09/04/2021 di Luca Marcolivio

ESCLUSIVA - Mario Giordano sul ddl Zan: «A farne le spese saranno i più deboli»

La battaglia politica e antropologica su ddl Zan è epocale e mette di fronte la vera libertà contrapposta a una cultura di “pseudodiritti”. Pro Vita & Famiglia ne ha parlato con il giornalista e scrittore, Mario Giordano, conduttore di Fuori dal coro su Rete 4 ed editorialista per La Verità e Panorama. Secondo Giordano, quella che alcuni considerano una battaglia di civiltà, porta in sé un principio “liberticida” e, sul piano pedagogico, andrebbe a scapito dei più piccoli.

 

Giordano, qual è la principale ragione per cui bisognerebbe essere contrari al ddl Zan?

«Delle due l’una: o il ddl Zan è inutile o è liberticida. Per punire i comportamenti che i suoi sostenitori intendono punire, esistono già gli opportuni strumenti normativi. Non c’è bisogno di una nuova legge per affermare che non si può aggredire per alcun motivo sessuale, razziale, linguistico, religioso. È come se si dicesse che serve una legge specifica per vietare l’omicidio delle persone omosessuali… ma un omicidio è sempre vietato, a prescindere che tu sia omosessuale o etero! Questo ddl non va a colpire comportamenti che sono già sanzionati ma va a danneggiare l’unico principio oggi non sanzionato: la libertà di pensiero. Quindi, che sia inutile o liberticida, è una legge che non va fatta. È evidente che qualcuno vuole deliberatamente varare una legge liberticida, nascondendola dietro l’ipocrisia dei diritti civili. Purtroppo, lo vediamo da anni, dall’aborto in poi: dietro la patina della tutela di un diritto, si nasconde l’offesa ad un altro diritto».

Per due volte, il centrodestra ha evitato l’incardinamento del ddl Zan al Senato. Secondo lei, quale strategia c’è dietro?

«Non sono un esperto di tecniche e di tattiche parlamentari, anzi, le dirò la verità: mi fa paura quando questioni così fondamentali diventano invece terreno di scontro, in base a maggioranze, alleanze e posizionamenti politici. Io credo, piuttosto, che, su questi temi, tutti noi dovremmo portare avanti delle battaglie culturali, come voi di Pro Vita & Famiglia state facendo. La tattica mi sembra qualcosa che va a sminuire le grandi partite che si stanno giocando. Credo che nessuna tattica politica possa reggere di fronte a una sconfitta culturale».

Sono otto anni che il centrosinistra insiste nel far approvare una legge contro l’omofobia. Perché così tante pressioni e così tanta determinazione, nonostante ogni volta manchino i numeri al Senato?

«Il fatto è che siamo di fronte a una battaglia epocale tra la libertà e il pensiero unico. È una delle tante battaglie che il pensiero unico sta conducendo contro chi continua a pensare con la sua testa e rifiuta di mandare il cervello all’ammasso. È chiaro che il ddl Zan è concepito per mettere il bavaglio a chi non si esprime in modo omologato. Da questo punto di vista, stiamo vivendo un periodo repressivo come non lo avevamo mai visto prima. Sulla scia di questo ddl, il politicamente corretto ci impone come bisogna parlare, cosa bisogna dire: diventa vietato dire “clandestino”, “zingaro”, “mamma” o “papà”… È una battaglia culturale, in cui il pensiero unico, attraverso vari strumenti, tende a imporre un modello unico di società che punta anche alla distruzione totale della famiglia».

Mai per l’approvazione di un progetto di legge, si era vista una tale mobilitazione di personaggi dello spettacolo, influencer, ecc. Cosa c’è dietro?

«Non me la prendo tanto con questi personaggi, sono in cerca di like e di seguito. Costoro, mettendosi sull’onda di un pensiero moderno e progressista, contano di guadagnare dei clic, che poi si trasformeranno in consenso e fama, quindi in contratti e soldi. Più che altro, trovo sorprendente che, dopo averci rotto le scatole con la “competenza” in politica, il mondo progressista e “intelligente” si inginocchi di fronte a Fedez perché pronuncia cose in linea con il politicamente e sessualmente corretto, del pensiero unico che piace, facendone immediatamente un guru e un “intellettuale”. Fedez cerca il successo e ci riesce pure bene, fa soldi e stipula contratti milionari. Mi fanno ridere quelli che parlano sempre in tono serio e con approccio “tecnico” alle cose e poi eleggono a maestro di vita uno come Fedez».

Un risvolto sottovalutato del ddl Zan: l’imposizione dell’ideologia gender nei programmi scolastici. Siamo alla fine della libertà educativa?

«In questo processo di distruzione della realtà, a farne le spese per primi, sono i più deboli, quelli che dovremmo difendere. Questo lo trovo spaventoso. Eppure, i più fragili sono proprio i bambini, quelli che avrebbero diritto alla conoscenza delle leggi della natura, che avrebbero diritto a una mamma e ad un papà, che avrebbero diritto a un preciso concetto di famiglia, non perché l’hanno deciso Mario Giordano o Toni Brandi ma perché lo dice la natura, perché, da che mondo è mondo, è così. Nel momento in cui la natura dovesse stabilire che due uomini possono generare un figlio accoppiandosi, allora cambierebbe tutto, ma fino ad ora non è mai accaduto. Nella loro crescita, i bambini e i ragazzi avrebbero bisogno di modelli di riferimento solidi, altrimenti si continuerà a far danni. Ancora una volta, quindi, dietro la rivendicazione di certi “diritti”, si sta in realtà attuando la più grande sottrazione di diritti a danno delle persone più deboli».




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