05/06/2025 di Salvatore Tropea

La Francia apre al suicidio assistito. Ludovine de La Rochère (Syndicat de la Famille): «Legge cinica e disumana. Scenderemo in piazza»

La scorsa settimana la Francia ha approvato - in prima lettura - una legge che di fatto vuole legalizzare il suicidio assistito. Un’apertura “storica”, che se verrà confermata con l’approvazione definitiva avrà enormi ripercussioni. Abbiamo intervistato chi, proprio in Francia, si sta battendo contro questa deriva ed è da anni in prima linea nella difesa della Vita: Ludovine de La Rochère, presidente del Syndicat de la Famille, un’associazione francese impegnata, appunto, nella difesa della vita e della famiglia.

Cosa è successo in Francia? Qual è la vostra posizione riguardo alla legge appena approvata?

«Il 27 maggio 2025, l’Assemblea nazionale francese ha votato a favore di due proposte di legge: la prima mira a rendere le cure palliative accessibili a tutti i francesi che ne hanno bisogno. La seconda mira a legalizzare il suicidio assistito e l’eutanasia.Questi voti costituiscono la prima tappa di un processo legislativo che durerà diversi mesi. Infatti, anche il Senato discuterà e voterà su questi testi. Successivamente ci sarà una seconda lettura, sia all’Assemblea nazionale che al Senato. Potrebbe addirittura esserci una terza lettura se le due Camere non trovassero un accordo. Alla fine, però, sarà l’Assemblea nazionale ad avere l’ultima parola. Anche se questa è solo la prima fase del processo, questo voto rappresenta un evento importante: è infatti la prima volta che l’Assemblea nazionale vota a favore del suicidio assistito e dell’eutanasia. Naturalmente è incredibilmente doloroso che i deputati abbiano votato per legalizzare tali atti e molto pericoloso che si sia superata una tappa del processo legislativo, seppur ancora solo quella iniziale. Il Syndicat de la Famille è fermamente contrario alla legalizzazione di tali procedure, poiché consistono nel provocare deliberatamente la morte invece di curare e accompagnare le persone malate. Nulla può giustificare questo, nemmeno la volontà di un paziente di porre fine alla propria vita. Nessuno, infatti, può chiedere a un altro di compiere tale atto».

Come ci ha appena spiegato, il Parlamento francese ha approvato all’unanimità anche una legge sulle cure palliative, mentre il testo sull’eutanasia ha profondamente diviso l’Assemblea. Cosa rivela, secondo lei, questo doppio voto sullo stato d’animo reale dei deputati e della società francese?

«Le cure palliative rappresentano un progresso straordinario e tutte le persone che vivono il periodo finale, con sofferenze, della propria vita, devono poterne beneficiare, cosa che non è ancora pienamente garantita in Francia. Chi difende la vita è molto favorevole a questo. I progressisti, che sostengono che ciascuno debba poter “scegliere come morire”, non potevano quindi opporsi al fatto che le cure palliative devono essere offerte a tutti. È quindi logico che i deputati abbiano votato all’unanimità la prima proposta di legge. Al contrario, come ha ben detto lei, l’Assemblea nazionale si è profondamente divisa su suicidio assistito ed eutanasia. Credo che i progressisti non se lo aspettassero, perché all’inizio dei dibattiti c’erano più deputati favorevoli a quella che chiamano “assistenza a morire”. Ma, grazie a testimonianze, interventi, dibattiti, agli incontri che abbiamo avuto e ai messaggi ricevuti dai francesi, un certo numero di deputati ha compreso tutte le implicazioni. Ancora di più, hanno realizzato che il testo non potrà che aprire la strada a successive estensioni: se alcuni hanno “il diritto di scegliere la loro morte”, perché altri ancora non dovrebbero averlo? È quindi evidente che, se questa proposta di legge dovesse passare, un giorno il suicidio assistito e l’eutanasia saranno proposti anche ai minorenni, alle persone con disturbi psichici, ecc».

Lei denuncia con forza la logica individualista dietro il “nuovo diritto” al suicidio assistito. Quali sono, a suo avviso, i pericoli concreti che questa legge comporterebbe per le persone vulnerabili?

«I progressisti sono focalizzati solo sull’individuo, come se ciascuno fosse solo al mondo, come se le scelte individuali non avessero conseguenze sugli altri, come se l’uomo non fosse un essere di relazioni, un “animale sociale” come diceva Aristotele. In realtà, le scelte e gli atti di un individuo hanno conseguenze per gli altri e, a seconda della scelta, possono essere dannose. Per quanto riguarda il fine vita, pretendere un diritto al suicidio assistito e all’eutanasia significa che un medico, o un’altra persona, sarebbe obbligato a dare la morte o a partecipare a un suicidio. Questo è esattamente l’opposto della vocazione del medico e, più in generale, va contro il divieto di uccidere, uno dei principi fondanti della civiltà, uno dei principi che ci permette di vivere insieme in società. Qui si parla inoltre di persone vulnerabili, dipendenti dagli altri a causa delle loro condizioni di salute, del loro handicap, della loro debolezza e della loro sofferenza fisica e/o psicologica. Questo stato implica anche che queste persone possano essere particolarmente vulnerabili agli abusi di debolezza o, più semplicemente, vivere una sofferenza che non rende la loro presunta “libertà di scelta” una scelta libera e consapevole, come pretende la proposta di legge per legittimare l’assistenza al suicidio o l’eutanasia. E anche se fosse drammaticamente davvero la loro volontà, con questa legge significa che invece di tendere loro la mano, dire che la loro vita conta per noi, fare tutto il possibile per alleviarla, li abbandoneremo all’iniezione letale, alla morte programmata, a una data e ora prefissate, come in uno di quei famosi corridoi della morte per i condannati. È l’opposto della fraternità, dell’amore. È disumano a livello personale ed è un cedimento a livello sociale. Avendo partecipato a questi dibattiti durante numerosi incontri con i parlamentari e avendo seguito con attenzione tutti gli interventi all’Assemblea nazionale, posso dire che siamo di fronte a un attivismo che descrive il male come un bene, arrivando a sostenere che si dovrebbe uccidere per amore. Tra le altre conseguenze molto dannose, inoltre, temo anche che le cure palliative decadano invece di svilupparsi. Non illudiamoci: abbreviare le vite costerà molto meno che accompagnarle. Dietro questo progetto di legge, quindi, c’è ideologia, ma anche un cinismo mostruoso».

Lei ha lanciato un appello ai senatori affinché blocchino questa proposta di legge. Ritiene che ci siano ancora margini politici e culturali per fermarla? E quale ruolo possono avere i cittadini e le associazioni pro life in questa battaglia?

«Penso che non sia impossibile fermarla, perché ho visto che un certo numero di deputati ha cambiato idea. Tuttavia, sarà estremamente difficile. Ma qualunque cosa accada, dobbiamo fare tutto il possibile per cercare di bloccarla. Questo lo faremo attraverso la sensibilizzazione, incontri, convegni, testimonianze. Forse soprattutto testimonianze, perché i nostri eletti fanno molta fatica a immaginare cosa possano portare le cure palliative e la voglia di vivere che anima ogni essere umano, anche molto malato, se è amato e circondato. Ma saranno necessarie anche mobilitazioni importanti: è necessario che i francesi consapevoli dei rischi scrivano ai parlamentari, che si facciano sentire in massa. Forse sarà anche necessario scendere in piazza per far capire ai nostri eletti che, come rappresentanti dei francesi, devono ascoltare i loro allarmi… e ascoltare la via della saggezza, della fraternità e del rispetto per i più vulnerabili tra noi».




Que s’est-il passé en France ? Quelle est votre position concernant la loi qui vient d’être adoptée?

«Ce 27 mai 2025, l’Assemblée nationale française a voté en faveur de deux propositions de loi : la première vise à rendre les soins palliatifs accessibles à tous les Français qui en ont besoin. Et la seconde vise à légaliser le suicide assisté et l’euthanasie. Ces votes constituent la première étape d’un processus législatif qui va durer plusieurs mois. En effet, le Sénat va lui aussi débattre et voter sur ces textes. Et il y aura ensuite une seconde lecture, aussi bien à l’Assemblée nationale qu’au Sénat. Il pourrait même y avoir une 3e lecture si les deux assemblées sont en désaccord. Et au final, c’est l’Assemblée nationale qui aura le dernier mot. Mais même si ce n’est que la 1e étape du processus, ce vote est un événement majeur : en effet, c’est la 1e fois que l’Assemblée nationale vote en faveur du suicide assisté et de l’euthanasie. Et bien sûr, il est incroyablement affligeant que les députés aient voté pour légaliser ces actes et très dangereux qu’une étape du processus législatif ait été ainsi franchie. Le Syndicat de la Famille est fermement opposé à la légalisation de tels actes puisqu’ils consistent à provoquer délibérément la mort au lieu de soigner et accompagner les personnes malades. Rien ne peut justifier cela, pas même la volonté d’un patient d’en finir. En effet, nul ne peut demander à un autre de commettre cet acte. En outre, en France, en cas de souffrances réfractaires, la loi permet de sédater le patient pour qu’il ne souffre pas».

Le Parlement français a adopté à l’unanimité la loi sur les soins palliatifs, tandis que le texte sur l’euthanasie a profondément divisé l’Assemblée. Que révèle, selon vous, ce double vote sur l’état d’esprit réel des députés et de la société?

«Les soins palliatifs sont un progrès extraordinaire et il faut que toutes les personnes en fin de vie puissent en bénéficier, ce qui n’est pas encore le cas en France. Ceux qui défendent la vie y sont très favorables. Quant aux progressistes, qui disent que chacun doit pouvoir « choisir sa fin de vie », ils ne pouvaient donc refuser que les soins palliatifs soient proposés à tous. Il est donc logique que les députés aient voté à l’unanimité pour la première proposition de loi. En revanche, l’Assemblée nationale s’est trouvée profondément divisée, en effet, sur des actes aussi graves que le suicide assisté et l’euthanasie. Et je pense que les progressistes ne s’y attendaient pas car, au début de ces débats, il y avait davantage de députés qui étaient favorables à ce qu’ils appellent « l’aide à mourir ». Mais au fil des témoignages, des tribunes, des débats, mais aussi des rendez-vous que nous avons eu et des messages qu’ils ont reçu des Français, un certain nombre ont réalisé tout ce que cela impliquait. Et plus encore, ils ont réalisé que le texte ne pourrait qu’ouvrir à des élargissements successifs : si les uns ont « le droit de choisir leur mort », pourquoi les autres ne l’auraient-ils pas ? Il est donc évident que si cette proposition de loi est adoptée, le suicide assisté et l’euthanasie seront un jour proposés aussi aux mineurs, aux personnes souffrant de troubles psychiques, etc».

Vous dénoncez avec force la logique individualiste derrière le “nouveau droit” au suicide assisté. Quels sont, selon vous, les dangers concrets que cette loi ferait peser sur les personnes vulnérables?

«Les progressistes sont uniquement focalisés sur l’individu, comme si chacun était seul au monde et comme si les choix individuels n’avaient pas un impact sur les autres, comme si l’Homme n’était pas un être de relations, un « animal social » suivant les mots d’Aristote. Et en l’occurrence, les choix et les actes d’un individu ont des conséquences pour autrui et, suivant le choix dont il s’agit, elles peuvent être néfastes pour l’autre. En ce qui concerne la fin de vie, prétendre à un droit au suicide assisté et à l’euthanasie implique qu’un médecin, ou une autre personne, serait sommé de donner la mort ou de participer à un suicide. C’est exactement le contraire de la vocation du médecin et, plus largement, c’est à l’opposé de l’interdit de tuer, qui est l’un des principes fondateurs de la civilisation, l’un des principes qui nous permet de vivre ensemble, en société. On parle en outre, ici, de personnes vulnérables, dépendantes des autres du fait de leur état de santé, de leur handicap, de leur faiblesse et de leur souffrance physique et/ou psychologique. Cet état suppose aussi que ces personnes peuvent être particulièrement vulnérables aux abus de faiblesse ou, tout simplement, vivre une souffrance qui ne rend pas leur prétendue « liberté de choisir » libre et éclairée, comme le veut la proposition de loi pour légitimer l’assistance au suicide ou la mise en œuvre d’une euthanasie. Cela signifie que des personnes dont on dira qu’elles veulent mourir serait mises à mort contre leur volonté. Et même si c’est réellement leur souhait, cela signifie qu’au lieu de tenir la main, de lui dire que sa vie compte pour nous, de tout faire pour la soulager, nous l’abandonnerions à l’injection létale, à la mort programmée, tel jour et telle heure, comme dans l’un de ces fameux couloirs de la mort des condamnés. C’est à l’opposé de la fraternité, de l’amour. C’est inhumain sur le plan personnel et c’est un affaissement civilisationnel sur le plan social. Pour avoir participé à ces débats lors de nombreuses rencontres avec des parlementaires et pour avoir suivi très attentivement toutes les prises de paroles à l’Assemblée nationale, je peux vous dire aussi que nous sommes confrontés à un militantisme qui décrit le mal comme un bien, qui va jusqu’à prétendre qu’il faudrait tuer par amour. Parmi d’autres conséquences très néfastes, je crains aussi que les soins palliatifs ne périclitent au lieu de se développer. Car il ne faut pas se leurrer, abréger des vies coûtera beaucoup moins cher que d’accompagner. Et d’ailleurs, des mutuelles françaises ne se sont pas gênées pour se déclarer favorables à cette proposition de loi. Il y a donc, derrière ce projet de loi, de l’idéologie, mais aussi un cynisme monstrueux».

Vous avez lancé un appel aux sénateurs pour qu’ils bloquent cette proposition de loi. Pensez-vous qu’il existe encore des marges politiques et culturelles pour l’arrêter ? Et quel rôle peuvent jouer les citoyens et les associations pro-vie dans ce combat?

«Je pense que ce n’est pas impossible de l’arrêter car j’ai bien vu qu’un certain nombre de députés ont changé d’avis. Cependant, ce sera extrêmement difficile. Mais quoiqu’il arrive, nous devons tout faire pour essayer de l’arrêter. Cela passera par des alertes, des arguments, des témoignages. Peut-être surtout des témoignages car nos élus peinent considérablement à se représenter ce que peuvent apporter les soins palliatifs et l’envie de vivre qui animent tous les êtres humains, même très malades, dès lors qu’ils sont aimés et entourés. Mais il faudra aussi des mobilisations majeures : il faut que les Français qui ont conscience des risques écrivent aux parlementaires, qu’ils se fassent entendre massivement. Il faudra peut-être même descendre dans la rue, pour signifier à nos élus qu’ils se doivent, comme représentants des Français, entendre leurs alertes… et entendre la voie de la sagesse, de la fraternité et du respect des plus vulnérables d’entre nous».

 

 

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