16/08/2017

Chi è l’avvocato che “difendeva” Charlie Gard

Crediamo che Charlie sia stato mandato a noi per una ragione. E faremo in modo che la sua morte non sia inutile” ha detto la mamma di Charlie nell’ultima straziante intervista rilasciata al Daily Mail, dopo la morte del piccolino.

Siamo davvero convinti anche noi che la breve vita di Charlie – come la vita di chiunque – abbia non solo un valore, ma anche un senso, uno scopo.

Per un esempio recente, cliccate qui.

Ma la cosa più importante è forse che Charlie ha costretto molti a pensare. E dai commenti e dalle mail che sono giunte in Redazione è emersa – tra le tante – una domanda a cui riteniamo di poter dare risposta.

Perché l’avvocato di Charlie era diverso dall’avvocato dei genitori?

«Ma perché, durante il contenzioso legale – che di fatto ha impedito ai genitori di Charlie di tentare le cure sperimentali tempestivamente, quando ancora la malattia del piccolo non era troppo degenerata – l’avvocato dei genitori era diverso dall’avvocato di Charlie?»

Perché lo scandalo che mai abbastanza viene denunciato, in tutta la vicenda di Charlie, è che  lo Stato ha annichilito, calpestato e scavalcato la famiglia: i genitori avevano i loro avvocati (che hanno lavorato gratis, per la buona causa), lo Stato ha scelto un avvocato diverso per il bambino, perché si dava per scontato che l’interesse di Charlie non fosse ben rappresentato dai genitori che volevano tentare di curarlo.

Paradossalmente, “difendeva” Charlie chi voleva ucciderlo.

Chi “difendeva” Charlie dai genitori che volevano tentare di curarlo?

Assuntina Morresi ha spiegato bene chi è l’avvocatessa scelta per “difendere” Charlie.

Victoria Butler-Cole,  Assistent Director del Nuffield Council on Bioethics, della Nuffield Foundation, finanziato dal Medical Research Council e dal Wellcome Trust, che  – tanto per fare un paio di esempi – si è schierato a favore della creazione di chimere (embrioni misti umano/animali), che è stato un fautore della creazione di embrioni con Dna di tre persone diverse.

 L’avvocatessa “difensore” di Charlie è presidentessa di “Compassion in dying”, un ente di “beneficienza” votato ad «aiutare i cittadini in tutte le decisioni personali sul fine vita, supportando ad esempio le direttive anticipate di trattamento specie per trattamenti che si vorrebbero rifiutare nel caso non si fosse più in grado di dare il proprio consenso», spiega la Morresi.  «Nel 2012, ha incassato 1,023,133 sterline a fronte di 336,436 di spese. Il Chief Executive è Sarah Wootton (fra i fondatori di Abortion Rights)». La signora Watton insieme ad altri alti dirigenti della  “Compassion in dying” sono  nel direttivo di un’altra associazione, che la “Compassion in dying” definisce “sorella”, la   “Dignity in Dying”, esplicitamente votata alla promozione dell’eutanasia.

Le causa Briggs, “vinta” dall’avvocatessa di Charlie

Victoria Butler-Cole ha curato gli interessi di Lindsey Briggs ottenendo l’uccisione del marito: Paul Briggs, 43 anni, veterano della guerra del Golfo, era in stato di minima coscienza. La moglie ha chiesto e ottenuto, grazie alla Butler-Cole, che gli fossero sospesi cibo e acqua. L’uomo è stato ucciso: è morto di fame e di sete, nonostante i medici ritenessero che ci fossero possibilità di miglioramento. Non era certo la prima volta che accadeva qualcosa del genere in Gran Bretagna, ma – diceva The Times«è la prima che una Corte ha stabilito che acqua e cibo vengano sospesi ad un paziente clinicamente stabile».

In quella circostanza la Butler-Cole si è schierata esplicitamente a favore dell’eutanasia attiva e rapida (perché perdere tanto tempo ad aspettare che il condannato muoia di fame e di sete?).

Indovinate cosa pensa delle DAT l’avvocatessa di Charlie?

In occasione di un altro caso recente in cui la Butler-Cole assisteva una madre che chiedeva l’eutanasia per la figlia, la Cole ha espressamente dichiarato alla stampa che bisogna incoraggiare le persone a scrivere le proprie disposizioni anticipate di trattamento (le nostre DAT), così che le loro famiglie poi non abbiano bisogno di rivolgersi ai tribunali.

Ecco chi difendeva il “best interest” di Charlie. Ecco chi è che sostiene l’importanza della legalizzazione del testamento biologico. Bisognerebbe ricordarlo ai nostri senatori, a settembre quando dovranno esaminare la proposta di legge sulle DAT. 

Redazione


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