06/04/2021 di Anna Bonetti

Caro Fedez, ecco perché la legge Zan è inutile. Anche per i disabili

Recentemente si è sviluppato un acceso dibattito mediatico in merito alle stories di Fedez sul Ddl Zan e contro il senatore Pillon. Appena ho ascoltato attentamente le sue parole, ho trovato abbastanza confuso il discorso di Fedez e per questo ho sentito l’esigenza di realizzare un video di risposta, che in poche ore ha fatto il giro del web. Spero vivamente che Fedez abbia modo di ascoltare anche l’altra campana “politicamente scorretta”, mi piacerebbe molto instaurare un dialogo costruttivo.

Nelle sue stories, infatti, dice che il Ddl Zan avrebbe anche il compito di tutelare le persone con disabilità per proteggerle da eventuali discriminazioni, eppure non accenna a tutelare le discriminazioni che ogni giorno avvengono nel grembo materno in cui migliaia di vite umane vengono soppresse proprio a causa della propria disabilità. Personalmente credo che non necessitiamo di essere tutelati da una legge inutile, poiché sfido chiunque a tirarmi un mattone in testa perché sono sorda e a non finire in galera per questo. Addirittura ho letto alcuni commenti secondo i quali 16 anni di carcere non sarebbero abbastanza per l’aggressore che ha picchiato due ragazzi in metro a Roma. Sembra che qui si voglia pretendere un’inquisizione arcobaleno.

Ritornando al discorso della disabilità, credo che quello di cui abbiamo veramente bisogno sia l’accessibilità in ogni ambito della vita pubblica. Ad esempio, a tal proposito, sostengo fortemente il riconoscimento della lingua dei segni, in giacenza dal 2017 in Parlamento. Lavorando a scuola con i bambini sordi, so che nella maggioranza dei casi le ore di accessibilità sono davvero minime (circa 10 ore alla settimana su 32) e per questo sto realizzando un mio brand di vestiti con la lingua dei segni per sensibilizzare la società sulla mia condizione. Se davvero lo Stato vuole aiutarci, vorrei far presente ai nostri politici che queste sono le vere ingiustizie sociali da combattere. Se vogliamo creare davvero una società più inclusiva non abbiamo bisogno di certo del Ddl Zan, né tantomeno di essere strumentalizzati in questo modo. Credo che la disabilità vada tutelata in tutti i suoi aspetti e che lo Stato debba impegnarsi a darci gli strumenti giusti per affrontarla, ma allo stesso tempo ritengo che non debba mai essere un motivo di vittimismo, così come non lo deve essere nemmeno il proprio orientamento sessuale. Per questo detesto l’idea che alcuni esseri umani vogliano essere considerati più uguali di altri.

Per quanto riguarda sempre il Ddl Zan, come ha anche riportato Fedez nelle sue stories, viene sottolineato da molti che il testo non nomina mai l’utero in affito. E’ vero, in Italia l’utero in affitto è illegale, eppure non mancano le coppie omosessuali, ma anche etero, che lo praticano all’estero e poi si lamentano se sui documenti italiani non sono riconosciuti come “genitore 1” o “genitore 2”. Come se non bastasse, spettacolarizzano sui social questa pratica abominevole che mercifica il corpo delle donne e porta alla compravendita di esseri umani, basti pensare ai famosi “papà per scelta”. Credo che non sia accettabile che degli esseri umani vengano ordinati “su misura”, né in Italia, né in qualsiasi altra parte del mondo e credo che chi lo pratica all’estero debba essere perseguibile penalmente. Invece con il Ddl Zan, anche coloro che praticano questa barbarie all’estero sarebbero “tutelati” per il loro orientamento sessuale. Tutelati nonostante aver praticato una barbarie che, ripeto, trovo tale e abominevole anche se praticata da una coppia etero.

E’ abominevole come la vita quando è “non voluta” e per questo viene poi soppressa nel grembo materno; è abominevole poiché, anche se si tratta di una vita desiderata, viene per questo mercificata.

Credo sia ora di dare voce anche a quegli influencer “politicamente scorretti” che non si allineano al pensiero unico e cercano di portare alla luce la verità. Ritengo infatti che non si possa parlare di tutela della disabilità se riteniamo un “diritto umano” sterminarla prima della nascita. Credo che essere influencer non significhi solamente limitarsi a promuovere le tendenze del momento, ma che in qualche modo l’influencer stesso possa essere una figura in grado di invitare la società a riflettere sui valori perduti.

Fedez, ovviamente, è liberissimo di educare suo figlio come meglio crede, ma allo stesso tempo anche noi vogliamo essere liberi di educare i nostri, insegnando loro il rispetto per l’essere umano nella sua totalità e trasmettendo i nostri valori.




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