18/03/2023 di Maria Rachele Ruiu

Caro Tommaso Zorzi, capisco il tuo dolore. . . Ma nessuno può sacrificare la madre o il padre di un bambino

Caro Tommaso Zorzi,
 
ti stupirà, ma conosco le tue lacrime, e le comprendo. Le ho viste scorrere su volti di carissime amiche; le ho affidate per tantissime notti sul mio cuscino quando Sara è salita al Cielo senza nascere; le custodisco nella pentola a pressione del cuore da quando mi hanno detto che non potrò più partorire. Mi scorrono nel sangue quando ho capito che neanche avrei potuto più adottare.
 
E capisco anche che nel dolore si perda alle volte la bussola.
 
Sai Tommaso, nessuno può pretendere un figlio, anche se lo desidera. Né io, né te.
I bambini non esistono per riempire i nostri dolori, i nostri vuoti, le nostre mancanze.
I genitori fanno spazio, rinunciano ai loro diritti e desideri a volte, per accogliere i bisogni dei figli. Si chiama amore.
E una società che pretende che i bambini rinuncino a bisogni e diritti ancestrali, che rinuncino cioè alla mamma o al papà per soddisfare i desideri di adulti, desideri leciti e comprensibili, che cagionano certamente dolore, è una società ingiusta. E malata.

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Dici che hai doveri e non diritti. Quale diritto ti manca che altri hanno?
Quale diritto che io ho che tu non puoi avere?
 
Nessuno può pretendere di poter sfruttare una donna più povera perchè gli venda il figlio. Ma neanche che gli si regali. Nè io, nè te.
Nessuno può pretendere di disporre del corpo di un altro, di disporre di un neonato. Di poterlo allontanare dalla mamma, per portarlo in un posto certamente meraviglioso. Nè io, nè te.
Nessuno può pretendere di adottare. L'adozione è un istituto che non serve a dare figli a chi non ce l'ha: i figli non sono pacchetti regali. L'adozione serve a restituire ad un bimbo ciò che una tragedia ha tolto, cioè mamma e papà. Sai che una delle indagini che vengono fatte è proprio questa? Assicurarsi che il figlio non sia preteso, che il figlio non serva a rispondere a dolori. Nessuno può pretendere questo. Nè io, nè te.
 
Nessuno può pretendere di poter replicare a tavolino questa tragedia. Nè io, ne te.
Né può ricrearla e pretendere che la società l’applauda, anziché perseguirlo. Nè io, nè te.
Nessuno può pretendere che i propri desideri, le proprie pretese vengano improvvisamente chiamati diritti, per quanto soffrire possano fare. Nè io, nè te.
 
E’ vero, sei gay e non potrai diventare padre. Ma il problema, carissimo, non è il tuo orientamento sessuale, ma il fatto che nessuno ha diritto pretendere di sacrificare la madre o il padre di un bambino sull'altare del proprio desiderio. Né io, né te.
E non è colpa di nessuno se due uomini o due donne non possono essere genitori.
Non è colpa di nessuno se i bambini nascono da una mamma e da un papà.
E’ colpa nostra, colpa grave, invece, se accettassimo di chiamare diritti, i desideri. Se accettassimo che basta un portafoglio.
 
Non si può comprare tutto.
Soprattutto il diritto di un bambino di stare con mamma e papà.

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