09/03/2017

Embrioni: sono cose di proprietà o figli?

Il Tribunale di Milano ha ordinato il dissequestro dei 550 embrioni congelati che erano nella clinica di Antinori, il guru della fecondazione artificiale che usava modi alquanto spicci per procurarsi gli ovuli...

...(certe forme di violenza e sfruttamento delle donne non si ricordano, l’8 marzo. Chissà come mai).

Ma oltre alla questione femminile, qui  si tratta di riaffermare il principio di uguaglianza e non discriminazione della dignità di ogni essere umano.

Gli embrioni sono bambini molto piccoli. Questo è il dato scientifico reale. Ma evidentemente per i piccoli il principio di uguaglianza suddetto non vale: sono “Pre-persone”?

In proposito leggiamo il comunicato stampa dell’AIGOC (Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici Cattolici) di ieri.

ALLA RICERCA DEI “LEGITTIMI PROPRIETARI

O DEI LORO GENITORI BIOLOGICI ?

La notizia data dalla stampa il 27 febbraio u.s. del dissequestro di circa 500 embrioni per ordine del Tribunale del Riesame di Milano, un tempo custoditi presso la clinica di Antinori ci pone di fronte alle drammatiche conseguenze della legge 40/2004 e delle successive liberalizzazioni operate dalla Corte Costituzionale.

La terminologia usata per descrivere l’opera della pm, che ha fatto ricorso in Cassazione contro il dissequestro, ricostruire chi siano i “legittimi proprietari” e stabilire a chi vadano restituiti gli ovuli fecondati, ci fa comprendere lo stato di degrado culturale cui siamo giunti in meno di 13 anni di fecondazione extracorporea di stato.

R. G. Edwards, pioniere della fecondazione extracorporea e premio Nobel per la Medicina, già nel 1981 non aveva dubbi nel definire lo zigote “microscopico essere umano nelle primissime fasi del suo sviluppo”.
Il Comitato Nazionale per la Bioetica il 22 giugno 1996 all’unanimità ha affermato che “l’embrione è uno di noi”, “gli embrioni non sono mero materiale biologico, meri insieme di cellule: sono segno di una presenza umana, che merita rispetto e tutela” .
La Corte Europea di Giustizia di Lussemburgo il 18 ottobre ha sentenziato che “Nessun brevetto può essere concesso a procedure che utilizzino embrioni umani o che comunque ne presuppongano la preventiva distruzione”.

Alla luce di queste tre citazioni ci chiediamo come si fa a parlare di “legittimi proprietari” e non si parli invece di genitori biologici che hanno responsabilità nei confronti dei figli che con il loro consenso sono stati prodotti?

L’altro aspetto preoccupante ed inconcepibile in uno stato di diritto è il venire a conoscenza – il sospetto ce l’avevamo già e più volte lo abbiamo segnalato nei comunicati stampa sulle annuali relazioni al Parlamento del Ministro della Salute sulla legge 40/2004 – che c’è una difficoltà nel reperire le informazioni necessarie a rintracciare le “donatrici” [in realtà venditrici. E, nel caso di Antinori, donne cui sono stati rapinati gli ovuli, con violenza, NDR], cioè che non esiste all’interno della clinica un registro dal quale si può scoprire chi è il padre biologico e la madre biologica e chi sono i genitori committenti di ogni embrione crioconservato.

Se tenessimo in debita considerazione il fatto che questi embrioni sequestrati-dissequestrati più volte non sono materiale biologico, oggetti/cose, ma “microscopici esseri umani nelle primissime fasi del loro sviluppo”, che secondo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani hanno la nostra stessa dignità, inerente ad ogni membro della famiglia umana, certamente sia il linguaggio usato che i provvedimenti sarebbero totalmente diversi ed i Parlamentari sentirebbero il dovere di rispettare e tutelare questi nostri microscopici fratelli più deboli ed indifesi.



AGISCI ANCHE TU! FIRMA LE NOSTRE PETIZIONI

NO all’eutanasia! NO alle DAT!

#chiudeteUNAR


Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.