Negli Usa le tasse dei cittadini americani contribuiscono, volenti o nolenti, all’uccisione di esseri umani non ancora nati finanziando gli aborti attraverso i programmi statali e federali Medicaid. Un argomento, questo, saltato agli onori delle cronache americane e di tutto il mondo proprio qualche giorno fa – lo scorso giovedì 26 giugno – quando la Corte Suprema Usa ha stabilito che gli Stati avranno la possibilità di bloccare i finanziamenti pubblici per l’aborto. Negli stessi giorni è stato pubblicato un rapporto dell’American Family Association Action (Afa), che spiega come i soldi pubblici per gli aborti in realtà potrebbero servire a curare anziani, persone con disabilità e pazienti fragili con gravi esigenze di salute. Il rapporto Afa, inoltre, si focalizza sulle modalità con cui le cosiddette "cliniche della morte" ricevono finanziamenti pubblici che invece potrebbero essere destinate ad altre realtà sanitarie per prendersi cura di pazienti assistiti attraverso i programmi di servizi domiciliari e comunitari (HCBS)
Il rapporto dell’Afa
Secondo i dati del rapporto pubblicato dall’Afa, il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti (Hhs) «ha donato 1,535 miliardi di dollari a Planned Parenthood tramite sovvenzioni o accordi di cooperazione da Medicaid/CHIP e 3,28 milioni di dollari da Medicare in tre anni», costringendo le politiche sanitarie e gli enti regolatori a scendere a compromessi rispetto alle altre voci di bilancio. Insomma, per far quadrare i conti, è stato penalizzato il programma Hcbs, «progettato per fornire servizi supplementari, ma spesso altamente necessari, ai pazienti più vulnerabili», quali disabili e anziani, per cui molti beneficiari di tale programma sono costretti a interminabili liste d’attesa. E in effetti «i fornitori di servizi per l’aborto da miliardi di dollari non dovrebbero ricevere finanziamenti Medicaid che potrebbero essere piuttosto utilizzati per aiutare bambini con disabilità e adulti vulnerabili», ha dichiarato l’Afa. Per esempio soltanto in Florida Planned Parenthood ha recentemente ricevuto 11,7 milioni di dollari in sovvenzioni e rimborsi federali, mentre 77.123 pazienti inseriti nel programma Hcbs rimangono ancora in lista d’attesa.
Il taglio dei finanziamenti
Sin dal suo insediamento alla Casa Bianca il presidente Donald Trump ha iniziato a far rispettare l’emendamento Hyde, che vieta alla maggior parte dei fondi federali di sostenere direttamente gli aborti volontari; ha ripristinato le politiche che vietano alle organizzazioni non governative di utilizzare i soldi dei contribuenti per aborti volontari all’estero, e soprattutto, ha tagliato milioni di dollari in sussidi a favore dell’aborto congelando la spesa dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid). E ancora, Trump ha congelato i sussidi richiesti per la «pianificazione familiare» anche a Planned Parenthood, in particolar modo in nove Stati. Infine, come abbiamo detto, giovedì scorso la Corte Suprema Usa ha stabilito che i singoli Stati hanno il diritto di non destinare i finanziamenti pubblici del programma socio-sanitario ‘Medicaid’ ad aziende abortiste proprio come Planned Parenthood. D’altra parte, secondo lo stesso rapporto annuale della grande catena di cliniche abortiste, soltanto lo scorso anno ha incassato 699,3 milioni di dollari in rimborsi e sovvenzioni governative, ossia il 39% del totale delle sue entrate. Tali politiche se da un lato stanno ottenendo un effetto deterrente rispetto all’aborto chirurgico, dall’altro i cosiddetti ‘aborti a distanza’ stanno però contribuendo, drammaticamente, a sostenerne il settore.
Le contromisure dei Repubblicani
I Repubblicani hanno proposto diverse misure autonome per tagliare completamente i finanziamenti governativi alle cliniche abortiste, tra le quale il “No Taxpayer Funding for Abortion” e “l’Abortion Insurance Full Disclosure Act”, che vietano permanentemente l’utilizzo di fondi federali per gli aborti, laddove il “Defund Planned Parenthood Act” squalifica specificamente il colosso dell’aborto. Per ottenere l’approvazione del Senato di tali misure sarebbero necessari 60 voti, pertanto di recente sempre i Repubblicani hanno approvato alla Camera il cosiddetto “Big Beautiful Bill” di Trump, un disegno di legge che condensa gran parte del programma politico del presidente in un unico atto legislativo. In tale disegno di legge vi è una clausola esplicita che vieta i rimborsi Medicaid agli enti che praticano aborti volontari, Planned Parenthood compresa. Resta quindi da augurarsi che tale disposizione sopravviva a eventuali proposte di revisione: consentirebbe di salvare dalla morte tanti piccoli indifesi nel grembo materno e nel contempo contribuirebbe proficuamente a ridurre tempi e costi delle prestazioni sanitarie di cui necessitano i pazienti più fragili e vulnerabili, quali anziani, malati cronici e persone con disabilità.