14/05/2023

Bologna, carriere alias: pericolosa deriva gender in Comune

A Bologna, mercoledì scorso, 10 maggio, si è svolta una seduta della commissione consiliare “pari opportunità” che aveva come oggetto le carriere alias nella pubblica amministrazione e l’idea di predisporre servizi igienici senza distinzione tra uomo e donna.

Durante la commissione sono state tirate in ballo anche le scuole, le carriere alias degli studenti e la necessità, secondo gli interlocutori, di superare i limiti che ci sono oggi in ambito scolastico per diffondere questo modello.

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«Si tratta di scelte che generano e alimentano la confusione nei ragazzi e che portano la società verso un'antropologia nichilista», il commento di Francesco Perboni, referente provinciale di Pro Vita & Famiglia onlus. «Invece che tutelare i giovani nella loro crescita, accompagnandoli, anche di fronte alle fragilità e alle difficoltà, in percorsi di conoscenza di sé sicuri e prudenti - prosegue Perboni - si cerca di etero-dirigere il loro sviluppo in modo da affermare un'ideologia che spezza la loro identità. Non diamo a un minorenne la possibilità di farsi un tatuaggio senza consenso informato del genitore, perché non riteniamo che sia saggio permettere a un minorenne di compiere scelte che alterino il proprio corpo in modo definitivo. Eppure davanti alla manifestazione di disagi puberali, che spesso oggi anche per ragioni culturali vengono declinati nell'idea di avere un corpo sbagliato, affermiamo questa idea legalmente e pubblicamente, senza indugi, e senza discernimento rispetto a ciò che la psiche di un adolescente può aver elaborato. Non è una società responsabile, di adulti responsabili. Sono scelte di una società ideologica che fa esperimenti sociali sulla pelle degli adolescenti. Un’istituzione pubblica non deve sostenere questi mezzi di propaganda ideologica».

«Va poi anche fatta un'importante riflessione antropologica sulla direzione che sta prendendo l'umanesimo occidentale - aggiunge Perboni - nell'accettare le premesse dell'ideologia di genere. Chiediamo alla sinistra di Bologna senso di responsabilità: facciano un passo indietro, per il bene di tutti».

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A fargli eco Matteo Di Benedetto, Capogruppo della Lega in Consiglio Comunale a Bologna. «È grave - spiega il consigliere - che il Comune di Bologna continui a concentrare i suoi sforzi, le sue risorse e il suo tempo sulla propaganda gender. Perché è di questo che si tratta. L’idea che una persona possa cambiare autonomamente nome e autoidentificarsi in un genere differente rispetto alla naturale estrinsecazione del proprio dato sessuato senza prima passare da alcun tipo di percorso medico-sanitario e senza alcun passaggio legale è dannosa da un punto di vista psicologico, sociale e di ordine pubblico, per le persone e la comunità nel suo complesso. Se chiunque potesse continuamente cambiare il proprio nome o pretendere che tutti riconoscessero alcune caratteristiche che non sussistono oggettivamente in base alla mera autopercezione soggettiva, sarebbe impossibile portare avanti in maniera ordinata e coerente la convivenza sociale».

Di fronte a questo ennesimo episodio, la richiesta è chiara: stop alla propaganda gender nelle scuole e nelle istituzioni pubbliche. Basta indottrinamento, basta ideologie, sì alla tutela dei ragazzi in percorsi di crescita sicuri e prudenti che vedano la famiglia come il primo educatore.

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