15/11/2021 di Luca Marcolivio

Il gender fluid sale sui trasporti pubblici. Quando alcuni cittadini sono “più uguali” di altri

Mentre ancora non si è spenta l'eco della nomina di un transgender alla guida della Commissione Pari Opportunità del Comune di Bologna, una nuova diatriba a sfondo LGBT divampa in terra emiliano-romagnola.

Pomo della discordia, stavolta, è il recente accordo tra la società di trasporti Start Romagna e l'associazione "Affetti di ogni genere". Grazie a questo accordo, le persone transgender potranno ricevere una tessera gratuita, che permetterà loro di ottenere l'abbonamento alle linee dei pullman inserendo il proprio "alias", in alternativa al nome e cognome anagrafici.

Un provvedimento che ha suscitato forte contrarietà in alcuni rappresentanti politici del centrodestra e tra gli attivisti pro-family. Secondo Mirko De Carli, consigliere nazionale del Popolo della Famiglia, ci troviamo in una situazione "grottesca" e "ai limiti dell'assurdo". Nel caso in cui un pubblico ufficiale dovesse "sanzionare la persona transgender, si troverà a riconoscerla con un nome non presente all’anagrafe. Quindi puniamo Paola e salviamo Paolo?

Mentre c’è chi si chiama veramente Paolo, di nome e di fatto, viene discriminato solo per rispettare la legge dello Stato che richiede l’esibizione di un documento di riconoscibilità valido”, conclude De Carli, auspicando che “Start Romagna provveda immediatamente a sospendere questa iniziativa" e "che nemmeno un euro di soldi pubblici sia speso o venga speso per campagne arcobaleno”.

Da parte sua, Matteo Montevecchi, consigliere regionale della Lega e responsabile del dipartimento “Famiglia e Valori Identitari” della Lega romagnola, rileva come “dietro la maschera della lotta alle discriminazioni continua ad avanzare imperterrita l’ideologia”. Secondo Montevecchi, nell'accordo Start Romagna e l'associazione LGBT non vi sono "grandi conquiste come viene sbandierato dalla Vice-Presidente della Regione Elly Schlein, ma semplicemente un’adesione al pensiero relativista dominante da parte di Start Romagna". Un'operazione perfettamente in linea con i "diktat sull’identità di genere" imposta nell'articolo 1 del ddl Zan, respinto lo scorso 27 ottobre al Senato. “Basterebbe un minimo di onestà intellettuale per capire che scrivere sull’abbonamento il contrario di quanto affermato sulla carta d’identità rappresenta un’assurdità. Le conquiste vere sono ben altre”, conclude Montevecchi.

La decisione sugli abbonamenti "alias" a Start Romagna è stata commentata negativamente anche dal capogruppo della Lega al consiglio comunale di Ravenna, Gianfilippo Rolando, che ha dichiarato: “Utilizzare il nome elettivo (nome scelto differente dall’anagrafe) può sembrare una conquista di civiltà come cita la stampa locale ma in realtà è un abuso illegittimo e potrà creare problemi sia agli utenti che alla Start stessa”. Rolando, poi, aggiunge: “Mi spiace perché ormai è la prassi, la faccenda viene strumentalizzata, sbandierata alla stampa, sicuri che così facendo avanzi il pensiero unico ma in realtà è il contrario, perché gioire per l’accettazione di un’identità inventata anche solo all’interno di un’azienda è assurdo ed irrispettoso".

Nell'ambito della società civile romagnola, Pro Vita & Famiglia ha raccolto il parere di Stefano Spinelli, avvocato cassazionista di Cesena, già membro del Family Day, secondo il quale l'accordo concluso da Start Romagna è "sicuramente il frutto di una cultura basta sull'indifferenziazione, che sta avanzando sempre di più". L'avvocato Spinelli ha ricordato quanto l'Emilia-Romagna sia da parecchi anni terreno di sperimentazione per politiche pro lgbt, sia a livello regionale che dei singoli comuni. La stessa Regione, nel 2014, predispose una legge sull'identità di genere, con l'introduzione di progetti scolastici finalizzati al "superamento degli stereotipi maschili e femminili". Progetti come questo, come quello di Start Romagna, senza trascurare la prassi, in ambito politico di rivolgersi in ambito scritto con diciture asteriscate "gender fluid" (es. “car* collegh*), "non hanno nulla a che vedere con il rispetto dell'altro", ha commentato Spinelli.

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