10/05/2016

Eutanasia e suicidio assistito. Il volto dietro la maschera

Ora che alla Camera si è iniziato a discutere di eutanasia e testamento biologico, giunge quanto mai utile l’iniziativa dell’associazione Generazione Voglio Vivere, che ha pubblicato e iniziato a distribuire ai suoi associati l’opuscolo Eutanasia e Suicidio Assistito. Il volto dietro la maschera.

Un testo il cui scopo è informare e confutare le tante menzogne che si dicono sul tema. I propugnatori della “cultura della morte” infatti, ricorrendo ad un linguaggio mistificatorio, manipolano l’opinione pubblica e tentano con ogni mezzo di celare la verità.

Per poter affrontare in maniera equilibrata il discorso sull’eutanasia innanzi tutto occorre chiarire i termini ed usare la razionalità, lasciando da parte il sentimentalismo. L’ordinamento giuridico, infatti, non si fonda né si occupa di affetti ed emozioni (e questo vale ovviamente anche per gli pseudo-matrimoni gay tanto cari a Renzi ed Alfano).

Premesso ciò, come ricorda la pubblicazione di Generazione Voglio Vivere, vi sono tre grandi miti da sfatare.

1. In Italia si registrano già migliaia di suicidi ed eutanasie clandestine: ergo, è necessaria una legge che regoli la situazione esistente ed escluda ogni abuso. Tutto ciò però è falso. Si tratta infatti di palese manipolazione dei dati statistici (si fece lo stesso con l’aborto). Non solo, si confondono anche i termini della questione, pasticciando tra le definizioni di eutanasia e di accanimento terapeutico: le presunte eutanasie altro non sarebbero che sospensioni di cure ormai inutili e sproporzionate. Peraltro, anche fosse tutto vero, è bene ricordare come il diritto serva a indicare ciò che deve essere e non quanto accade fattualmente. Ci sono tanti furti e tanti omicidi, ma nessuno si sogna di proporre una norma che regoli il diritto a rubare e ad ammazzare!

2. Il valore assoluto dell’autodeterminazione del paziente. Ma come misurare l’autodeterminazione? Chi può garantire che il paziente non sia oggetto di pressioni psicologiche e condizionamenti vari? Come si può asserire con assoluta certezza che è in grado di compiere una scelta così importante con piena libertà? Inoltre in tutto questo non si svilisce il ruolo del medico e la sua autonomia professionale? Il medico non può diventare mero esecutore della volontà del suo paziente. Se avesse il potere di togliere la vita (cosa peraltro in totale contrasto col giuramento di Ippocrate), diventerebbe un arbitro che può decidere, con tutti gli errori di valutazione del caso, chi è degno di vivere e chi no, aprendo scenari davvero inquietanti.

3. Una buona legge sull’eutanasia impedirà ogni abuso. Falso. Infatti nei Paesi dove è possibile “morire degnamente”, non solo il numero dei suicidi aumenta, ma ci si può ammazzare od essere ammazzati senza limiti e per qualunque problema. Come abbiamo scritto tante volte e come sostenuto da medici autorevoli come l’olandese Theo Boer, docente all’Università di Utrecht (un convertito alla cultura della vita), basta una piccola falla nella diga per far crollare tutto, secondo il principio del “piano inclinato”. Se la vita perde il suo valore e la sua dignità intrinseci, tutto è ammesso, tutto è possibile. E così basta una depressione, un dispiacere, un piccolo malessere per ritenere la propria esistenza inutile e dunque chiedere ed ottenere la cosiddetta “dolce morte”. Anche perché in ballo c’è il denaro: eliminare i malati costa meno che curarli e che investire nelle cure palliative. Sì, lo Stato con l’eutanasia risparmia! Anni e anni di lotte per uno “Stato sociale” e questi sono i risultati? eutanasia_Generazione-Voglio-Vivere

Nei Paesi Bassi il numero di morti per eutanasia è in costante aumento e riguarda anche i bambini e quanti non sono capaci di intendere e di volere, con buona pace dell’autodeterminazione del paziente. E senza che si incorra in alcuna sanzione. I medici che abusano del loro ruolo, infatti, raramente finiscono davanti alla legge e, quando capita, sono prosciolti. Stesso discorso vale per il Belgio, dove i casi di eutanasia, rispetto al 2003, sono aumentati del 600%, sancendo in pratica il diritto del medico di uccidere quando lo ritenga opportuno. La Svizzera non è da meno e il suicidio assistito è permesso tranquillamente anche a chi è “stanco di vivere”. In Oregon (USA) e in Canada, poi, c’è una situazione particolare. I ricchi possono permettersi le cure palliative. Ai poveri, invece, si raccomanda il suicidio assistito, perché non hanno denaro sufficiente per pagare la terapia del dolore. Incredibile ma vero. E questa sarebbe giustizia?

A proposito di cure palliative, l’Italia si è attivata a riguardo solo nel 2010, con la legge n. 38 concernente “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore. Ma finora i risultati stentano a farsi sentire. Non sarebbe allora meglio applicare la norma anziché occuparsi di eutanasia? Oltretutto, come dimostra l’approccio psicoterapeutico della Dignity Therapy, è dimostrato che generalmente il malato che dà un senso alla sua sofferenza e che viene assistito con amore, non chiede di morire. Una legge che consentisse l’eutanasia, invece, non eserciterebbe sul paziente un’indebita pressione perché chieda di essere tolto di mezzo in quanto rappresenta un peso per i familiari e un costo per la Sanità pubblica?

Insomma, a chi vuole avere chiari e semplici argomenti per la buona battaglia contro l’eutanasia di Stato consigliamo caldamente l’opuscolo che qui abbiamo rapidamente commentato. Per richiederlo, cliccare qui oppure scrivere a [email protected] .

Federico Catani


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