Anno nuovo, ideologia arcobaleno vecchia. Verrebbe da commentare così, con una nota amara, quello che – secondo quanto segnalato a Pro Vita & Famiglia da molti genitori e famiglie – è andato nei giorni scorsi in onda sul canale Super. Sì, perché in ben due puntate della sitcom La vera casa dei Loud - spin-off live-action del cartone animato A casa dei Loud – andate peraltro in onda poco prima di cena (18:30), si sono veicolati chiari contenuti arcobaleno. Per la precisione, si sono visti in un primo episodio un bambino con «due papà» e, nel secondo, si è parlato del “rinnovo” delle «nozze» dei due.
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Un fatto a nostro avviso grave ma, attenzione, non nuovo neppure per questo prodotto televisivo. Già nel 2016, infatti, come ricorda un articolo di Fanpage, in A casa dei Loud si era vista una cosiddetta famiglia arcobaleno. In quell’occasione, per l’esattezza, si era mostrata «per la prima volta una coppia di genitori gay. Sono i due papà di Clyde McBride, il migliore amico del protagonista Lincoln Loud (11enne alle prese con una famiglia di ben dieci sorelle)». Lo stesso articolo, con riferimento a quella puntata, entusiasticamente evidenziava come «una famiglia guidata da due genitori dello stesso sesso» fosse «un'autentica svolta nella storia dell'intrattenimento dedicato ai più piccoli».
Da allora ad oggi questo tipo di «svolte», per così dire, non si sono certo ridotte, con in particolare le grandi case di produzione di contenuti per bambini – in testa la Disney, contro le cui iniziative ideologiche Pro Vita & Famiglia ha lanciato una partecipata petizione, che ha superato le 45mila sottoscrizioni – che sembrano aver fatto delle rivendicazioni arcobaleno una sorta di bussola del loro lavoro. Un fenomeno che ha le sue ragioni, già ampiamente esplorate su questo sito, ma che non per questo merita d’essere preso sottogamba. Perché di mezzo, evidentemente, c’è un valore fondamentale: l’educazione dei bambini.
Di più, quello cui stiamo assistendo in questi anni è il tentativo - da parte dei cartoon e di serie tv per ragazzi – di scavalcare il primato educativo delle famiglie, andando a trasmettere ai giovanissimi non già i valori della tolleranza e dell’inclusione (sui quali non si può che essere d’accordo), bensì precise visioni antropologiche ed etiche; il che è assai diverso. Il fatto è che nel mondo dello spettacolo, incluso quello per bambini, lavorano non da anni bensì da decenni autori e professionisti che sono a loro volta, spesso, militanti Lgbt.
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Abbastanza ovvio, quindi – anche se non giustificabile, ci mancherebbe -, che costoro tentino con i propri prodotti di veicolare concezioni di parte nelle quali si riconoscono. Solo che, ecco il punto, il fenomeno in sé non è facilmente arginabile. C’è e basta, verrebbe quasi da dire. Anzi no, attenzione. Un antidoto in realtà c’è: è quello, per le famiglie, di vigilare con sempre maggiore attenzione sui contenuti televisivi seguiti dai loro figli e, per chi ha a cuore certi valori, il compito è di non lasciare che nessun tentativo di propaganda passi sotto silenzio.
Sì, perché la vera vittoria della propaganda, in fondo, non è neppure quello di fare (spesso bene, tocca riconoscerlo) il proprio mestiere ideologico, per così dire, bensì quello di non essere più avvertita come tale; di agire indisturbata. Per questo, anche se è chiaramente scomodo oggi fare certe battaglie, esse vanno condotte giorno per giorno. I bambini e i giovanissimi meritano questo ed altro.