05/04/2022 di Luca Marcolivio

All’Università di Cesena arrivano i bagni neutri, isolato chi è in disaccordo

L’Emilia-Romagna si conferma, purtroppo, sempre più propensa in tema di presunti diritti delle minoranze LGBT+. Alcuni mesi fa Pro Vita & Famiglia aveva denunciato la diffusione degli abbonamenti “alias” ai mezzi pubblici, attraverso una procedura molto ambigua, che si prestava facilmente alle truffe.

Non meno equivoca e discutibile è l’iniziativa dei «bagni neutrali», lanciati recentemente all’Università di Cesena, contestualmente all’installazione dei «tampon box», distributori automatici di assorbenti femminili. Un “combinato disposto”, della cui ideazione è responsabile il collettivo femminista “Le orme di Lilith”. Secondo quanto riferito dal Corriere Romagna, prima di agire, le studentesse attive nel gruppo avrebbero diffuso un questionario in tutti i corsi della facoltà di Psicologia, ottenendo risposte da 357 colleghi.

«La nostra iniziativa prevede bagni a disposizione di chiunque, con la sola differenza che ogni persona è libera di entrare senza dover rispettare la distinzione uomo-donna», spiega Beatrice Ciarrocchi, membro del collettivo “Le orme di Lilith”. «Sempre con l’idea di rendere i bagni luoghi più inclusivi, sono state posizionate tampon box che garantiscano assorbenti gratuiti a chiunque ne abbia bisogno».

La Ciarrocchi afferma che «l’88% delle studentesse e degli studenti si sono espressi favorevolmente all’introduzione dei bagni neutri e il 99,4% è favorevole all’introduzione delle tampon box. Ben 140 persone hanno motivato le loro risposte per i bagni e 115 per le tampon box. Il 75,5% sostiene di essere interessato o interessata all’argomento e di volerne sapere di più a riguardo e il 90,4% pensa che sia necessario che l’università apra spazi e momenti di confronto con gli studenti e le studentesse su queste tematiche».

Nell’ottica del gruppo femminista, quindi, il riscontro è stato «molto positivo» e gli studenti si sarebbero «mostrati in ogni caso molto interessati e entusiasti di prendere parte attiva dentro l’università, trovando uno spazio in cui poter aprire un confronto e dialogare». Soltanto una non identificata «professoressa» avrebbe «urlato al politicamente corretto» e «con il benaltrismo più becero» avrebbe detto che «i problemi sono altri» e che «adesso si sta proprio esagerando». Una voce fuori dal coro, probabilmente isolata che, comunque, «non fa altro che darci ancora più carica e energia per continuare», dichiara l’attivista di “Le orme di Lilith”.

Beatrice Ciarrocchi ritiene «fondamentale che l’università si apra a questi cambiamenti», promette che «tampon box e bagni neutri» saranno «solo l’inizio» di un dibattito in merito a questi temi e denuncia che, a suo avviso, all’università mancherebbe «una reale e sincera apertura agli studenti ed alle studentesse e alle loro esigenze, a spazi di riflessione non solo su materia curriculare ma anche su tutto ciò che concerne la realtà sociale in cui l’università è immersa».

Lo schema è sempre il medesimo. Nei luoghi di cultura e di formazione, agiscono minoranze fortemente ideologizzate con la volontà di manipolare le menti – e l’aspetto umano – dei giovani. In secondo luogo, balza all’occhio la totale acquiescenza del personale docente e amministrativo a iniziative che, per usare un eufemismo, lasciano il tempo che trovano: è verosimile, dunque, pensare che, per convinzione o per quieto vivere, i formatori appoggino misure così stravaganti ma non vogliano assumersene in pieno la responsabilità. Se poi, però, qualche docente ha il coraggio di esprimere il suo dissenso, la sua posizione viene immediatamente stigmatizzata ed etichettata come «becera». La rivoluzione del «radicalismo di massa», dunque, non dorme mai: se i tampon box e i bagni neutri saranno «solo l’inizio», cosa ci attenderà in seguito?

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