20/04/2023 di Luca Marcolivio

Carriera alias. Mennuni (FdI): «Destabilizzante per i giovani, Miur faccia chiarezza»

A difesa della maestra Marisa Francescangeli è scesa in campo anche Lavinia Mennuni. La senatrice di Fratelli d’Italia ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, per sapere se non ritenga «eccessivo e assolutamente inappropriato» il provvedimento disciplinare comminato dall’ufficio scolastico provinciale di Oristano nei confronti dell’insegnante che aveva fatto recitare un’Ave Maria ai propri alunni. Contestualmente, la parlamentare domanda al ministro «se non intenda avviare un’immediata ispezione dei preposti organi ministeriali al fine di accertare se il pronunciamento dell’ufficio scolastico provinciale sia stato dettato da gravi e inaccettabili motivi di intolleranza ideologica, laicista, anticristiana e, come tali, incompatibili con la libertà di insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado». Contattata da Pro Vita & Famiglia, la senatrice Mennuni ha spiegato le ragioni della sua interrogazione parlamentare, soffermandosi anche sulle controversie legate alla carriera alias.

Senatrice Mennuni, partiamo dalla vicenda della maestra. Cosa l’ha motivata a inoltrare questa interrogazione al ministro Valditara?

«La storia di questa insegnante che, semplicemente per aver voluto recitare un’Ave Maria in classe con i suoi alunni, è stata oggetto di attacchi piuttosto seri e forti, mi ha profondamente stupita e colpita. Peraltro, da quello che ho letto dai giornali, sarebbero stati solo due i genitori che avrebbero lamentato la recita della preghiera in classe, mentre tutti gli altri avrebbero difeso l’operato dell’insegnante medesima. Tutto ciò mi ha profondamente colpita e turbata, anche a fronte del fatto che spesso nelle scuole vediamo tentativi di introdurre ideologie – ad esempio, l’ideologia gender – che possono destabilizzare il processo di crescita degli individui più giovani. Quindi, appare paradossale che, invece, si vada a sanzionare chi proponga elementi che appartengono alla nostra eredità culturale nazionale. Per questo motivo, ho ritenuto di dover porre attenzione sull’accaduto, chiamando in causa con un’interrogazione proprio il ministro».

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Ritiene quindi che la maestra Francescangeli sia stata una vittima di questo mancato rispetto della libertà d’educazione che sta producendo contraddizioni sempre più evidenti?

«Assolutamente sì, ritengo debba essere fatta luce su quanto avvenuto, quindi, nell’interrogazione che ho presentato al Ministro, ho chiesto che gli organi ministeriali possano accertare quanto è avvenuto nell’ufficio scolastico provinciale dove l’episodio si è verificato. Credo che comunque debba essere accertato se ci siano stati atti di intolleranza anticristiana, assolutamente incompatibili con la libertà d’insegnamento nelle nostre scuole. Attendo quindi di conoscere l’esito dell’interrogazione e spero sia fatta luce su questa vicenda».

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Venendo a un risvolto della non corretta applicazione del principio della libertà d’insegnamento o di educazione, cosa ne pensa invece della carriera alias?

«Come accennavo, sono in gioco elementi veramente preoccupanti. Il rischio è quello di inserire in ambito scolastico principi così complessi e così delicati, che rischiano di determinare processi di destabilizzazione tra i giovanissimi. Non ho mai nascosto, quindi, una contrarietà netta nei confronti di questi percorsi negli istituti scolastici e credo che anche su questo debba essere fatta luce da parte del Ministero e di tutti gli organi preposti. In altre nazioni, dove ci si è portati molto avanti in merito al proporre questa ideologia – nello specifico, attraverso lo strumento della carriera alias – si è tornati indietro, perché ci si è resi conto che, purtroppo, possono essere commessi errori gravissimi da parte di ragazzi ancora molto giovani, che ancora non hanno una coscienza autenticamente formata. Penso quindi che il dovere delle istituzioni scolastiche – e anche il nostro dovere come governo – sia quello di evitare di esporre questi individui molto giovani, quindi più fragili, a elementi che possano appunto determinare i problemi che stavo enunciando. Detto ciò, visto che questo problema esiste, è ovvio che abbia destato particolare scalpore soprattutto nella società civile. Sono state tantissime le persone, le associazioni, le realtà che mi hanno scritto, sostenendo con forza questa interrogazione che ho presentato, proprio per ribadire che appare paradossale che ci possa essere un’azione nei riguardi di chi voglia recitare una preghiera, che – come accennavo – appartiene alla nostra tradizione, alla nostra cultura, in un’epoca in cui, purtroppo, si sta tendando di introdurre dei percorsi che – essi sì – sarebbero veramente da attenzionare».

 

Qui in basso il testo dell'interrogazione parlamentare

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