03/11/2023 di Fabio Piemonte

Il gender come nuova religione? Il nuovo libro di Giulio Meotti

La cultura occidentale è in crisi profonda. Tale «crisi consiste nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati», per dirla con Gramsci. L’ideologia di genere è il primo di questi fenomeni, sempre in cima alle agende politiche locali, nazionali, europee e internazionali.

Inizialmente la teoria di genere «è stata spesso liquidata come una moda passeggera, una stravaganza, un sussurro culturale. Ora è diventata dogma e la libertà di pensiero e di espressione diminuisce man mano che si espande questo regno dell’irragionevolezza e dell’indottrinamento. È partito dalle accademie per arrivare al cuore pulsante della nostra società, con i suoi simboli, le sue aziende, le sue pubblicità, ossia con le immagini che ci mostrano ciò che vogliamo desiderare, ciò che vorremmo essere». È quanto indaga acutamente nel suo ultimo saggio, già disponibile, Giulio Meotti, dal titolo “Gender. Il sesso degli angeli e l’oblio dell’occidente” (Liberliberi 2023, pp. 150).

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E in effetti l’ideologia di genere si presenta come una nuova religione coi suoi dogmi, i suoi precetti e riti, i suoi adepti e apostati. Alle sue fondamenta risiede la cancellazione del dato biologico e della differenza sessuale. Lo rileva lo stesso filosofo della postmodernità Braudillard quando afferma: «L’avvento della problematica del genere, che ora prende il posto di quella del sesso, illustra la progressiva diluizione della funzione sessuale. Questa è l’era del Transessuale, dove i conflitti legati alla differenza – e anche i segni biologici e anatomici della differenza – sopravvivono molto tempo dopo che la reale alterità dei sessi è scomparsa. Non si tratta più dello sguardo seduttivo ma di uno strabismo sessuale generalizzato, che riflette quello dei valori morali e culturali. Ciascuno si ‘aggancia’ all’altro nel tentativo di appropriarsi indebitamente dei suoi segni distintivi. Ma entrambi sono infatti in combutta per cortocircuitare la differenza. L’utopia della differenza sessuale si conclude con lo scambio dei poli sessuali. Invece di una relazione duale, il sesso diventa una funzione reversibile. Al posto dell’alterità, una corrente alternata».

Di evidente matrice gnostica, la religione gender dapprima assume il dualismo cartesiano mente corpo, poi demonizza il corpo, invitando a considerarlo come un orpello da modificare a piacimento all’occorrenza secondo il proprio percepirsi. Una religione che ha come dogma l’assoluta fluidità di genere e che, per propagandare il proprio credo, si adopera alacremente in ogni ambito della vita privata e pubblica per «consentire ai bambini di considerare la loro identità di genere non correlata al loro sesso biologico; e anzi incoraggiarli in questa direzione; facilitare l’accesso dei bambini ai trattamenti ormonali, ai bloccanti della pubertà e agli interventi chirurgici che cambiano irreversibilmente i loro corpi; persuadere i giovani che le difficoltà tipiche dell’adolescenza – accettazione delle trasformazioni del proprio corpo, scoperta della propria sessualità, adattamento alla vita in società – sono principalmente causate dalla disforia di genere e possono essere risolte solo da un cambiamento di identità di genere; dare agli uomini che si dicono donne pieno accesso alle competizioni sportive, alle carceri e ai rifugi riservati alle donne», come sottolinea Meotti. E l’elenco delle finalità perseguite dagli adepti è in costante aggiornamento.

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Una religione, dunque, coi suoi «sono simboli, canti, bandiere, sfilate, ricorrenze»; i suoi eretici omofobi e transfobici – «obiettivo legittimo per una campagna di odio online o boicottaggio professionale» – e i suoi peggiori nemici, i detransizionisti, i quali, «non aderendo più alla teoria, sono simili agli apostati».

Della pericolosità dell’ideologia di genere se ne avvide in tempi non sospetti già quarant’anni fa Joseph Ratzinger che, intervistato da Vittorio Messori, osservava con lungimiranza profetica, come tale pretesa sovversiva sia destinata a ritorcersi anzitutto contro la persona stessa (come le drammatiche storie dei detransitioner attuali attestano): «Questo cosiddetto cambio di sesso non modifica in alcun modo il corredo genetico dell’interessato. É solo un artefatto esterno che non risolve alcun problema ma costruisce solo realtà fittizie». Sempre nel 1984 lo stesso rilevava altresì come «non sia un caso, inoltre, che le leggi si siano subito adeguate a tale richiesta. Se tutto è solo un ‘ruolo’ culturalmente e storicamente condizionato, e non una specificità naturale inscritta nel profondo dell’essere, anche la maternità è solo una funzione accidentale».

 

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