei bambini”. Anche Lucia Annunziata ha dimostrato un atteggiamento tutt’altro che equidistante nel suo confronto con la ministra della Famiglia, Eugenia Roccella. Sembra davvero che i media vogliano per forza far passare l’idea che l’utero in affitto sia un atto d’amore. La scorsa settimana, ho letto sul Fatto Quotidiano l’ennesimo ritratto strappalacrime, a firma Selvaggia Lucarelli, di due padri che raccontano come la loro bambina abbia nella stanza la foto della madre surrogata. Mai che intervistassero tutte quelle “portatrici”, come le chiamano, che si sono sentite sfruttate e ingannate. Oppure che leggessero ad alta voce uno di quei contratti in cui abdicano a qualsiasi controllo sul loro corpo. L’altro giorno, l’ex presidente del Tribunale dei Minorenni a Roma Melita Cavallo ha addirittura tirato fuori una sentenza della Cassazione del 2016, quando ce n’è stata una molto più recente, nel dicembre 2022, in cui si stabilisce che le trascrizioni non possono essere fatte all’anagrafe e che bisogna seguire la strada dell’adozione in casi particolari. Non è che, svegliandosi una mattina, i prefetti o il Ministero dell’Interno abbiano deciso di dare questa interpretazione: ci sono delle leggi e delle pronunce precise. Se io non sono sposata, domani faccio un figlio, vado in Comune e dico che il padre è uno che in realtà non lo è, siamo di fronte a un falso in atto pubblico: non capisco perché per due uomini o due donne non debba essere lo stesso».

Ritiene che una parte dell’establishment stia facendo cadere la maschera, mostrandosi sempre più apertamente favorevole all’utero in affitto, senza le ambiguità che hanno regnato finora?

«Prima ci si nascondeva ipocritamente dietro al fatto che in Italia è reato, sapendo che però si andava comunque all’estero a farlo, ora c’è la prospettiva concreta di uno stop per tutti visto che c’è una proposta di legge, che tra l’altro era stata già avanzata nella scorsa legislatura da Meloni e Carfagna, per renderlo reato anche se compiuto all’estero. Ciò ha fatto risvegliare tutti quelli che invece vorrebbero che questo commercio andasse avanti. Ricordo, infatti, che dietro c’è un forte mercato e stiamo parlando di un giro di miliardi di euro, quindi di qualcosa per cui ci sono tantissimi interessi dietro».




 

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