01/12/2020 di Luca Scalise

Eutanasia forzata su dementi, una violenza disumana

Eccoci arrivati all’eutanasia forzata in Olanda. Tutti si sono bevuti per anni le chiacchiere di chi presentava l’eutanasia come “tutela” della “libertà” di scegliere del sofferente, ed ecco il risultato: nel caso dei dementi non è necessario il consenso del paziente. Sempre di omicidio si tratta, ma – se, nel caso dell’eutanasia concordata con il paziente, comunque si ha ragione a nutrire forti dubbi sulla reale volontà di quest’ultimo – in questo caso chi viene fatto fuori o non ha acconsentito alla propria fine o proprio non vuole morire.

“Bella” forma di compassione. «Il terribile caso della dottoressa Arends fa scuola: il medico non è più tenuto a concordare con gli anziani tempi e modi per ucciderli. Anzi, può drogarli» per evitare che si difendano e oppongano resistenza, scrive un articolo di Tempi. Avevamo già parlato del caso di questa geriatra. Dopo aver notato la sofferenza di una sua anziana paziente - che in passato aveva redatto un testamento biologico esprimendo la volontà di morire se fosse stata ricoverata in una casa di riposo – iniziò a proporle più e più volte l’eutanasia.

«Penso ci stiamo spingendo troppo lontano, morta no», rispondeva la paziente. Ma per la dottoressa queste parole non avevano alcun valore, contava solo il testamento biologico – del quale veniva tradita la parte in cui la signora precisava che avrebbe voluto l’eutanasia solo «su mia richiesta, quando riterrò che sia giunto il momento», e quando «sarò nel pieno delle mie facoltà».

Così, la dottoressa, ritenendo che la donna non fosse in sé, pensò bene di interpretare lei stessa le volontà recondite della signora: «io, da medico, non potevo abbandonarla», affermava, come se farla fuori significasse salvarla. La paziente venne sedata a tradimento con delle droghe nel caffè. Alla prima iniezione, però, si svegliò e cominciò disperatamente a dimenarsi, così i parenti la bloccarono e la dottoressa poté continuare le iniezioni letali, causandone la morte.

Processata, fu assolta ed oggi il suo caso fa scuola, al punto che «la Commissione di controllo dell’eutanasia ha deciso di aggiornare il protocollo: secondo il presidente Jacob Kohnstamm, non è affatto necessario “che il medico concordi con il paziente il tempo o il modo in cui verrà somministrata l’eutanasia”».

Si scrive “eutanasia”, “dolce morte”, si legge strage di persone vulnerabili e indifese, anche contro la loro volontà.

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.