16/04/2021 di Luca Marcolivio

Ddl Zan: centrosinistra spaccato, anche fuori dal Parlamento. I Verdi contrari

Ora che per il ddl Zan si prospetta la calendarizzazione in Senato, la strada sembrerebbe finalmente in discesa per gli ideologi arcobaleno. La realtà, però, si presenta più complessa di quello che appare e, ad un’analisi più attenta delle cose, finanche all’interno del centrosinistra la visione è tutt’altro che unanime.

Sorprende, infatti – ma non troppo – trovare tra i “malpancisti”, persone assolutamente integrate nel giro omosessualista e nelle sue cause, come Anna Paola Concia. L’ex parlamentare del Partito Democratico, sposata con una donna di nazionalità tedesca, ha espresso la propria contrarietà all’inclusione delle donne come minoranza da tutelare, trattandosi di «metà della popolazione». Concia propone quindi l’eliminazione della parola «sesso» dall’elenco delle categorie soggette a discriminazioni e a violenze.

Un altro distinguo importante è arrivato dai Verdi ed è significativo che, anche in questo caso, a veicolarlo sia stato il quotidiano dei vescovi. I Verdi non sono attualmente presenti in Parlamento (sebbene quattro loro esponenti facciano parte del Gruppo Misto alla Camera) ma storicamente il loro peso all’interno delle coalizioni di centrosinistra, per quanto esiguo, è sempre stato decisivo. In un’intervista ad Avvenire, Luana Zanella, deputata dal 2001 al 2008, ha spiegato le ragioni delle perplessità dei Verdi e ha annunciato una lettera ufficiale del suo partito, che sarà indirizzata alla Commissione Giustizia della Camera, in vista della discussione di martedì prossimo.

A un primo approccio generale, Zanella definisce l’attuale bozza Zan un «testo non buono», che «va migliorato». «Per paura di essere tacciati di omofobia o transfobia – ha detto – i malcontenti non si sono fatti avanti». Il primo nodo critico contestato dall’esponente dei Verdi riguarda l’articolo 1. «Quando si stabilisce che sono punibili le condotte discriminatorie fondate tra l’altro sul “genere” e sulla “identità di genere”, non si rispettano i requisiti di determinatezza e tassatività richiesti per nuove fattispecie penali – spiega l’ex parlamentare –. Si tratta di termini oggetto di dibattito culturale, politico, giuridico e soggetti a interpretazione controverse».

Altro punto: come suggerito già da Arcilesbica, i Verdi propongono di sostituire il termine «genere», «stereotipi di genere» e «identità di genere» con «transessualità». In questo modo, sostiene Zanella, si andrebbe a difendere «pienamente i diritti delle persone transessuali senza confliggere con quelli delle donne». Secondo l’esponente dei Verdi, «più che il desiderio di proteggere le persone», vi sarebbe l’intenzione di «spianare la strada all’auto-identificazione come uomo e donna».

Il rilievo più significativo riguarda comunque l’utero in affitto. L’auspicio di Luana Zanella è che dichiarandosi contrari a questo metodo, non si finisca «accusati di essere transescludenti». Tale problematicità, osserva l’ex deputata, va affrontato «con coraggio e determinazione», altrimenti ne faranno le spese le «conquiste delle donne» e l’«affermazione delle differenze sessuali, della valorizzazione delle differenze e delle mutazioni antropologiche».

In conclusione, Zanella commenta gli endorsment di personaggi dello spettacolo come Fedez a favore del ddl Zan: «Questa grancassa mediatica ha generato una adesione con gli stessi meccanismi populisti, viscerali e ideologici che la sinistra tanto condanna».

Va puntualizzato che le posizioni di Anna Paola Concia e di Luana Zanella sono in ogni caso perfettamente inquadrabili nell’ideologia gender, pur rappresentandone una forma sfumata e apparentemente “ragionevole”. I loro punti di vista sono dunque ugualmente lontani anni luce dai principi che Pro Vita & Famiglia porta avanti: la difesa senza compromessi della famiglia naturale e dell’identità biologica di ogni essere umano.

Rimane comunque in piedi un dubbio: per quale motivo, all’interno del centrosinistra, ad esprimere prospettive più problematiche e non allineate all’impostazione massimalista dell’omofobia (così com’è espressa nell’attuale bozza Zan), sono stati finora soltanto ex parlamentari? Forse nell’ambito del Parlamento attuale vigono equilibri tali, per cui su questi temi nessun dissenso è tollerato?

 




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