17/11/2021 di Luca Marcolivio

Caso gender al MUSE di Trento. Cia (Fratelli d’Italia): «Scuole devono imparare a rispettare i ruoli. Non possono sostituirsi a famiglie»

In merito alla controversa vicenda della conferenza sui diritti lgbt del MUSE di Trento, in occasione della quale l’Istituto Comprensivo Alta Vallagarina ha invitato i genitori dei suoi allievi a partecipare, si è espresso anche il consigliere provinciale Claudio Cia (Fratelli d’Italia), che, raggiunto telefonicamente da Pro Vita & Famiglia, ha denunciato il clima di intimidazione che si sta fomentando anche a Trento e dintorni sulle questioni del gender.

 

Claudio Cia, cosa pensa della vicenda del Museo delle Scienze e della conferenza a sfondo lgbt che ha coinvolto anche i bambini di una scuola primaria e i loro genitori?

«Sono contento che sia stata presentata questa interrogazione ma ho l’impressione che coloro che si permettono di fare quelle forzature sono persone che sanno di poterlo fare».

In che senso?

«Nella nostra Regione regna un clima di politicamente corretto, di cui media e magistratura sono tra i principali artefici. Ci sentiamo assediati e, al tempo stesso, impotenti. Chiunque abbia un pensiero dissonante dal pensiero unico è fortemente a rischio delle accuse oggi ricorrenti: omofobo, intollerante, razzista e fascista. Nei suoi confronti, si può essere certi di trovare un giudice disposto ad accusarlo. Se anche solo provi a evidenziare le assurdità di questa cultura omologata, vieni subito emarginato e mediaticamente bollato come un mostro».

Quali altre assurdità sono capitate?

«A Bolzano, in una fiera organizzata da Provincia, Comune e Caritas diocesana, l’Arcigay ha aperto uno stand dove diffondono opuscoli in cui si illustra il sesso orale tra uomini… una roba da matti. Se denunci queste cose, ti danno dell’omofobo e del medievale».

Tornando al caso MUSE, ritiene sarebbe opportuno dotare gli istituti scolastici di regolamenti più stringenti, affinché la propaganda lgbt non si diffonda tra i più piccoli?

«Si possono fissare tutti i paletti che si vogliono, è però dimostrato come, anche con regole chiare, accurate e condivise, le scappatoie si trovano sempre. Il fatto è che la scuola dovrebbe rispettare i ruoli, invece, com’è successo a Trento, troviamo insegnanti che si sentono titolati a sostituire i genitori, ovviamente assecondando sempre il pensiero unico che impregna la nostra società. Di questo la scuola è partecipe e complice e gli insegnanti che sollevano obiezioni, vengono subito emarginati».

Come se ne esce?

«Implementare i documenti e le regole non è la soluzione. Però gli insegnanti devono imparare a rispettare i ruoli. Molti di loro pretendono di sostituirsi alle famiglie, non considerandole “adeguate ai tempi che viviamo”. Tutto questo, però, succede perché la famiglia è sempre più assente e distratta. Presi dalla routine e dal lavoro, i genitori rinunciano a trasmettere i propri valori, riducendosi ad essere il “contenitore” in cui il figlio nasce e viene cresciuto e alimentato. Quasi a sopperire a questa assenza, gli insegnanti – ma ormai anche associazioni e quant’altro – si assumono un ruolo educativo integrale».

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