08/04/2024 di Donatella Isca

Grande successo per l’incontro con Jennifer Lahl a Pisa sull’utero in affitto

Una delle maggiori esperte – e attiviste contrarie – sul tema della maternità surrogata, Jennifer Lahl, fondatrice del Centre for bioethics and culture network e co-fondatrice dell'associazione Stop Surrogacy now, è intervenuta ieri, 7 aprile, a Pisa, durante l’evento organizzato da Pro Vita & Famiglia onlus e numerose altre sigle del mondo pro life e pro family e con il patrocinio del Comune di Pisa.

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All’ex Stazione Leopolda, infatti, si è tenuto il convegno “Maternità Surrogata: le donne, i bambini, gli intermediari”, che ha visto la presenza, appunto di Jennifer Lahl, ma anche di Francesca Romana Poleggi,  membro del direttivo dell’associazione Pro Vita & Famiglia e autrice del libro “Per amore dei nostri figli”, pubblicato in gennaio da Sugarco Edizioni e si è aperto con i  saluti istituzionali di  Giovanna Bonanno e Gabriella Porcaro rispettivamente Assessori alle Politiche Sociali e alle Pari Opportunità che hanno ribadito la natura lesiva della dignità umana dell'utero in affitto perché le  persone coinvolte, principalmente la madre surrogata e il figlio, vengono trattate alla stessa stregua di un oggetto. In primis il corpo della donna, considerato infatti un contenitore, o produttore di materiale genetico e poi anche il figlio, trattato come un oggetto da ordinare su catalogo.

A moderare l’evento – che ha visto un grande successo di pubblico, con oltre 120 partecipanti - la giornalista del Corriere della Sera Monica Ricci Sargentini, che con le sue coraggiose  inchieste ha contribuito  a far conoscere in Italia i termini reali di questa pratica disumana.  «Nella maternità surrogata – ha spiegato quest’ultima - il punto non è il contratto, ma il fatto che ciò che viene venduto o donato non è il servizio gestazionale: è sempre il figlio o la figlia. E possono essere venduti, comprati o donati solo gli oggetti, non le persone». Importante, durante l’iniziativa, è stato anche aver smontato la narrativa corrente che strizza  l’occhio a quello che viene definito un “gesto di altruismo” nei confronti di chi non può generare naturalmente. Facile intuire invece come l’enorme business che muove l'industria della fertilità nasconda forti interessi economici.

I vari relatori, infatti, hanno posto quesiti – anche retorici – sul fatto di chi si interessa della salute delle donne che cedono gratuitamente o dietro compenso  i loro ovuli? Chi si interessa della salute anche psichica delle donne che mettono a disposizione il loro utero per portare avanti una gravidanza per altri? Ma soprattutto chi si preoccupa della salute psicofisica del nascituro che si vede espropriato del diritto di conoscere le proprie origini, che vede reciso il legame con la madre che lo ha portato nel suo grembo per 9 mesi?

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Preoccupano poi i dati emersi dall’intervento di Jennifer Lahl che riguardano proprio la salute della donna coinvolta nel business della surroga di maternità (anche questo un eufemismo perchè la gravidanza è unica ed è quella condotta da chi ha in grembo il bambino). E’ stato infatti evidenziato come la donna che cede gli ovuli sia esposta a tutti i rischi legati all’assunzione di ormoni e quindi alla sindrome dell’iperstimolazione ovarica, come la gestante, tenuta ad assumere ormoni prima e dopo l’impianto sia esposta al rischio di complicanze, aborti spontanei, depressione post-partum superiore alla media.

Senza parlare della salute dei bambini nati dalla fecondazione artificiale nei quali si riscontra una preoccupante incidenza di difetti alla nascita: quali malattie genetiche, dovute cioè a danni ai cromosomi legate alla manipolazione degli embrioni, quali  la Sindrome di Beckwith-Wiedemann, la sindrome di Angelman, la sindrome di Prader- Willi, la sindrome di Silver Russel, maggiore incidenza di disordini dello sviluppo motorio, maggiore incidenza di autismo, incremento di deficit di disturbo da deficit di attenzione/iperattività, maggiore incidenza di malattie cardiovascolari e maggiore incidenza di tumori infantili (Journal of the American Medical Association (JAMA) Network Open è stato pubblicato lo studio “Valutazione della salute cardiovascolare dei bambini di età compresa tra 6 e 10 anni concepiti tramite la tecnologia di riproduzione assistita.

Inoltre, come ha ribadito Francesca Romana Poleggi, riportando quanto scritto nel suo libro “Per Amore dei nostri figli”, per assicurare un futuro all’umanità è necessario che si torni ad amare. La procreazione, il dare la vita è appunto un atto di donazione e non espressione di un desiderio egoistico per coronare un’esistenza perfetta. «Soltanto un papà e una mamma che si amano uniti in un'unione stabile, quale è il matrimonio, possono garantire alla società dei figli sani ed equilibrati. Soltanto l’amore, che è il bene dell'altro, può guarire il mondo da questa deriva antropologica. Bisogna ripartire – ha spiegato dalla famiglia, ed è la politica che deve non soltanto proteggere ma soprattutto promuoverla, mettendola al centro dei propri programmi».

Dal convegno è dunque emerso che l'Italia, in questo momento,  può rappresentare un faro per l’umanità. Il nostro Stato è infatti  il primo ad aver approvato, alla Camera il 26 luglio 2023 (ed è ora all’esame del Senato),  una proposta di legge che rende l’utero in affitto un reato universale, modificando l’articolo 12 della legge 40/2004 (che già vieta il ricorso alla Gpa in Italia punendo chi violi il decreto con la reclusione da tre mesi e due anni e con la multa da 600mila euro a un milione) introducendo dunque la perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all’estero da cittadini italiani.

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E’ interessante sottolineare la novità di questa proposta di legge perché il «reato universale» è un concetto che si applica a crimini ritenuti particolarmente gravi e che consente appunto di superare la barriera dei confini: un singolo Stato può così rivendicare la possibilità di perseguire reati e persone indipendentemente dal luogo in cui i fatti sono avvenuti.

Ci auguriamo, quindi, dopo aver ascoltato la testimonianza di Jennifer Lahl a Pisa, che tutti giungano ad una condanna convinta della maternità surrogata. Non lasciamo che il desiderio legittimo di genitorialità si trasformi in una nuova forma di schiavitù per le donne ma soprattutto, nell’ottica di una possibile introduzione dell’utero artificiale,  non lasciamo che i bambini diventino oggetto di contratti commerciali. I bambini non si comprano!

 

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