13/04/2023 di Gloria Callarelli

ESCLUSIVA – Parla la maestra sospesa per aver pregato: «Ecco cosa è successo»

Abbiamo contattato telefonicamente e intervistato Marisa Francescangeli, la maestra finita suo malgrado alla ribalta delle cronache per aver recitato delle preghiere in una scuola primaria di Oristano. Un’iniziativa che le è costato addirittura una sospensione di 20 giorni con decurtazione dello stipendio, polemiche a livello nazionale – anche politico – e numerose congetture su sue altre presunte iniziative a carattere religioso in classe davanti ai bambini. Tra queste anche le accuse – smentite categoricamente dalla stessa maestra – di aver in passato affermato che terremoti ed eruzioni nel mondo sarebbero castighi di Dio per “vendicarsi” della malvagità degli uomini. Ma torniamo al fatto incriminato in classe ed ecco la verità dell’insegnante.

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Si rincorrono tante voci e molto è stato scritto sulla vicenda che La riguarda in prima persona. Cosa è accaduto?

«Due giorni prima delle vacanze di Natale ho avuto l’incarico di andare a sostituire un collega assente in una terza, della quale, tengo a precisare, essendo già una mia classe, conoscevo i bambini. Nelle due terze i bambini fanno religione cattolica. In questa classe hanno fatto la prima confessione, in quarta, l’altra classe che seguo, stanno facendo la prima comunione. Per questo motivo con loro abbiamo pensato di iniziare con una preghiera le lezioni, cosa per la quale io chiesi a suo tempo il parere alle mamme. Parere che dette esito positivo. Non l’ho chiesto in terza perché nonostante tutti facciano religione cattolica, una bambina non è battezzata; è capitato però ad esempio che l’anno scorso occasionalmente una preghierina per il nonno di una bimba che stava male l’abbiamo recitata. Sa: i bambini con la maestra parlano, raccontano le loro esperienze e così spontaneamente mi è venuto di fare questo gesto per la bambina, per rassicurarla. E’ stata una cosa spontanea, la stessa bimba era felicissima di farlo e gli altri bambini volevano spontaneamente fare la stessa cosa per i loro nonni».

Invece quel giorno cosa è successo?

«Ho deciso di fare con i bambini un bracciale con le perline dell’ave Maria, un piccolo rosario. L’avevo già fatto nella mia quarta, l’ora precedente. Avevo le perline e i fili e ho pensato di tenerli così impegnati e in più di fargli un piccolo regalo in occasione del Natale. Nel momento in cui venivano alla cattedra per mettere il gancetto ho detto loro: “Che Dio vi benedica”. I bambini rientrati a casa giustamente hanno fatto vedere il regalino ai genitori. Due mamme si sono quindi lamentate e non hanno gradito il regalo né che si preghi o si cantino canti sacri in aula. Io faccio anche musica con i bambini e confermo, certo, di aver fatto cantare alcuni canti di Natale. Non faccio certo cantare ai bambini le canzoni di Sanremo, magari quelle diseducative con parolacce. Siamo anche educatori del resto».

Nessun Rosario detto in classe dunque

«No nessuno. Solo un’Ave Maria e un Padre Nostro».

Si parla di una benedizione impartita con l’olio santo

«Io non ho usato nessun olio santo per benedire alcuno. L’unica cosa avvenuta è che avevo messo dei gancetti per i braccialetti nella borsa dove portavo con me anche l’olio preso a Medjugorje. Poiché era lì a vista ho spiegato ai bambini anche la storia dell’olio. Aveva un profumo molto forte, i bambini incuriositi hanno voluto odorarlo, lo hanno preso; è stato tutto molto spontaneo, senza situazioni particolari. Mi sono confrontata anche con un sacerdote che mi ha confermato di non aver fatto nulla di male».

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Poi come si sono evolute le cose?

«A quel punto il dirigente mi richiama e mi fa sapere che le mamme si sono lamentate e mi ha chiesto di scusarmi con loro. Preciso qui che lui sapeva delle preghiere decise a inizio lezione in quarta. Convocata quindi nei giorni successivi in presidenza, mi sono scusata con le mamme. Ho detto loro che pensavo di fare solo un gesto carino. Devo dire la verità: sono rimasta amareggiata perché mi sarei aspettata che le due mamme mi avessero parlato apertamente de visu senza andare subito dal dirigente. Ma tant’è. C’è stata invece tanta solidarietà dagli altri genitori. Pensavo a quel punto che la cosa si chiudesse lì. Invece non è stato così: dopo venti giorni mi viene consegnata una raccomandata a mano dal dirigente, con tanto di sorriso da parte sua: non immaginavo che dentro ci fosse la prima convocazione dell’ufficio scolastico».

Quindi alla prima lettera ne è seguita un’altra…

«Sì. Dopo circa un mese mi arriva una seconda raccomandata a mano in cui mi si notificava che ero stata sospesa dal lavoro per 20 giorni con la riduzione dello stipendio. Quando ho ricevuto quest’ultima raccomandata ero sotto shock e l’ho aperta solo la sera: sentivo che c’era qualcosa di brutto. Vorrei sottolineare che l’ufficio scolastico regionale mi ha convocato per la prima segnalazione e non per la seconda. Legalmente non è giusto e infatti ho presentato ricorso in tribunale. Delle relazioni riportate dal dirigente all’ufficio scolastico non ne era a conoscenza nessuno né i genitori né tantomeno io. Alle famiglie ho detto: fate anche voi accesso agli atti, così vi rendete conto di quello che è stato scritto e riportato».

Dopo le segnalazioni ha parlato con il Dirigente Scolastico? Cosa le ha detto?

«Il dirigente è scomparso: nemmeno i genitori sono ancora riusciti a parlare con lui».

Quindi cosa ha fatto dopo la seconda raccomandata?

«A quel punto un’amica mi ha consigliato di fare un articolo sul giornale: “Devi far sapere come è andata” mi diceva. Non ero pronta però a raccontare tutto. Non sapevo che fare! Il giorno dopo mi è arrivata la risposta, secondo me un segno che avevo chiesto: mi chiama una rappresentante di classe proprio della terza, la classe del fatto incriminata, dicendomi anche lei che dovevo fare un articolo su quanto accaduto, girandomi contemporaneamente il numero di telefono di una giornalista della zona. Ho rotto gli indugi: volevo solo che la verità uscisse fuori».

Dopo la diffusione della notizia sono emersi altri particolari e soprattutto molte indiscrezioni, non confermate. Che lei non ha rispettato il programma scolastico, che non era il primo episodio. Lo stesso Ministro è intervenuto in questo senso. Cosa risponde?

«Sul primo punto ho invitato il dirigente a venire in classe e verificare il programma. Ha fatto illazioni senza prove, ingigantendo segnalazioni di qualche genitore. Non mi ha sostenuto come docente e anzi ha messo in dubbio la mia professionalità. Gli altri genitori testimonieranno che ho sempre fatto il mio lavoro. Sulla questione di altri precedenti episodi probabilmente si riferiscono a quando in classe l’anno scorso presi posizione contro il fumo di sigaretta. Un bambino in quell’occasione fece il gesto di fumare e mi sono sentita in dovere di spiegare che il fumo fa male. Cosa dovevo dire? Forse che il fumo fa bene perché qualche mamma o genitore fuma? Come ho detto prima, siamo educatori prima di tutto».

Come pensa finirà?

Io non vedo l’ora di rientrare dai miei bambini. E’ stata procedura troppo grave nei miei confronti, ma lo è stata soprattutto nei confronti dei miei bambini. Noi viviamo del nostro stipendio, capisce. Ma la cosa che mi è dispiaciuta di più è che in un quadrimestre la mia assenza per sospensione è molto pesante: anche venti giorni sono un’assenza troppo grave per i bambini e il loro apprendimento. Hanno agito contro di me, ma prima di tutto contro di loro. Io però vado avanti: la forza me la danno proprio i miei alunni. Sono pronta a soffrire anche per loro. E’ meglio ingoiare un rospo amaro io piuttosto che darlo in bocca a loro.

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